Semplice segno, facile identificazione. Piccolo segno, enorme significato. Tante volte non c’è bisogno di molto per arrivare al succo delle cose. Tante volte basta un gesto o un segno per raccontare il mondo che abbiamo dentro, per dire agli altri le nostre emozioni, cosa pensiamo di loro e quanto contano nella nostra vita. O per raccontare cosa è importante nella nostra vita, quali sono le cose essenziali, fondanti, inderogabili. A volte basta un piccolo segnale per muovere persone, per dare loro una nuova spinta e motivazioni per andare avanti; basta una bandiera per sollevare popoli e per modificare il corso della storia. A volte basta un piccolo spiraglio per generare nuove speranze, per aprire nuove strade che sembravano impossibili, inesistenti o perdute. A volte basta un cerchietto e un puntino per raccontare la gioia di essere arrivati. Per dire ci siamo, siamo a casa. Siamo dove volevamo andare, siamo giunti alla meta. Siamo nel luogo della festa e del riposo, della pace e del gaudio. Avete presente il gusto dell’arrivo, della conquista della cima? Sicuramente lo conoscete, lo conosciamo tutti. E più è stata dura più la felicità è grande. Le braccia alzate nell’esultanza, la meta che si tocca, sia questa una croce di vetta, il portale di una chiesa in fondo a un cammino di pellegrinaggio.
Oppure l’arrivo presso la casa di una persona amata, l’incontro atteso, finalmente l’abbraccio, la dolcezza dello sguardo scambiato.
Qui e adesso, in questo punto, il nostro cammino si compie. E il risultato è soddisfazione, beatitudine, allegria. Dentro questo piccolo cerchio la nostra gioia, anche solo per un attimo, è piena, è grande, è esplosione del cuore, è emozione che ci rende colmi e forti. A volte penso al significato più profondo di questo semplice segno. Sicuramente lo sapete tutti che B.-P. lo ha voluto scolpito nella sua pietra tombale, laggiù nel cimitero in Kenya. Non ci sono parole incise su quella lapide ma solo un segno per dire di essere arrivato a casa, alla fine della corsa, alla grande meta. Mi hanno sempre colpito quel cerchietto e quel puntino messi lì, nel luogo dell’ultimo riposo sulla terra. Ho sempre pensato che volesse raccontare con forza e precisione dell’arrivo alla vera casa e l’idea mi commuove perché è il destino mio e di tutti.
Per noi credenti tutto questo è chiaro e sicuro. La nostra meta è la Gerusalemme Celeste e lì è la casa che ci attende. La verità più profonda del nostro essere è che siamo fatti per la gioia. Generati da un Dio che è Amore, che vive della nostra gioia. Arrivare nel luogo della festa è il nostro destino se non lo tradiremo, se non ci perderemo come Pinocchio nel paese dei balocchi.
Seguire i segni di pista come abbiamo fatto in questi anni con Carnet di Marcia ha significato anche questo. Abbiamo giocato con i simboli per camminare insieme e cercare di non perdersi.
Ve lo ricordate? Chi c’era tre anni fa?
Primo numero del 2019. Avevamo un obbiettivo: Cercare la fonte. Quella fonte che ci permette di vivere, acqua, bene primario ed essenziale, simbolo di ben altro e più alto. Per arrivarci abbiamo dovuto avere Pazienza anche perché c’erano Difficoltà da superare ed era necessario porsi in Ascolto per capire cosa stava succedendo intorno, mettersi in Ricerca senza farsi spaventare dagli Imprevisti. E ciò che non prevediamo spesso può essere anche motivo di Stupore, oppure evento che richiede il nostro impegno più forte, quello che possiamo mettere in gioco se abbiamo Coraggio e un pizzico di Prudenza. A volte può essere compagna la Sofferenza, ma il nostro motore sarà sempre la Speranza… senza di essa si rimane fermi al primo angolo. Così di segno in segno siamo arrivati in fondo.
Siamo proprio giunti alla meta. Voltandosi indietro e guardando il cammino fatto, ora la felicità è ancora più dolce. Spero sia così anche per voi, cari Rover e Scolte. Chissà se avete tutti i numeri della rivista impilati in uno dei vostri scaffali, la costa rossa ben evidente, in ordine di segno, in sequenza di cammino. Così ci piace pensare di aver condiviso qualcosa.
Noi capi, scribacchini e cercatori di storie e di emozioni per le pagine di questa rivista ci abbiamo provato.
E anche con il vostro contributo abbiamo composto il racconto di una cerca, di una caccia nel bosco della vita seguendo tracce da capire e interpretare. Fino a dove tutto si condensa in un cerchietto e un puntino e nella gioia dell’arrivo.

Monica D’Atti