L’imprevisto è quell’evento che ci coglie di sorpresa, quel qualcosa che non credevamo potesse accadere. Durante la vita di Fuoco e di Clan incontriamo continuamente intoppi che influenzano, spesso negativamente, il nostro percorso di Scolta e di Rover.

Qualche esempio?
Un infortunio lungo la strada, un’attività non riuscita, un fraintendimento con un capo o con una nostra sorella, una situazione complicata nel servizio, ecc.
Quante ne avrete da raccontare!
La Strada che siamo chiamati a percorrere, si sa, prevede degli imprevisti; ci insegna che camminare vuol dire accettare una sorta di precarietà e che non tutto si può decidere prima della partenza.
E, a proposito di strada, non possiamo non citare il nostro fondatore: Non esiste buono o cattivo tempo ma buono o cattivo equipaggiamento.
Vero! Il kit di primo soccorso non previene una caduta ma può alleviare il dolore, il cappellone non ferma la pioggia ma ci ripara da essa, la bussola non semplifica il sentiero ma ci indica dove andare, la comunità non è esente da incomprensioni e controversie ma ci educa all’ascolto e al perdono. Quando incontriamo un imprevisto non è detto che si debba “ricominciare da capo”, possiamo scoprire nuove opportunità inizialmente non considerate. Lo scautismo, sin da piccoli, ci ha insegnato (ed abituato) a programmare, a fissare un obiettivo ma, ancor più, ci ha preparati a non camminare a caso, a non giustificarsi con il “non possiamo prevedere tutto”.

Impariamo, perciò, a distinguere l’imprevisto dall’evento che è possibile prevedere; non etichettiamo come imprevisto ciò che, per pigrizia o incuria, non siamo riusciti ad evitare o a preparare al meglio.
L’assenza di un buon programma porta all’improvvisazione, la quale spesso ha conseguenze negative.

Qual è, quindi, il nostro buon equipaggiamento?

  • La volontà e il bisogno di fare un programma, di tendere verso una meta;
  • La libertà nel compiere le scelte verso il bene;
  • La pazienza e il saper attendere, dare il giusto tempo alle cose, “raccogliere i frutti di stagione”;
  • La disponibilità di avere un piano B, perché il successo non si raggiunge attraverso un’unica strada, prepariamoci a sentieri con diverse opzioni;
  • L’umiltà di chiedere aiuto, non c’è nulla di male nel riconoscere i propri limiti e difficoltà ed avere bisogno del supporto dell’altro;
  • La serenità di accettare le cose che non si possono cambiare, il coraggio di cambiare le cose che posso e la saggezza per conoscere la differenza (Reinhold Niebuhr).

Tutto il necessario ce lo abbiamo “di serie” perché essere Scolta e Rover ci offre il dono di vivere quotidianamente il Treppiede, quella modalità unica che imprevedibilmente ci rende pronti, capaci e felici di superare le difficoltà.

E chi ci rinuncia?
Soprattutto, mai tralasciare ciò che tiene insieme e dà armonia a questo speciale equipaggiamento: la nostra fede, declinata nella meravigliosa spiritualità scout, ci riserva la speranza nell’affrontare un imprevisto perché nell’imprevisto che Dio ci visita, nello scompaginamento dei nostri piani e delle nostre abitudini che è nascosto l’avvenimento che ci salva.

Infine, anche S. Paolo ci incoraggia:

“NON PREOCCUPATEVI DI NULLA, MA
IN OGNI COSA ESPONETE A DIO LE 
VOSTRE RICHIESTE CON PREGHIERE, 
SUPPLICHE E RINGRAZIAMENTI. E LA 
PACE DI DIO CHE SORPASSA OGNI 
INTELLIGENZA, CUSTODIRA’ I VOSTRI
CUORI E I VOSTRI PENSIERI IN GESU’ CRISTO”. (Fil 4,6-7)

Buona Strada, Barbara Orioni