Ciao ragazzi! In questo numero ci poniamo una domanda “amletica”: essere o non essere… no, non proprio questa, ma comunque una domanda che in qualche modo è legata ad essa, ovvero: il virtuale è reale? Eh bella domanda…
forse i più grandi pensatori mai esistiti si sarebbero scontrati su questo dilemma e forse una vera e propria risposta non c’è. Forse…
Diciamo che da un punto di vista “materiale” tutto ciò che è virtuale si allontana dalla realtà, ma senza dubbio le nostre azioni in ambito virtuale hanno delle conseguenze nell’ambito del reale. Tutto ciò che facciamo on-line ha infatti un risvolto sia su noi stessi che sulle altre persone: le immagini che vediamo ci condizionano, le frasi che scriviamo o che leggiamo posso provocare reazioni. Gli ambienti che si possono frequentare on-line sono la realtà di molte relazioni interpersonali e sociali che un individuo può instaurare. Proprio per questo motivo bisogna riflettere e rielaborare la vita e la società, non solo, ma anche riconoscere il fatto che virtuale è reale. Bisogna quindi comportarsi responsabilmente anche on-line, preferendo stili di comunicazione pacati, educati, non aggressivi e rispettosi di chi ci legge, ci ascolta o ci guarda.
Ma nel mondo del virtuale agiscono tutti secondo questa visione etica? Ovviamente no. Lo sappiamo bene e lo riscontriamo quotidianamente. Il nostro cervello bombardato da immagini, messaggi, suoni è in difficoltà e non distingue più la realtà dalla finzione…
dobbiamo proteggerlo. Come??? Andando sempre alla ricerca di quella cosa che, in questo ambiente così ampio e stracolmo di informazioni, anche in contrasto tra di loro, appare come sempre più vaga e relativa:
LA VERITÀ!

Aristotele e San Tommaso d’Aquino ci hanno insegnato che la verità esiste ed è una sola! Poi è arrivato un certo Hegel che ha cambiato un po’ le cose. La verità infatti può essere per definizione scomoda e dura. Al giorno d’oggi invece pare che la verità si sia un po’ “annacquata”, diventando flessibile, posizionabile, opinabile, carina e simpatica, fluida, morbida; viviamo nel modo del politicamente corretto… che poi qualcosa sia vero o falso diventa irrilevante o viene messo in secondo piano. L’attenzione che bisogna porre oggi non è più se qualcosa che voglio dire sia vero o falso, ma se questo qualcosa potrebbe offendere qualcuno.
Adesso mi aspetto che molti di voi si oppongano e mi dicano: “Ma come!!! Prima hai scritto che anche nel virtuale bisogna esprimersi in maniera responsabile, empatica, educata, rispettosa e non aggressiva!!!”.
Bene lo confermo. Le due cose non sono in opposizione; posso sostenere una verità, che potenzialmente potrebbe risultare offensiva per qualcuno, nel modo più empatico possibile, ma sempre con fermezza. Non devo rinunciare ad una verità per favorire il politicamente corretto. Il declino a cui porta la folle filosofia hegeliana è la perdita del concetto di verità: tutto ed il contrario di tutto va bene e può convivere! Si tratta alla fine proprio di quel relativismo rispetto al quale ci metteva in guardia Papa Benedetto XVI. La civiltà cristiana europea è basata sulla verità, vale a dire sulla descrizione della realtà.
Basta! La smetto, ma vi lascio tre parole chiave che è fondamentale ricercare sempre nella propria vita e con le quali sarà indispensabile affrontare il presente ed il futuro per i Rover e le Scolte cattoliche italiane:
VERITÀ, CORAGGIO, GIOIA!

Emanuele Porcacchia

Nato un po’ in sordina come un “piccolo” progetto che si basava sul crowdfunding, la serie televisiva The Chosen sta crescendo come un’onda montante che si gonfia man mano che passano i mesi.
Si tratta di una serie sulla vita di Gesù e degli Apostoli. Il suo regista, Dallas Jenkins, ha girato un primo film, quasi un prologo, e ha poi iniziato a chiedere fondi per poter girare tutta la prima stagione (il progetto intero ne prevede sette). In poco tempo i promotori hanno raccolto, soprattutto in ambito protestante e cattolico americano, dieci milioni di dollari per girare le otto puntate previste. È il più grande risultato finora per un progetto audiovisivo in crowdfunding, che ha permesso di girare la prima, distribuita nel 2019, e poi la seconda stagione (altre otto puntate, distribuite in primavera-estate 2021).
Al finanziamento della seconda stagione (di nuovo dieci milioni di dollari) hanno contribuito più di 125 mila persone. Ora è aperta la campagna per il finanziamento della terza, che ha già superato la metà dei fondi necessari.
Il fatto di pre-finanziare la serie ha reso finora possibile la distribuzione gratuita (sul sito della serie, su youtube, su Peacock e anche su un App dedicata), con la traduzione in sottotitoli in una cinquantina di lingue (anche l’italiano). I numeri raggiunti a giugno 2021 parlano di 150 milioni di visualizzazioni complessive, che corrispondono a circa 10 milioni di visualizzazioni a puntata.
Ma quali sono le caratteristiche narrative di questa serie?
È un progetto, che ha le intenzioni di narrare il “vero Gesù”, quello raccontato dai Vangeli, ma si propone anche un avvicinamento ai personaggi della storia della Salvezza, costruendo delle backstories significative per molti di loro. È quindi una storia fortemente plurale, tanto che alcuni si stupiscono perché Gesù nelle prime puntate compare molto poco, mentre prende maggiore protagonismo a partire dalla terza.
Il successo di The Chosen ci dice anche che c’è fame di contenuti a tema religioso di livello professionale alto: se si riesce a fare le cose bene è possibile avere successo e superare le barriere dei gatekeepers di Hollywood che NON sono molto favorevoli a contenuti faith oriented.
I grandi successi delle miniserie religiose in Italia negli ultimi 30 anni sono stati una testimonianza eloquente di questa risposta del pubblico. C’è oggi spazio per progetti internazionali che rispettino davvero la sensibilità dei credenti, che sono anche disposti a sostenerli.

Link per vedere la serie:
https://watch.angelstudios.com/thechosen/watch