Ciao Ragazzi! Come state? Spero bene, mi auguro meglio quando uscirà questo articolo; in questo momento infatti stiamo ancora attraversando la crisi sanitaria e siamo in piena quarantena… un ostacolo da superare comunque con il sorriso sulle labbra, nonostante la difficoltà.
La maggior parte di noi, da buoni cittadini, è chiuso in casa, con estremo senso di civismo e nel rispetto delle regole; altri però sono comunque tenuti ad uscire dalle proprie abitazioni per motivi di lavoro e per garantire i servizi di utilità pubblica, senza i quali non potremmo andare avanti. Ecco, coloro che ricoprono questo tipo di ruoli, in questi giorni potrebbero imbattersi in situazioni come questa (foto):
Un passeggero sul treno con “qualche timore” di poter essere contagiato dal Covid-19.

Possiamo notare che questa persona è totalmente isolata dalla realtà che lo circonda, ha rinunciato volutamente a tutti e cinque i sensi (vista, udito, olfatto, gusto, tatto) … addirittura ha inserito il titolo di viaggio in bella mostra tra le cuffie per le orecchie e la mascherina per gli occhi, in modo da rendere il controllore autonomo nella verifica del titolo di viaggio.

Che sensazioni vi suscita questa immagine?
Stupore, ironia, ansia, paura, scetticismo…

Situazione presente

Ovviamente per la situazione di emergenza che stiamo attraversando, le precauzioni prese da questa persona sono del tutto comprensibili (al di là che, per ognuno di noi, possano o meno essere anche condivisibili).
Ci troviamo ad affrontare una difficoltà nuova, di cui non abbiamo esperienza, stiamo tentando di contrastare un nemico che non vediamo, di cui non sappiamo praticamente nulla e che abbiamo appreso essere un semi-sconosciuto anche per le persone che, con tanto spirito di sacrificio, stanno tentando di combatterlo, per esempio dentro le strutture sanitarie.
Le nostre vite sono state stravolte: passiamo la maggior parte del tempo, giustamente, in casa; le uniche uscite che possiamo permetterci sono quelle per fare la spesa o per andare in farmacia, affrontando file interminabili; stiamo imparando a lavorare da casa grazie allo “smart-work”… un sogno (o forse no?); stiamo imparando a fare lezione seduti nella nostra stanza, alla nostra scrivania, con un prof. che ci parla da uno schermo; stiamo imparando ad acquistare qualsiasi tipo di bene tramite la rete, per farcelo recapitare direttamente a casa… che comodità!
La foto di cui stiamo discutendo, in effetti, potrebbe essere emblematica di tutta questa situazione in cui siamo immersi. Rappresenta una totale volontà di isolamento da tutto ciò che ci sta attorno e da tutti coloro che ci sono vicini, per di più giustificata da un ottimo motivo: la nostra e l’altrui salute!
Personalmente, quando ho guardato questa immagine per la prima volta, le sensazioni che ho provato sono state in ordine: prima ironia, poi comprensione/empatia ed infine tristezza, a cui è seguita una fase di riflessione… Di primo impatto ho pensato: “Ma guarda questo come si è conciato! La gente non sta bene!”; poi mi sono immedesimato nelle sensazioni che possono aver portato un individuo a conciarsi così: “Povero, effettivamente starà provando paura o ansiae sta facendo del suo meglio per tutelare la propria salute.”; ed infine: “Certo che tristezza dover vivere in un mondo che, per sopravvivere, ci costringa a privarci di ogni tipo di relazione umana!”.

A quel punto ho avuto come un flash: improvvisamente questa immagine non mi è sembrata più così “nuova”, “originale”, “alternativa”…ho avuto quasi una sensazione di “già visto”.

Situazione passata

Domanda provocatoria: Non è che questo comportamento, chiamato DISTANZIAMENTO SOCIALE (in questo particolare momento del tutto corretto e giustificato dalla situazione che stiamo vivendo), in realtà non è altro che una improvvisa e necessaria estremizzazione di un processo che però era già iniziato, prima della diffusione del virus e che già vivevamo in alcune forme definite diversamente?
In altre parole, dietro a determinati comportamenti e avvenimenti pre-Coronavirus come per esempio: ab-uso della tecnologia (in famiglia o tra amici), episodi di razzismo, atti di bullismo, violenza nei confronti dell’altro sesso, non era già nascosto il concetto di “distanziamento sociale”?
Non vi darò una risposta a queste domande, ognuno deve trovare la propria. Mi limiterò a proporvi qui di seguito alcune immagini che possano stimolarvi nella riflessione:

Situazione futura…?

Una volta riflettuto sul concetto di distanziamento sociale, dovremmo porci una ultima, ma fondamentale, domanda: chi vorremmo essere noi in futuro? Che tipo di vita vorremmo condurre una volta terminata l’emergenza sanitaria?
Più volte in questi giorni, avrete letto articoli di giornale o sentito servizi in televisione in cui si sostiene la teoria secondo la quale, probabilmente, non si tornerà più indietro rispetto a determinati scenari; che alcune realtà come lo smart-working e l’ ecommerce sono il futuro; che la fruizione di spettacoli, concerti, eventi sportivi continuerà ad avvenire a distanza, tramite supporti tecnologici, magari attraverso la realtà virtuale… a prescindere dal persistere o meno del Covid-19.
Lo vogliamo veramente? Crediamo davvero che sia la soluzione migliore?
Pensateci su… e voi Rover riflettete bene se potrete/vorrete continuare ad essere veramente dei “viandanti”, chiusi in casa; e voi Scolte riflettete su cosa potrete/ vorrete vegliare come “sentinelle” del futuro.


Definizione: con distanziamento sociale si intende un insieme di azioni di natura non farmacologica per il controllo delle infezioni volte a rallentare o fermare la diffusione di una malattia contagiosa. L’obiettivo del distanziamento sociale è di diminuire la probabilità di contatto di persone portatrici di un’infezione con individui non infetti, così da ridurre al minimo la trasmissione della malattia, la morbilità e, conseguentemente, la mortalità.
Citazione: Internet prometteva di accorciare le distanze, ma fino ad ora le ha allungate, perché ha creato la falsa percezione di poter viaggiare stando fermi, di poter conoscere senza andare. Ha aumentato la distanza tra il nostro divano e il mondo là fuori.

(Natalino Russo – L’Italia è un sentiero).

Buona Strada

Emanuele Porcacchia