Ma cerchiamo di capire chi sono i “forti”

La Pazienza cari ragazzi, una grande virtù, complicata ma anche indispensabile, “eroica”, come la definì il poeta Leopardi.
A volte viene interpretata come un segno di debolezza: “sei troppo paziente… ti fai mettere sempre i piedi in testa!”.
Una virtù che non l’abbiamo dentro di noi di default, come un pezzo del nostro corpo, ma abbiamo bisogno di richiederla con la preghiera, perché viene dall’alto, viene da Lui. Una virtù che mi aiuta ad accettare l’altra persona accanto a me, a rispettarla anche se diversa da me, con i suoi pregi e i suoi difetti; mi aiuta a riconoscere nell’altro il Fratello o la Sorella, perché accomunati dallo
stesso Padre, che, come tale, ci da continue di dimostrazione di Pazienza nei nostri confronti.

«Questa pazienza si rafforza quando riconosco che anche l’altro possiede
il diritto a vivere su questa terra insieme a me, così com’è… L’amore
comporta sempre un senso di profonda compassione, che porta ad accettare
l’altro come parte di questo mondo, anche quando agisce in un modo diverso
da quello che io avrei desiderato».
(Amoris Laetitia – Papa Francesco)

“Pazienza è amica ad umiltà e a carità; è segno della vera virtù. Non basta
sopportare il dolore che viene di fuori;
conviene saper patire la scarsità delle interne consolazioni, e l’apparente o
vera tiepidezza degli uomini”.
(Santa Caterina da Siena)

Oggi conosceremo un’amica che con il suo lavoro ha quotidianamente a che fare con la Pazienza, sua e delle persone che incontra…

ECCO A VOI… ILARIA…

Mi chiamo Ilaria Monteforte ho 30 anni ed abito in provincia di Frosinone. Sono sposata da due anni ed ho un piccolo ometto di 8 mesi. Ho studiato Ostetricia presso l’università di Tor Vergata a Roma e successivamente ho acquisito il titolo magistrale in Scienze Infermieristiche ed Ostetriche. Attualmente lavoro in un ambulatorio privato, seguo travagli e puerperi a domicilio ed insegno Ostetricia all’università di Tor Vergata.

Puoi raccontarci per favore qualcosa sul tuo lavoro, sulla tua “missione”?
Ho deciso di diventare Ostetrica intorno alla fine del quarto anno di liceo. Penso che questa professione abbia scelto me, non tanto io lei. In quell’anno mi hanno ricoverato in ospedale per un piccolo malore e, non avendo posti in medicina, mi hanno appoggiato in Ostetricia. È li che mi sono innamorata. La mattina le ostetriche passavano ad auscultare il battito dei feti, posizionavano i tracciati, ed io ero completamente affascinata; come se fossi nel mio posto ideale.
Finito il liceo ho effettuato il test d’ingresso e sono entrata ad Ostetricia.
L’amore verso questa professione è cresciuto ogni giorno di più, ad ogni esame di più, ad ogni parto a cui assistevo di più. Devo molto a mio marito, mi ha supportato durante tutto il percorso (all’epoca eravamo semplici amici), mi è stato sempre accanto e mi ha spronato sempre a dare il massimo.

Cosa è per te la PAZIENZA? Ne hai a che fare?
La pazienza è una parte costante della mia professione.
Credo che corrisponda al saper attendere, con calma e saggezza. La gravidanza ed il parto sono per antonomasia ATTESA stessa. I tempi della gravidanza vanno rispettati, così come quelli del travaglio. Il ruolo dell’ostetrica è quello di accogliere nuove vite e di accompagnare le donne durante il percorso, ascoltandole e sostenendole con pazienza e senza giudizio.
Ogni donna è diversa ed ha i suoi tempi, per questo la pazienza è un punto cardine della mia professione. Saper pazientare significa saper rispettare i tempi di ogni donna, di ogni travaglio e soprattutto vuol dire saper rispettare la nascita.
Per poter essere accanto alle donne nei momenti più delicati della propria vita come il travaglio, il parto, la menopausa, il puerperio, bisogna avere dentro di sé la calma, la tranquillità e la propensione all’ascolto necessarie per poterli affrontare.
Se non si è pazienti nel prendersi carico di una donna e del proprio nascituro, non si può garantire un’assistenza adeguata.

Come sei di supporto alle donne che si affidano a te?
Come ostetrica so di dover intervenire “con le mani non armate” e di dovermi affidare alla mia abilità, competenza e sangue freddo ma soprattutto alle risorse del corpo della partoriente; devo sostenere, incoraggiare e alzare gli argini contro la paura che può arrivare improvvisa e togliere le forze alla donna proprio nel momento cruciale.
Non disturbare, rispettare i ritmi del corpo, avere fiducia nelle risorse della natura, ma essere pronta a individuare i rischi e a prendere provvedimenti, in caso di necessità, ricorrendo al medico o all’ospedale. “Noi rispettiamo la regola delle tre P.: Pazienza, prudenza e ancora Pazienza.”
Noi Ostetriche ci affidiamo da tempo all’ ARS MAIEUTICA, il cui termine in greco significa proprio “arte della Levatrice”, metodologia inizialmente descritta da Socrate, basata sul dialogo e sul confronto; il suo scopo non è quello di imporre delle idee o decisioni, ma di accompagnare la donna e la coppia a conoscere qual è il percorso più adatto a loro e alle loro esigenze, in modo da operare scelte informate e consapevoli. L’ostetrica deve ascoltare, supportare, accompagnare, accogliere.

Come cerchi di trasmettere la virtù della PAZIENZA? La vedi come un DONO?
Essere pazienti credo che non sia solo un dono ma anche una qualità che deve essere alimentata ed allenata ogni giorno. Cerco sempre di trasmettere alle mamme l’importanza dell’attesa e del rispetto della fisiologia.
Nell’allattamento la pazienza e la costanza sono fondamentali per la nutrizione ottimale del neonato ed infondere nelle madri sicurezza e giuste informazioni permette loro di essere molto più pazienti. Credo che il sapere, il saper fare ed il saper essere permette alle madri di avere pazienza; quindi cerco semplicemente di dare loro le armi giuste per” sapere”, le consiglio nel “saper fare” e le aiuto a far uscire il loro “saper essere”.

Grazie Ilaria per quello che fai e per la tua disponibilità, cosa consiglieresti ad un ragazzo/a che volessero percorrere la tua stessa strada?
Il mondo dell’ostetricia è meraviglioso. Per quanto mi riguarda non credo esista lavoro più bello al mondo. A chi vuole avvicinarsi a questa professione consiglio di farlo solo ed unicamente per passione.
Gli ostacoli che si incontrano sono tanti durante il percorso di studi, tirocinio ed esami contemporaneamente, e spesso si affrontano momenti difficili accanto alle donne (come la perdita di un figlio), solo una profonda passione ed amore per questa professione ti permettono di riuscire ad essere empatico ma allo stesso tempo non farti risucchiare da un vortice di sentimenti contrastanti.
È una professione che ti assorbe molto giornalmente, anche quando non sei in turno, perché le mamme si affidano totalmente a te e ti contattano anche di notte.
Ma se sei disposto a tali sacrifici ne hai in cambio in regalo delle emozioni che nessun’altra professione può donarti: il primo respiro di un bambino, le lacrime di gioia di un padre, l’emozione di una madre al primo bagnetto, l’estasi di un neonato che ha appena poppato al seno. È indescrivibile.

È arrivato il momento di salutarci, cara Ilaria, grazie per la tua disponibilità e per averci fatto conoscere un’altra sfaccettatura della PAZIENZA, vuoi dirci altro?
Spero che tutti nella propria vita facciano la professione che più amano, perché solo così si può avere ogni giorno la pazienza e la dedizione per affrontare un nuovo giorno di lavoro, con lo spirito giusto di servizio.

Sara Sperduti