Sei anni fa, o quasi, Papa Francesco era appena stato eletto, e nessuno delle Scolte e Rover di oggi era in Clan o Fuoco. All’epoca, raccontai per i Custodi qualcosa di cui è di nuovo ora di parlare: traffico, mobilità e culto dell’automobile in generale. Papa Francesco c’entrava in quanto, nemmeno 24 ore dopo la sua elezione veniva già chiamato “il Papa della mobilità nuova”. E il motivo era che, almeno finché era “solo” vescovo e poteva quindi muoversi tranquillamente, usava regolarmente i mezzi pubblici. Da allora, in questo campo, sono successe diverse
cose interessanti per tutti i Custodi (oltre alla “Laudato Sì”, ovviamente): da un lato, l’aumento e l’evoluzione dei servizi di car sharing, o simil-taxi come Uber; dall’altro l’aumento di studi sul traffico che arrivano sempre alle stesse conclusioni. In mezzo, una posizione sempre più diffusa fra tutti i giovani in età da patente, o quasi.
Ah, e poi l’arrivo di biciclette e monopattini elettrici.

Finalmente, un po’ di chiarezza
Lo si poteva già capire sei anni fa, ma oggi non c’è più dubbio che Uber e i suoi concorrenti hanno almeno un paio di grandissimi meriti. Uno è quello di avere costretto almeno a provare a rinnovarsi il sistema mondiale dei taxi, che in Italia e tanti altri paesi davvero non poteva continuare ad andare avanti come mezzo secolo fa. Vedremo quanto ci riesce. L’altra cosa di cui dobbiamo sinceramente ringraziare Uber, insieme ad AirBnB e altre aziende del genere è aver spiegato bene cosa non è “sharing economy”.

Sharing chi?
Anni di polemiche su quanto Uber paga o discrimina gli autisti, e addirittura scioperi di quelli che ufficialmente
sarebbero i suoi “partner”, anziché liberi professionisti pagati a cottimo ma con accordi capestro, un risultato l’hanno ottenuto: ormai quasi più nessuno ha la faccia di chiamare Uber e simili “sharing economy”, cioè “economia di… condivisione”. Condivisione è quando presti o affitti, quando e come vuoi, qualcosa che hai già, ma sul momento non ti serve. Non certo quando ti indebiti per comprare un’auto con cui fare l’autista a tempo pieno, e poi scioperi perché non ci arrivi a fine mese.

Auto personali? Sicuri?
figura 1 - Tu non sei bloccato nel traffico. Tu SEI il traffico!C’è un’altra cosa fondamentale su cui Uber e simili hanno fatto chiarezza: con l’uso personale dell’automobile non si va da nessuna parte. Nemmeno se l’auto è elettrica, con autista oppure, un giorno, a guida autonoma.
Chi guida e cosa muove il motore non fanno alcuna differenza. Perché in tante città è semplicemente finito lo spazio in cui far muovere e parcheggiare auto che spostano al massimo una o due persone. E anche se lo spazio non fosse finito, fare altre strade e parcheggi non servirebbe a niente. Di studi che dimostrano che dando più spazio alle auto il traffico alla fine aumenta ce ne sono sempre di più. E il bello è che, da questo punto di vista, non servono a niente nemmeno Uber e compagni, cioè nemmeno le auto condivise “a chiamata” (“ride hailing” in Inglese): in alcune città il loro arrivo ha aumentato il traffico, anziché diminuirlo. Il motivo è semplicissimo: più gli spostamenti in auto individuali convengono, più la gente li usa. Aumentando ingorghi e inquinamento. Quando invece le auto private
si fermano, alla fine le cose vanno meglio. Negli anni 80 a Roma c’era già tantissima gente che si spostava sempre con auto propria perché “gli autobus sono lentissimi e imprevedibili”. Poi, un giorno, i benzinai decisero di scioperare per almeno una settimana. E per tutta quella settimana gli autobus viaggiarono (quasi sempre) in perfetto orario e soprattutto veloci… perché non erano più rallentati da migliaia di auto incolonnate o parcheggiate in doppia fila. Anche di questo, ormai ci sono conferme da tutto il mondo.

E quindi?
figura 2: meno male che con Uber mi risparmio il traffico…Una parte della risposta vera al problema della mobilità è quella a cui è già arrivato anche qualche americano: “non datemi auto senza pilota: datemi più treni, metropolitane e autobus!”
Per fortuna dell’ambiente, sempre più giovani in tutto il mondo stanno arrivando alla stessa conclusione, grazie anche a crisi economica e smartphone: perché indebitarsi fino al collo per stressarsi guidando, anziché navigare tranquillamente su Internet mentre guida qualcun altro? È così anche per voi?
Ovviamente, i mezzi pubblici da soli non possono risolvere tutte le situazioni, ed è qui che entra in gioco l’altra tendenza popolare del momento: biciclette e monopattini elettrici.

Viva le DUE ruote. Ma quali?
Biciclette e monopattini, soprattutto se elettrici, sono come tante altre cose “ecologiche” più o meno fighette di questi tempi: hanno grandi vantaggi ma anche tante opportunità di usarli a sproposito, facendo anche più danni di prima. I vantaggi sono, ovviamente, che almeno in città permettono di muoversi a velocità paragonabili o superiori a quelle di auto e autobus, passando dappertutto e occupando pochissimo spazio. La propulsione elettrica permette di muoversi a velocità decenti senza crollare per un colpo di calore, cosa essenziale d’estate. Conosco tanta gente che non può andare a lavorare in bicicletta perché arriverebbe fradicia di sudore in negozi o uffici con aria condizionata a
manetta, ma nessuna possibilità di lavarsi e cambiarsi.
Personalmente i monopattini, elettrici o no, mi sembrano molto, ma molto più promettenti delle biciclette per gli spostamenti in città. Le biciclette sono “roba da ricchi”. Non quanto un SUV, certo. Ma una famiglia di quattro persone che può permettersi di vivere solo in un condominio senza balconi, cantine o garage… quattro monopattini pieghevoli può infilarli anche sotto i letti. Quattro biciclette no. Solo i monopattini:

  • entrano dentro qualsiasi casa, bagagliaio di auto o autobus strapieno
  • entrano sotto il tavolo di un ristorante, o nel guardaroba di un teatro, che non hanno parcheggi per bici
  • sono utilizzabili anche da persone anziane, che magari non riuscirebbero a pedalare

Svantaggi? L’uso inutile, ovviamente: fabbricare biciclette, monopattini e loro eventuali motori elettrici inquina e consuma (nel caso dei motori) materie prime relativamente scarse. Andare in monopattino elettrico quando si potrebbe e dovrebbe andare a piedi potrebbe consumare, alla fine della fiera, quanto farlo in auto. Idem se lo si compra per usarlo una volta al mese Senza contare (chi dovrebbe saperlo meglio di noi?) che camminare sempre è uno dei migliori modi esistenti per mantenersi in salute.

E voi?
Quante Scolte e Rover hanno deciso di non comprarsi l’automobile, anche quando potranno permettersela, e perché? Quanti si sono già convertiti al monopattino? Quanti usano bici elettriche, e cosa ne pensano? Fatecelo sapere!!!

Buona Strada e Buona Custodia,
Marco marco@storiafse.net