Se dovessi chiedermi, dopo un po’ di mesi che cosa può restare dell’evento Euromoot nei nostri volti ma soprattutto nei nostri cuori, mi salta subito in mente il prezioso monito di papa Francesco risuonato nella gremitissima sala Nervi in Vaticano il 3 agosto dello scorso anno: «Il cuore si allena con il dono, il dono fa leggero il cuore».
Sì perché, come ci ricorda molto bene Giovanni il Battista, ogni buon cristiano viene chiamato nel suo personale “oggi” a preparare la strada al Signore, nelle sabbie del proprio cuore, abbassando i monti del proprio orgoglio, della superbia, dell’egoismo e a riempire il burrone della poca fede.
Il deserto è un luogo che non può essere facilmente controllato da alcun potere umano. Il deserto non può essere raggiunto da decreti o restrizioni, nel deserto non c’è il rischio di assembramenti, non si assiste alle dispute ideologiche, ma nel deserto è possibile ascoltare Dio immersi nel silenzio e nella solitudine. Il deserto diviene il posto migliore per iniziare a percorrere sinceramente la strada della conversione attraverso l’accoglienza della parola di Gesù.
Papa Francesco ricordandoci che «lo scoutismo vuole formare uomini e donne che aprono strade verso l’Alto e mantengono la rotta giusta, quella del bene» ci esortava e, penso che ci esorti ancora oggi, al quotidiano impegno di concentrarci sull’appello alla conversione sintesi di tutto il messaggio di Gesù. E Gesù offrendoci il modello di Uomo Nuovo ci chiede un cambiamento radicale affinché possiamo riorientare le nostre strade verso i traguardi autentici della vita.
Questi “percorsi educativi” pur non portandoci direttamente al “tempio”, come ci esorterebbe Giovanni il Battista, ci aiutano però a “portare frutto” rendendo nuova la vita e pronta a “meglio servire” nell’umanità il Regno di Dio veniente. Ecco perché non dobbiamo rassegnarci a vivere di standard che ci omologano massificandoci:

«non credete che la vita sia la prossima “app” da scaricare e farvi felici, i sogni più belli si conquistano con il sudore e la fatica».

Non è consentito seguire Gesù senza accettare il suo progetto di vita nel diuturno servizio al prossimo.
Dobbiamo uscire dalle nostre comodità, alzarci dalle nostre confortevoli poltrone per aprirci alle nuove strade a Dio, che ritorna ad abitare il nostro tempo e i nostri spazi, nella tipicità del gratuito servizio che ci caratterizza. Questa è la prima cosa di cui c’è bisogno ancora oggi: convertirci con tutto il cuore a Dio e ritornare a stare con Gesù, aprendogli, anzi spalancandogli le strade del nostro cuore. Non si tratta di un semplice aggiornamento o di un riadattamento alla situazione attuale, anzi è molto di più, si tratta di mettersi tutti, come comunità, in stato permanente di conversione.

«La libertà non arriva con il telefonino, ma in cammino passo
dopo passo insieme agli altri, mai soli».

Sì, è vero! Solo in cammino, tenendo il passo con quello del più debole, potremo connetterci per realizzare anche con le nostre personali storie di vita, la compassione e la misericordia, come un prenderci cura l’uno dell’altro. Non sarà facile, è chiaro, passare da una ”chiesa statica” ad una “chiesa in uscita” e per questo saranno necessari profondi cambiamenti, soprattutto quello dello sguardo, per mettere l’altro al centro della nostra quotidianità. E dovremo comprendere davvero che convertirsi significa solo seguire Gesù, l’unico Maestro che rende sempre nuova questa vita modulata su ritmi frenetici e asfissianti.

La libertà a cui ci ha richiamati Papa Francesco è dunque una bellissima avventura con cui preparare la strada al Signore e riconoscerlo nel volto dell’altro, attraverso alcune attenzioni che possono diventare anche strategie. Ascolto empatico ed accompagnamento: possiamo farlo per le persone nella nostra vita quando le ascoltiamo e le accompagniamo, passando del tempo con loro. Rallegrarsi nel bene: incoraggiando chi cammina con noi. Pregare senza interruzione: per essere in continua conversione, come visibili e contagiosi credenti. Testimoniare la luce: per puntare ad una vita festante e virtuosa facendo bene il bene. Essere voce e lasciare che Cristo sia la Parola: Gesù fu ed è la Parola che dobbiamo testimoniare.

Solo camminando insieme nella ricchezza delle singole diversità «la via del Signore è facile da riconoscere: è quella che come senso di marcia ha il dono, che fa andare avanti il mondo; non il possesso, che fa tornare indietro. Non dimenticare: il possesso è così. Il dare è così. Il possesso ti fa tornare indietro. Il dare ti fa andare avanti … Date e vi sarà dato. Vi ringrazio, vi chiedo di pregare per me e vi auguro una buona strada!».
Non ci resta che praticare prontamente una strada che non è poi tanto nuova, la conosciamo da sempre, perché ci appartiene, è la vita dell’altro che ci offre il cuore per condividere tutto solo nell’amore che fa leggero il nostro cuore!

Don Nicola Abbattista