Cari ragazzi, oggi incontreremo un personaggio la cui vita è stata segnata proprio dall’imprevisto: ne ha caratterizzato il lavoro degli ultimi anni e ne ha rivoluzionato l’esistenza, ma senza scalfirne la gioia e la voglia di esistere. Oggi si racconta per noi e ci regala un po’ di sé Isabella DI CHIO inviata e giornalista della TGR LAZIO.

Isabella, raccontaci di te. Vogliamo capire chi sei.
Sono una cronista con i piedi ben radicati a terra. Una giornalista della TGR Lazio, la testata giornalistica regionale della Rai. Sono nata a Roma dove vivo. Classe 1972, da bambina sognavo questa professione che poi ha segnato la mia esistenza. Mi immaginavo con un taccuino e un microfono in mano. Ora guardando indietro mi scalda il cuore ripensare a quella bambina allegra che sin da piccola amava intervistare amici e parenti utilizzando la telecamera di papà. Maturità classica, una laurea in lettere all’Università La Sapienza e un master alla Scuola di Giornalismo Radiotelevisivo di Perugia. Dal 2001 sono in Rai dopo aver lavorato anche a TV2000. Ho un accredito permanente presso la Sala Stampa della Santa Sede.
Amo profondamente il mio lavoro che cerco di portare avanti ogni giorno con responsabilità. Penso che sia un dono del Signore aver potuto realizzare questo sogno.
Scrivo da sempre favole moderne dedicate al bambino che è in ognuno di noi.

Ci dai la tua definizione di “imprevisto”?
Non amo le definizioni lontane dalla realtà, preferisco parlare di cose che conosco. Nella mia esperienza professionale e umana ho avuto spesso la possibilità di misurarmi con gli imprevisti. Ho raccontato tanti eventi in più di vent’anni di esperienza nel mondo del giornalismo. Nel mio zaino ci sono volti e storie che hanno incarnato e vissuto l’imprevisto. È un elemento che stravolge la vita, che scardina le certezze e che fa tabula rasa di tutte le cose. Nel mio taccuino ho scritto tanti appunti in questi anni. Ho seguito il terremoto dell’Aquila, quello di San Giuliano di Puglia, l’alluvione di Giampilieri, in Sicilia e soprattutto il sisma del centro Italia nel 2016. Quest’ultima esperienza ha segnato profondamente la mia vita e mi ha insegnato tanto. Ho infatti vissuto ad Amatrice per molti mesi ed ho condiviso con gli abitanti di quella terra le difficoltà e le scosse. Quelle lunghe notti segnate dalla paura e dalla terra che continuava a tremare. In quelle giornate così difficili ho compreso cosa voglia dire il coraggio e la tenacia.
Quegli uomini e quelle donne e anche quei bambini e quegli anziani sono stati dei testimoni del quotidiano. Nonostante tutto sono rimasti in quella terra che amano e che ora amo anche io e non si sono arresi. Giorno dopo giorno, scossa dopo scossa. Senza mai perdere la speranza anche se ogni giorno la loro determinazione è stata messa a dura prova. Io e gli operatori della troupe
abbiamo trascorso con loro il Natale, la Pasqua ma non solo. Spesso ripenso alle parole di una donna di Amatrice uscita viva dalle macerie della sua casa: “L’importante è rimanere in piedi e andare avanti”. Penso spesso a questa frase. Oggi queste persone fanno ancora parte della mia vita. Ci ha uniti un evento catastrofico. A loro ho anche dedicato un libro che ho scritto e il cui ricavato io e l’editore abbiamo devoluto alla ricostruzione.

È l’imprevisto che ti cerca, o tu, anche inconsciamente, lo vai a scovare da sempre?
Mi trovo come cronista a dover raccontare la realtà e quindi ogni giorno scrivo una pagina diversa. Questo è il segreto di questa professione. È l’imprevisto che arriva ed è l’imprevisto che noi dobbiamo tradurre in un servizio televisivo, in un articolo, ricordando sempre che davanti abbiamo delle persone, degli occhi che ci guardano e che ci narrano una storia. Ed è necessario rispettare gli uomini e le donne che incontriamo sulla nostra strada. Io non amo la televisione del dolore e delle lacrime, ho sempre cercato di far emergere il vissuto e mi sono imposta sempre di dare un nome alle donne e agli uomini che ho incontrato.
Cerco di guardare le persone negli occhi. Non è sempre facile ma mi lascio interrogare dalle situazioni che vivo e anche dagli imprevisti che racconto.

Che aspetto ha? Come si presenta?
Stravolge gli schemi, distrugge ogni cosa. Per me l’immagine che può chiarire questo pensiero è quella delle macerie. Riducono in brandelli l’esistenza ma è da quello che ho visto ripartire tante persone. Dalle prove si impara molto. La fede è un elemento fondamentale anche della mia esperienza professionale. “Siamo sempre in cammino” ha detto papa Francesco e se “Scegliamo la via di Dio, non quella dell’io; la via del sì, non quella dei se. Scopriremo che non c’è imprevisto, non c’è salita, non c’è notte che non si possano affrontare con Gesù”. Ogni sera dopo aver lavorato, scritto, raccontato e intervistato io cerco di comprendere cosa mi abbiano insegnato le persone che ho avuto la possibilità di incontrare. Nulla mai accade per caso. Ne sono certa.

Ci racconti cosa si legge negli occhi di coloro che tocca??
All’inizio dolore e disperazione così intensi che lasciano senza fiato. Si rimane sgomenti dinnanzi a eventi che distruggono l’esistenza. Come cronista ho nel cuore tutti gli sguardi di coloro che ho trovato sulla mia strada. L’imprevisto, il dolore, l’avvenimento inatteso sconvolgono ma poi ci si trova dinnanzi a un bivio. Fermarsi oppure andare avanti e lottare senza sosta anche per coloro che non ci sono più o per coloro che non hanno la forza di combattere. Anche per coloro che non hanno voce. Io ho potuto raccontare dei veri miracoli, ho visto crescere dei fiori di speranza anche nei solchi delle macerie. Nelle loro parole ho ascoltato il grido di disperazione ma anche la voglia di non arrendersi. Quegli occhi non hanno mai perso la luce, la voglia di andare avanti. Queste storie sono un insegnamento quotidiano per la donna prima che per la giornalista. Soprattutto mi hanno fatto capire che non ci può fermare, che l’imprevisto non può bloccare l’esistenza. La loro testimonianza per me è un tesoro prezioso. Un insegnamento profondo. Una risorsa dalla quale ho attinto la forza necessaria anche ad affrontare delle prove personali.

Prove che poi sono arrivate nella tua vita…
Con una forza devastante e improvvisa. Ha stravolto la mia esistenza. Nel 2017 proprio tornando da una trasferta ad Amatrice ho scoperto di avere un tumore che poi si è rivelato maligno. Un killer silenzioso come viene definito questo tipo di cancro. Solo grazie ad una visita di prevenzione l’ho scoperto. In pochi giorni mi sono ritrovata al decimo piano del Policlinico Gemelli di Roma,
lo stesso dove era stato operato San Giovanni Paolo II. L’operazione d’urgenza e poi la chemioterapia. La mia vita era completamente cambiata. Un periodo difficilissimo che ho affrontato grazie alla fede e all’amore della mia famiglia e di coloro che non mi hanno abbandonato. Mesi terribili fatti di dolore fisico e di paura ma mai disperazione. Sapevo che non ero sola e che il Signore era con me in quella strada così tortuosa, molto più ardua di quelle che per lavoro avevo affrontato tante volte. In quelle notti interminabili non ho mai chiesto perché quella prova fosse capitata proprio a me. E con grande forza sono tornata a lavorare, a condurre il telegiornale, ho ripreso la mia vita e sono stata di nuovo ad Amatrice. Poi sono arrivate di nuovo le nuvole. Dopo 18 mesi, un controllo di routine ha rivelato la presenza di una forma tumorale e il 23 dicembre del 2019 sono stata operata. Nel gennaio del 2020 ho affrontato la chemioterapia. Situazioni che già conoscevo, ferite che non si erano rimarginate ma sono andata avanti e sono riuscita a terminare le cure nonostante il lockdown. Altro imprevisto, altra prova. Il mio sorriso ha vacillato, le lacrime mi hanno tenuto compagnia ma non hanno avuto il sopravvento perché non ho perso la speranza. Nonostante tutto, anche quando non riuscivo a comprendere la realtà che stavo vivendo. Anche questa pagina dolorosa della mia vita mi ha confermato che ci si può rialzare. Sempre. Con il sorriso e un pizzico di ironia. Con me, vi confido, ho avuto sempre di amici che ho conosciuto nelle terre ferite dal sisma. Non mi hanno lasciata sola e continuano a camminare con me, sia nelle giornate di sole che in quelle segnate dalla pioggia.

Come vedi il domani?
Con la voglia di raccontare ancora. Spero che io possa essere testimone nella vita quotidiana del valore della vita che è un dono prezioso, sempre.

Grazie mille Isa.

Ed ora una domanda a te che leggi… “E tu, fratello o sorella, quanto hai voglia ancora di raccontare?”

Buona Strada a tutti da Isa e Michele