“Per quelli di noi che sono chiamati a essere scienziati, l’esplorazione della creazione di Dio è la risposta ad un invito, a trascorrere del tempo con il Creatore, possiamo giocare con lui, scoprendo gli enigmi che ci propone e meravigliarci del modo in cui le leggi dell’universo si combinano con logica armoniosa ed elegante e possiamo vedere un lato della personalità di Dio”.
Così sostiene fratel Guy Consolmagno, Gesuita e direttore della Specola vaticana. Ha studiato filosofia e teologia, dividendo gli studi scientifici tra il celebre MIT di Boston e Harvard, dove tra l’altro ha insegnato per alcuni anni. La sua vita non è stata caratterizzata solo dalla passione per la scienza, infatti negli anni 80 ha servito nei Peace Corps degli Stati Uniti in Kenya e ha partecipato a una missione speciale in Antartide nella quale sono state trovate centinaia di meteoriti. Non per niente è il responsabile della collezione dell’Osservatorio Vaticano.
È inoltre professore itinerante per varie università e specializzato nello studio degli asteroidi, avendone addirittura scoperto uno: il 4597 Consolmagno, conosciuto anche come Little Guy.
Anche se non siamo scienziati non possiamo restare indifferenti al lavoro che questi professionisti possono condividere con noi, in questo modo chiunque può prendere parte alla partita, almeno come spettatore.
“La Fede non solo rende possibile fare scienza ma è ciò che mi fa venir voglia di farla, questa è la fede dello scienziato”.
Da sempre la Chiesa sostiene l’astronomia, Sant’Atanasio disse che “l’Incarnazione ha reso sacro l’universo stesso e studiarlo è come pregare”, inoltre è un ottimo modo per conoscere meglio Dio, per vedere il suo stile. Nel 1891 Leone XIII fondò l’osservatorio proprio per mostrare che la Chiesa non era assolutamente contro la scienza ma la supportava e la supporta tuttora, nel senso che è anche madre dalla scienza. L’astronomia era infatti una delle quattro materie che formavano il “Quadrivium”, cioè il percorso nelle università medievali, fondate proprio dalla Chiesa.
Scienza e fede non sono e non devono essere in conflitto perché il più grande vantaggio di avere fede per uno scienziato è che lo mantiene centrato sul perché si fa scienza: cioè per la gloria di Dio. Le persone pensano che scienza e fede non possano coesistere ma la scienza ha a che fare con il mistero e la fede è quella che dà il coraggio di approfondire gli studi scientifici, quindi la scienza dà l’opportunità di vedere Dio in un modo nuovo e fa crescere la fede.

A tutti è capitato di alzare lo sguardo la notte di San Lorenzo per cercare le stelle cadenti ed esprimere un desiderio! Noi ci fermiamo alla parte poetica, per gli astronomi, invece, si tratta di polvere cosmica e meteore.
Quando la terra, durante il suo movimento di rivoluzione, attraversa l’orbita di una cometa incontra questo insieme di polvere e detriti che si incendiano ecco comparire quel fenomeno luminoso nel cielo che noi pensiamo sia una stella cadente.
A volte qualcuno di questi frammenti riesce ad arrivare sul suolo terrestre e diventa un preziosissimo documento per le ricerche. Se infatti comprendiamo sempre più come si sono formati i pianeti forse possiamo riuscire ad avvicinarci a colui che ne è stato il responsabile, ecco perché: “Scrutare il cielo è un po’ come spiare Dio”.
Fratel Consolmagno ci ricorda che: “La Chiesa è molto attiva nel sostenere l’astronomia perché crede in un Dio che ha creato l’universo, secondo i filosofi teologi questo atto non è un intervento avvenuto una sola volta tanto tempo fa, ma è una volontà continua di mantenere l’esistenza dell’universo attraverso i tempi, dal momento che parte di questa creazione è la creazione del tempo stesso”.
Il Vangelo di Giovanni inizia così: “In principio era il Verbo, il Verbo era presso Dio e il Verbo era Dio” Il termine greco per “verbo”, cioè “parola”, è “Logos”, da cui si ricava “logica” e quindi, come si vede, la logica era presente fin dall’Inizio.

“Fede e scienza, quindi, sono complementari” dice ancora Fratel Guy e “la Fede ci dice chi ha creato l’universo e la scienza ci spiega come ha fatto”.
Consolmagno è una persona affabile e simpatica e ama parlare dell’astronomia perché studiare l’universo significa conoscere il creatore in modo intimo, secondo lui l’universo è il libro scritto da Dio e imparare a leggerlo vuol dire scoprire il messaggio che Lui ha messo in ogni cosa.
Il Santo Padre segue con interesse le ricerche della Specola vaticana e incoraggia a continuare la missione e ad allargare gli orizzonti ma ricordando e conoscendo i propri limiti perché, studiando l’universo, cerchiamo di capire le leggi che lo regolano ma non abbiamo la pretesa di comprendere Dio proprio perché sappiamo che il Creatore è al di là del tempo e dello spazio in cui noi operiamo.
Il Pontefice ci ricorda anche che lo scrutare il cielo e l’alzare lo sguardo è mettersi un po’ nei panni dei Magi che, assetati di luce e accesi dalla nostalgia di nuovi orizzonti, si mettono in viaggio, i loro occhi non sono rivolti verso la terra ma sono come finestre aperte sul cielo. Dobbiamo ispirarci a loro per interrogarci su come va il viaggio della nostra fede, per alimentare quella nostalgia di ciò che ci manca perché troppo sazi di tante cose.
“Quindi questo desiderio di ricerca e di peregrinare da dove nasce? Nasce dal saper desiderare. Desiderare significa tenere vivo il fuoco che arde dentro di noi e ci spinge a cercare oltre l’immediato, oltre il visibile. Desiderare è accogliere la vita come un mistero che ci supera, come una fessura sempre aperta che invita a guardare oltre, perché la vita non è “tutta qui”, è anche “altrove”, Dio ci ha fatti così: impastati di desiderio E orientati, come i Magi, verso le stelle”.
Possiamo dire, senza esagerare, che noi siamo ciò che desideriamo. Perché sono i desideri ad allargare il nostro sguardo e a spingere la vita oltre: oltre le barriere dell’abitudine, oltre una vita appiattita sul consumo, oltre una fede ripetitiva e stanca, oltre la paura di metterci in gioco, di impegnarci per gli altri e per il bene.
Chiara Amici