“L’unica gioia al mondo è cominciare. È bello vivere
perché vivere è cominciare, sempre ad ogni istante”.
[Cesare Pavese]

Ciao ragazzi, oggi incontreremo un personaggio la cui vita è proprio un inno alla gioia. Giornalista del Messaggero, fondatore del sito e della pagina Facebook Amatricenews, fotografo ed imprenditore di professione, Marzio MOZZETTI è una di quelle persone che vale la pena di incontrare per poter accrescere la nostra gioia di esistere ed essere costantemente protagonisti della nostra vita. Oggi Marzio – Amatriciano doc – si racconta per noi. 

Ciao Marzio, da fotografo, regalandoci le immagini fondamentali della tua vita, svelaci un po’ te…

È difficile definirmi: credo di essere soprattutto una persona curiosa di conoscere. Ho tanti, forse troppi interessi, ma credo sia insito nello spirito dell’uomo scoprire e scoprirsi costantemente, incessantemente.

Dacci la tua personalissima definizione della gioia e dicci che posto occupa nella tua vita.

La gioia per me dopo il terremoto è stata difficile provarla. Ma anche nei momenti più bui ho sempre capito che c’era solo una direzione possibile: andare avanti, soprattutto per chi non c’era più. Una volta capito quello è tornata anche la gioia: quella di esserci ancora, di meravigliarsi anche solo per un tramonto o una nevicata sulle alte montagne che contornano Amatrice.
Sembra paradossale, ma il terremoto e poi subito dopo la pandemia, ci hanno regalato tanta sofferenza ma anche un ritorno alle origini, alla semplicità. La consapevolezza dell’essere su quella dell’avere. E non è poco.

Il terremoto attraverso i tuoi occhi è stato… ed è?

Per i primi quindici giorni tanto silenzio. Non avevo voglia di riprendere a scattare.
Non volevo sentir parlare di macerie. Poi mi sono sbloccato il 13 settembre, quando hanno inaugurato la scuola di Amatrice a tempo di record ed io ero lì con l’occhio dietro la fotocamera. Da quel giorno il terremoto è stata per me la consapevolezza che dovevamo ricominciare, che la nostra vita aveva subito uno strappo, ma che noi dovevamo restare qui e tentare la più grande sfida di tutti i tempi per Amatrice. Ricostruire tutto, non solo le case.

Riesci a raccontarcelo attraverso cinque fotografie?

Ci provo, anche se non è facile perché ne ho scattate decine di migliaia! Partiamo dai primi di agosto del 2016: una giornata bellissima, quando scattai l’ultima immagine al corso di Amatrice prima del sisma. È un’immagine diventata emblematica perché ferma le settimane prima di un dramma immane, quando nessuno di noi pensava che non avremmo più visto in piedi il luogo dove siamo nati e cresciuti.

Nella seconda immagine i Militari dell’Esercito Italiano lavorano alacremente da qualche giorno. Hanno realizzato subito dopo il sisma il Ponte della Rinascita, e dopo questi giorni realizzeranno le prime fondazioni per le prime casette che verranno realizzate per i terremotati.
Ma per il 24 settembre, a un mese dalla prima dolorosa ricorrenza stanno preparando con le macerie un semplice ma immediato memoriale dedicato alle vittime del sisma. Sassi, qualche tegola e poco più. È su questo memoriale che passeranno nei mesi che verranno persone, politici, principi, uomini religiosi. È il luogo del silenzio, del ricordo e del raccoglimento. Il posto che negli anni a venire ci ricorderà la perdita ma anche l’operosità dei tanti che non ci hanno abbandonato. Oggi c’è un altro monumento oltre a questo, nel Parco Minozzi. Ma molti preferiscono depositare i loro omaggi, nel monumento “improvvisato”, come a sottolineare il particolare filo che li lega a questa realizzazione così… spontanea.

Il 30 ottobre ci fu la seconda terribile scossa di terremoto ed io salii subito la mattina sulla collina dell’eremo della Croce per scattare una foto sul desolante spettacolo delle rovine di Amatrice. Anche quel giorno, prima di arrivare nel centro città, c’era una nube rimasta per molti minuti sopra il centro storico, a causa degli altri crolli accaduti. Non ho mai mandato quella foto al giornale.
Il giorno dopo altri fotografi salirono a fare la stessa foto. Ancora oggi…provo gioia a non averla pubblicata all’indomani. Quando è il tuo paese a essere sbriciolato dal terremoto, non è facile essere obiettivi e far prevalere il dovere di cronaca imposto dal tuo lavoro.

La quarta immagine è del 17 dicembre 2016. Era una fredda, pungente e ventosa giornata di dicembre a L’Aquila. Leonardo Ciancaglioni si laurea in ingegneria e lancia verso il cielo dei palloncini rossi: sono dedicati a sua cugina Morena. Lei il 24 agosto non ce l’ha fatta. Insieme ai suoi genitori Agostino e Rita sono rimasti sepolti in quella casa. Il marito di Morena (il carabiniere Ivan) e la sorella (Martina) si sono salvati perché non erano in casa. Leo si è laureato nella stessa facoltà dove doveva laurearsi Morena e quel giorno anche a lei è stata consegnata la laurea, ovviamente alla memoria.
A Morena e a Filippo, altro ragazzo amatriciano, sempre studente di ingegneria a L’Aquila e morto anche lui a causa del sisma. Morena abitava a pochi passi da casa mia e quella mattina del 24 agosto, una delle prime cose che vidi quando uscii dalla mia abitazione rimasta miracolosamente in piedi, era la sua casa che era venuta giù.
Quel giorno a L’Aquila, nonostante le tante emozioni, non me lo sarei mai perso. Leo ha onorato nel migliore dei modi il ricordo di sua cugina ed io mentre scattavo la foto sono riuscito a stento a trattenere le lacrime.

L’ultima foto è dell’aprile 2020: piena pandemia Covid. La tradizionale processione della via Crucis non è possibile, così il Vescovo di Rieti Domenico Pompili la compie in solitario insieme a noi giornalisti: la trasmissione è poi andata in onda in televisione. Si cammina in quelle che una volta erano le vie di Amatrice, tra le poche macerie ormai rimaste. La foto ritrae Pompili di fronte quello che rimane della Chiesa di San Francesco,
il duomo di Amatrice.

Gioia è cominciare… o ricominciare?

Nel 2014, insieme alla mia socia Marina abbiamo comprato il nostro ufficio dopo anni di affitto. Era sul corso principale di Amatrice: il 26 agosto del 2016 è crollato.
L’avevamo inaugurato da appena due anni. Abbiamo ricominciato nel centro commerciale dove sono delocalizzate tutte le attività di Amatrice dopo il sisma. A questo punto la gioia è stata ricominciare…lo abbiamo fatto solo nel novembre 2017! Un lungo stop che non ci ha scoraggiato ma forse incentivato ancora di più.

La parte gioiosa della tua professione è?

Ne sono certo: la gioia è quella di non fare mai la stessa cosa. Svariare sempre. Non credo riuscirei ad avere una professione fissa, nel senso di dover timbrare un cartellino.
Forse sarà il vivere tra la natura ad aver favorito questo in me.

Chiosa finale…

Se lo spazio me lo permette, vorrei salutare idealmente tutti i ragazzi. Anche se non sono mai stato scout, abitando in montagna amo andare sui monti e spesso bivaccare: ovviamente tenendo sempre la testa sulle spalle in merito alla sicurezza e all’equipaggiamento.
Quindi vi aspetto presto sugli splendidi Monti della Laga, tra spettacolari cascate e vi lascio con una frase che secondo me si sposa bene con quello di cui abbiamo parlato in questa intervista. È di Cesare Pavese: “L’unica gioia al mondo è cominciare. È bello vivere perché vivere è cominciare, sempre ad ogni istante”.

Nulla da aggiungere, ragazzi. Questa intervista chiude un ciclo… ma ci permette di ricominciare e di farlo con gioia.

Buona Strada e Buona vita a tutti
Marzio e Michele