la storia di Giuseppe FASSARI.

“Affrontare una tematica come la “difficoltà” in questo periodo, beh… sinceramente è come tirare un rigore a porta vuota. Basta guardarsi intorno e riscontrare che la “difficoltà” caratterizza ogni singolo istante della nostra giornata, in quanto “difficili” sono diventate le cose che costituivano le nostre principali abitudini: pensate a quanto sia diventato, per l’appunto, difficile uscire di casa, muoversi in città, raggiungere i propri cari, fare la spesa, finanche curarsi ecc. ecc.
Eppure, anche in questa desolazione, sono nati dei “fiori” che hanno reso meno arido il nostro surreale deserto cittadino. Giuseppe, per gli amici “Pino”, e Monica, ne sono un esempio e con la loro straordinaria normalità e spontaneità hanno animato e fornito la voce a “Torre Maura”, ridente quartiere della periferia sud est di Roma, sconosciuto al 90% dei romani (figuriamoci al resto della nazione), balzato negli ultimi tempi agli onori della cronaca solo per le rivolte della popolazione contro gli “ospiti” di un centro di accoglienza e per l’incendio dello stesso da parte di alcuni dei migranti in quarantena accolti al suo interno.
Pino, con il suo esempio, ci ha restituito una parte della nostra meravigliosa e dignitosissima umanità…”

Ciao Pino, raccontaci un po’ di te…
Sono Giuseppe Fassari, nato a Roma il 12 marzo di 52 anni fa e oggi sono il titolare di questa azienda che è un piccolo laboratorio di sartoria e tappezzeria. Sono nato in questo quartiere e mi sono trasferito in quello attiguo di Giardinetti (1km in linea d’aria) all’età di cinque anni. È qui a Torre Maura, comunque, ove ho continuato a frequentare le scuole dell’infanzia, che è iniziata la mia storia professionale. A via delle Rondini ho aperto il mio primo negozio di intimo e pigiameria, allargando il mio orizzonte anche all’attività all’ingrosso.
Mia moglie, quindi, gestiva il negozio ed io l’attività su larga scala per la quale avevo un interesse particolare, essendo stato il pioniere imprenditoriale di me stesso.
Purtroppo, con l’andar del tempo ed il cambiamento del mercato, mi sono dovuto reinventare e riconvertire al dettaglio, motivo per il quale sono ritornato in negozio. Nel frattempo, peraltro, sono arrivati i figli ed io e mia moglie abbiamo condiviso il suo ritorno al menage casalingo ed alla cura dei nostri pargoli. Mi sono, quindi, spostato in un negozio un pochino più grande, sempre a Torre Maura, ove sono rimasto per ben 15 anni nel corso dei quali ho anche allargato la ragione sociale dell’attività ed i suoi orizzonti commerciali.
Li ho dovuti modificare a seconda dell’evoluzione dei gusti del mercato e delle necessità del quartiere: gli abitanti, infatti, ci chiedevano sempre più di frequente, dapprima piccole e grandi riparazioni, fino ad estendersi pian piano alle più complesse lavorazioni sartoriali.
È stato così che, per non perdere la clientela, ho cominciato a commissionare piccoli e grandi lavoretti ad una ragazza che li eseguiva a casa – Monica, la sarta che qui vedi ora all’opera – per poi aprire una vera e propria sartoria, della quale la stessa Monica è la responsabile da più di tre anni. Le sartorie, in seguito, sono divenute due ed oggi, finalmente, dopo un discreto travaglio (conclusosi, guarda caso, poco prima dell’avvento della pandemia) abbiamo concentrato tutte le attività in questo punto, ove sono riuscito ad annettere il laboratorio alla rivendita.

E poi arrivò il COVID…
Già, vero, è arrivato il Covid e nulla è stato più come prima. L’11 marzo 2020, il Presidente del Consiglio, a reti unificate, ci ha finalmente rivelato la portata della tempesta che stavamo inconsapevolmente affrontando e che costituiva solo la minima parte di quello che avremmo affrontato. Sul momento, come tanti altri, sono stato costretto a chiudere l’attività e mai avrei pensato alle “mascherine”, che per me erano solo quelle chirurgiche e che io, inizialmente, sono stato costretto ad acquistare come tutti. Non vi nascondo che non ne avevamo confezionato nemmeno una, né, in verità, nessuno ce le aveva mai richieste.
Ma torniamo alla nostra storia; quella stessa sera dell’11 marzo, Monica mi ha inviato un messaggio chiedendomi testualmente “(…) Pino, domani devo rimanere a casa ? (…)”, al quale non ho potuto rispondere che affermativamente, essendo nostro obbligo uniformarci. L’indomani mattina, scherzando, le ho inviato io un messaggio con il quale le chiedevo per quale motivo non fosse venuta a lavorare e lei mi ha immediatamente risposto che se avessi voluto lei sarebbe stata comunque disponibile. Naturalmente io ero in negozio solo per appendere i cartelli e rimandare l’apertura a data da destinarsi e mai e poi mai avrei immaginato cosa sarebbe accaduto di lì a poco.

La sera del 12 marzo, ovvero il giorno del mio compleanno, Monica mi ha mandato una “wattsappata” con la foto del marito che indossava una mascherina, dicendomi che era riuscita a fare un prototipo e che lei si rendeva disponibile, su base volontaria anche gratuita (visto che non conoscevamo ancora il reale orizzonte commerciale del prodotto) ad iniziare la loro produzione.
A quel punto, ho capito che non mi sarei potuto tirare indietro.

Mentre mi trovavo in negozio per sistemare, sono iniziate ad arrivare sempre più numerose le richieste di queste benedette mascherine, per cui io e Monica siamo stati costretti a metterci in moto e da quel giorno non ci siamo più fermati. Ribadisco che le nostre non sono mascherine chirurgiche, ovvero tecnicamente brevettate e testate come presidi medici, ma strumenti meramente “protettivi”, che facilitano le nostre comuni relazioni sociali, consentendoci di svolgerle in maniera correttamente distanziata. C’è stato un evento, comunque, che ha dato una svolta alla nostra produzione su vasta scala: la mamma di un Ispettore del Commissariato di P.S. Casilino Nuovo, in piena emergenza, è venuta a confidarci che né suo figlio, né i suoi colleghi avevano le mascherine, per cui erano costantemente esposti ad un possibile contagio. Reperito, nonostante la scarsa libertà di movimento, un tessuto particolare – il T.N.T. (non l’esplosivo) da 60 gr, leggero
e comunque protettivo – e sfruttando l’ingegno e l’opera di Monica, abbiamo prodotto delle mascherine che abbiamo consegnato gratuitamente a tutto il personale del Commissariato.

Dopo poco, un altro Poliziotto, Marco, è venuto in negozio e ci ha confidato di avere una analoga necessità per lui e per i suoi colleghi, che, lavorando su strada, erano continuamente esposti. A quel punto ho sentito ancor di più che non potevo rifiutarmi, per cui, siamo riusciti a confezionare sempre gratuitamente un numero di presidi sufficienti a coprire le sue esigenze.

Comunque, per farvela breve, alla Polizia sono seguiti anche i Carabinieri, poi gli infermieri ed il personale sanitario, poi i Vigili del Fuoco, gli autisti dell’azienda di trasporti locale, ferrovieri, lavoratori comuni e molte altre categorie che ora faccio fatica a ricordare. Senza dimenticare, comunque, che nel frattempo abbiamo rifornito quotidianamente e gratuitamente la popolazione del quartiere.

Mi sembra di capire che il COVID, in un certo senso, ha cambiato la tua esistenza!!…
Ma come??
Sicuramente in meglio. Io ero già felice di mio, ma questo ha migliorato a dismisura la mia vita. Avevo già il mio posto nella società e la mia piccola “nicchia” commerciale in questo quartiere, ma questa esperienza, che nasce da una disavventura e da un momento di “difficoltà” collettiva, mi ha reso un uomo migliore e mi ha dato l’occasione per rendermi utile e fare qualcosa di concreto, vero e benefico a favore dei miei concittadini, specialmente quelli con meno possibilità.
Ho sfruttato, si fa per dire, l’intuizione e la disponibilità di Monica, senza la quale non avrei potuto realizzare tutto questo, condividendola a favore di tutti. Non ho fatto altro che continuare ad essere ciò che sono sempre stato: un onesto imprenditore, che, alla luce di questa emergenza, si è dimenticato del “profitto”.
In questo particolare momento della nostra storia ho preferito essere “utile”, piuttosto che mettere dinanzi ad ogni cosa “l’utile” quale corrispettivo dalla mia opera professionale.

Qualunque rinuncia abbia fatto, a partire da quelle personali, visto che la mia famiglia mi vede veramente poco ultimamente, è stata ampiamente ricompensata… alle volte anche oltre ogni più rosea aspettativa. Ho ricevuto, anzi io e Monica, abbiamo ricevuto infiniti gesti di benevolenza, gratuità e ringraziamento da parte della popolazione – cibo, bevande, caffè ed ogni altro ben di Dio -, senza contare, poi, che molte personalità della politica sono venute a trovarmi, pur rimanendo correttamente distanziate, mentre ero al lavoro in sartoria: la Sindaca Raggi, è stata una di quelle
e mi ha ringraziato personalmente; il Presidente della Repubblica MATTARELLA, attraverso l’ufficio del suo Consigliere, ha inoltrato il suo apprezzamento per la nostra opera e la disponibilità dimostrata verso la popolazione in questo grave momento.
Senza contare poi, l’interessamento delle principali testate giornalistiche nazionali e, addirittura, di alcune straniere: una svizzera, americana, russa ecc.

Ma questo non è niente. Personalmente, spero che nessuno di noi dimentichi quello che abbiamo attraversato, stiamo attraversando ed attraverseremo e sfrutti ogni singolo momento per essere migliore, quantomeno nei confronti del proprio prossimo: dobbiamo avere la forza e soprattutto il coraggio di vivere donandoci.
Sono felice di essere stato un buon “testimonial” di questo quartiere che nessuno conosce e del quale si fa fatica a ricordare l’esistenza e farò di tutto per non far dimenticare ciò di cui siamo stati capaci… insieme”.

Giuseppe, guarda caso, è nato solamente un giorno prima di me… ma, guardandolo negli occhi e cogliendo quel fuoco che arde nella sua anima, sento che è già molto oltre… mi ha detto che è un fan della Polizia, che adora gli Scout e, anche se non mi ha detto se crede o meno, sono sicuro che, a prescindere da tutto, lui e Monica hanno già trovato la loro piccola porzione di Paradiso qui sulla terra… a Torre Maura. A proposito, è stato un degli imprenditori locali, che ha donato una cospicua somma al centro di accoglienza per riparare i danni dell’incendio di cui vi ho parlato nella prefazione…ma questo lo sanno in pochi…
Se non ricordo male, B.P. ci ricordava che “fa più rumore un albero che cade, rispetto ad una foresta che cresce…”.

 

Buona Strada e Buona vita a tutti.

Michele Zoncu