In un’epoca dominata da quelle che taluni chiamano “passioni tristi” la mia proposta di sviscerare un po’ il tema della gioia potrebbe sembrare anacronistica.
Eppure, in un tempo di incertezza e di tristezza dilaganti (per motivi fin troppo evidenti legati alla situazione di crisi pandemica che viviamo da due anni), riscoprire la gioia appare quanto mai urgente per far fronte ai contraccolpi e ai disagi che stiamo
affrontando da più parti.
In maniera profetica Papa Francesco prima dello scoppio della pandemia aveva già anticipato l’urgenza di recuperare la gioia evangelica e da allora essa è certamente uno dei temi preferiti del suo ministero. Fin dal primo documento programmatico Evangelii gaudium, il linguaggio della gioia risuona nei suoi testi magisteriali e nelle sue omelie. È chiaro che il Papa ci vuole incoraggiare a riscoprire la gioia perché essa ci permette di ritrovare la voglia di fare, la gratitudine verso la vita e le persone che ci amano.
La gioia è un’emozione che percepiamo in situazioni di vicinanza emotiva in cui ci sentiamo riconosciuti e apprezzati. Purtroppo, questi momenti non sono così frequenti nella nostra vita così frenetica e virtuale eppure, tutti sappiamo che quando coltiviamo relazioni vere e positive nelle quali comprendiamo e ci sentiamo compresi, stiamo facendo a noi stessi e agli altri un
regalo meraviglioso. Se volessimo definire la gioia potremmo dire che essa è la festa dell’incontro ed è forse questo il motivo per cui durante il lockdown eravamo tutti un po’ tristi. La gioia riattiva in noi il desiderio di procedere con passo spedito verso i nostri obbiettivi, contenti di ciò che abbiamo e anche di ciò che ci manca. La gioia, infatti, non è solo un’emozione, ma è anche e soprattutto la manifestazione di quel mondo che prima ci schiacciava sotto la parvenza d’essere minaccioso e impenetrabile e che ora, nell’esperienza della gioia, si dona a noi e ci fa entrare nella gratitudine.
Si è grati di essere nella gioia ed è importante sapere che in ogni momento della nostra vita abbiamo l’opportunità di scegliere la gioia!
Può sembrare strano, ma la gioia è il risultato delle nostre scelte. Generalmente si pensa che alcuni siano più fortunati di altri e che la loro gioia o il loro dolore dipendano dalle circostanze della vita. Invece noi abbiamo una scelta, non tanto rispetto al nostro contesto esteriore, quanto al modo in cui reagiamo. A volte le circostanze di vita possono essere le stesse, ma la scelta con cui noi reagiamo può essere totalmente opposta. Tutti invecchiano e stanno male ma alcuni invecchiano serenamente, altri invecchiano e si inaspriscono.
La vita ci offre molte possibilità e tra queste vi sono sempre aspetti dolorosi e aspetti gioiosi; a noi scegliere di vivere il momento presente come una causa di risentimento o come causa di gioia. Per evitare di lasciarci attanagliare dalle angustie e dalle paure e optare per la gioia occorre riscoprire la capacità (costitutiva dell’animo umano) di sentire, di pensare e di operare in grande, con larghezza d’animo, dilatando il cuore al di là degli stretti condizionamenti che ci spingono verso le passioni tristi e risvegliando piuttosto in noi le passioni gioiose che consentono di attraversare la crisi piuttosto che resistergli. Per molto tempo “cristianesimo” e “vita gioiosa” sono sembrati due realtà antitetiche, non dimenticherò mai quando la professoressa di Filosofia commentò quel passo di Nietzsche in cui si legge “I cristiani dovrebbero cantarmi canti migliori perché io impari a credere al loro Redentore: più gioiosi dovrebbero sembrarmi i loro discepoli”.
Sulla gioia si gioca gran parte della nostra testimonianza e, se abbiamo detto che la gioia va scelta, è anche vero che la gioia non la si cerca per sé stessa, la si sperimenta sempre come dono inaspettato, come conseguenza gratuita del nostro essere orientati all’amore di Dio e degli altri. La gioia, dice S. Paolo, è frutto dello Spirito (Gal 5,22) per cui possiamo rallegrarci sempre (Fil 4,4) perché la gioia, anche in presenza di motivi reali e validi che la giustificano, non è mai totalmente motivata dall’esperienza umana, nè giunge come risultato di cause che noi possiamo porre. La gioia è a nostra totale disposizione, ma non è mai in nostro potere. Ricordo che stavo partecipando ad un incontro in cui si continuava a discutere sui drammatici dati statistici relativi al calo del numero delle vocazioni al sacerdozio e al matrimonio, quando tutti fummo attratti da un meraviglioso arcobaleno che comparì davanti ai nostri occhi. All’improvviso tutto cambiò, l’arcobaleno balzò al centro dell’attenzione. I nostri volti tesi e preoccupati tornarono a sorridere e il nostro pensiero andò a Dio che con l’arcobaleno rivelò
la sua fedeltà a Noè, la fine del diluvio. Eravamo stati presi dalla gioia.
La gioia infatti è contagiosa e quando appare cresce e ritorna indietro moltiplicata, priva di debordanti effusioni esteriori per manifestarsi. La vera gioia è discreta, profonda, intima e tutti ama nella carità. Per questo è utile non disprezzare nulla della nostra vita perché non avvenga mai che, in un’esperienza poco piacevole, ci capiti di perdere l’occasione di fare sperimentare
quella gioia che non avremmo mai immaginato di poter incontrare in quel momento, dato che essa è mesta e discreta. I momenti più densi di gioia della mia vita sono stati quelli della prova fisica e psichica in cui sono stato costretto a gridare a Dio “Tu sei la mia sola speranza e la mia sola gioia”.
La gioia, quella vera, si sperimenta quando non ci si può più aggrappare ai propri sostegni consueti scoprendo che il vero sostegno e la vera salvezza stanno molto al di là delle strutture di questo mondo. Per quanto questa scoperta possa essere dolorosa, essa però può farci “cadere da cavallo” e ritrovarci nelle braccia di Colui che è la vera fonte di ogni nostra gioia.

Esercizio:
1. Ripensa all’ultima volta in cui hai provato gioia.
2. Dove ti trovavi?
3. Con chi eri?
4. Che cosa della situazione ha fatto sì che tu provassi gioia?

Bibliografia
L. BASSET, Dal non senso alla gioia, 2017.
M. BENASAYAG, G. SCHMIT, L’epoca delle emozioni tristi, 2003.
G. CUCCI, La forza della debolezza, 2007.
H.J.M. NOUWEN, Vivere nello Spirito, 1994.
PAPA FRANCESCO, Evangelii gaudium, 2013.
B. PIERMARTINI, Il linguaggio delle emozioni, 2018.
L.D. VALVA, Vivere la gioia evangelica, 2021.

Don Andrea Righi