Così fiorisce il Roverismo nella dimensione europea

«Solamente con il nostro sorriso, con le nostre mani aperte e il poco che possediamo, un cuore di
esseri umani liberi e leali, siamo andati verso gli altri, accettando la stessa croce rossa caricata da un
giglio d’oro. […] Allora abbiamo voluto vedere nell’altro solo il cristiano, l’uomo che Dio ama. E al di
sopra delle divisioni degli uomini abbiamo, per questo, voluto essere Scouts d’Europa…»
(Testo dei fondatori della FSE tratto da Passat, n. 17 – Natale 1959)

 

Ho pronunciato la Promessa Lupetto nel 1992, quella scout nel 1994: in quasi 30 anni di scautismo non avevo mai vissuto un’esperienza come quella dell’Euromoot che mi facesse toccare con mano la bellezza e la ricchezza della dimensione europea della nostra Associazione.
Davvero, nei giorni dell’Euromoot, mi sono sentito, ci siamo sentiti (parlo anche a nome dei miei Rover) parte di una realtà più grande, che ci ha fatto superare i confini geografici, linguistici e culturali.
Mentre affrontavamo il Capitolo sulle radici dell’Europa, abbiamo compreso che non sono né le origini linguistiche, né gli interessi economici a fondare una comunità unita, ma i valori che si pongono alla sua base. Scautismo e Roverismo hanno questi valori, capaci di metterci subito in sintonia, di accordarci su una stessa frequenza pur provenendo da nazioni, esperienze e tradizioni differenti.
E se in passato io o i miei ragazzi avevamo partecipato a qualche altra esperienza che avesse una dimensione più grande dei confini nazionali (Giornate Mondiali della Gioventù e Jamboree), nessuna è stata come l’Euromoot.
Perché? La riflessione che ho fatto in questi giorni (una sorta di “verifica” dell’attività svolta) prende in esame più elementi, che cerco di sintetizzare:

  • Se la dimensione di un Branco si estende fino al Distretto (vivo con i miei fratelli di tana, ma ci sono altri Branchi che cacciano con noi, Cacce
    di Primavera e Cacce dei Consigli di Akela me li fanno conoscere), quella di un Riparto può arrivare fino alla Regione o ai confini Nazionali (è la
    dimensione della sfida e dell’avventura, che culmina nel San Giorgio e nel Campo Estivo, talvolta vissuto anche gemellandosi con altre squadriglie di altri Riparti). È vero, ci sono esperienze come il Jamboree che allargano già in età Esploratore questa dimensione, ma la squadriglia, nella sua precipua identità strutturale, non si viene mai a mischiare realmente con l’altro: al massimo ci si osserva, ci si sfida, ma sempre rimanendo entro i propri confini identitari. La dimensione europea è invece la naturale estensione del Roverismo: l’uomo dei boschi, il pellegrino-viandante che sta facendo suoi i valori più profondi dello scautismo ha un orizzonte più ampio: per lui vivere oltre i
    confini nazionali diviene un passo naturale della Strada. Davvero la dimensione europea può essere la dimensione naturale del Rover: egli possiede un patrimonio di conoscenze linguistiche, oltre che interiori, spirituali e morali, tali da permettergli di incontrare (e non solo osservare) altri Clan, di accoglierli, di respirare la loro ricchezza, di gustarne il loro patrimonio di tradizioni, di fondersi con essi, grazie ad una reale esperienza di strada-comunità-servizio e fede che non ha confini geografici.
  • La Strada parla per tutti la stessa lingua e non fa distinzione di razza-nazione-popolo: entra dai piedi, per tutti, induce riflessioni, preghiere, gesti di fraternità che non hanno bisogno di parole. Per tutti. Lo zaino che spezza, il sudore sulle spalle, l’ultimo sorso di una borraccia condiviso, un sorriso che parla ora di incoraggiamento ora di meraviglia.
    La Strada c’è e accomuna tutti, fin nelle midolla.
  • Aver scelto con chi gemellarsi (per il mio Clan la scelta – che inizialmente un po’ mi spaventava ma che poi si è rivelata vincente – di scegliere solo Clan non italiani), aver scelto che cammino fare, aver programmato a lungo, a volte anche con momenti di fatica, i passaggi chiave dell’Euromoot ha generato un maggior affiatamento che, invece, i gemellaggi imposti o lasciati al caso non sempre riescono a produrre. La formula scelta dalla nostra Associazione e dagli organizzatori è stata vincente, compreso il fatto di mai imporre le attività ai punti rossi e gialli, ma sempre proporre, lasciando il gemellaggio – cuore pulsante di questo Euromoot – libero di scegliere cosa fare.
  • Una grande ricchezza del Roverismo francese e pure di quello tedesco sono i canti: i due Clan con cui eravamo gemellati ce ne hanno dato ampia
    testimonianza e pure il canto è un fattore che lega e unisce molto: dai fuochi di bivacco ai canti spirituali stile Taizè o Vezelay, da quelli per i momenti allegri a quelli fatti lungo il cammino (persino quando manca il fiato! Abbiamo molto da imparare dai Clan d’oltralpe!). Mi è stato detto che in Francia, nello Scoltismo, il canto costituisce uno dei pali del treppiede. Non ho avuto modo di verificare l’informazione, ma certo è che, il canto, potrebbe benissimo essere un “quarto palo” del Roverismo, visto che – come respirato a pieni poloni nei giorni dell’Euromoot – sa assumere una valenza tecnica, spirituale e comunitaria non da poco.
  • Non da trascurare, ma anzi da sottolineare, la preghiera, l’esserci affidati alla Nostra Signora della Strada e, soprattutto, il fare Comunione insieme, vivendo celebrazioni Eucaristiche curate e molto seguite, grazie anche al fattore linguistico: fossero celebrate in latino, fossero celebrate nella forma extraordinaria, fossero celebrate con parti multilingue, sempre si era chiamati a prestare una maggiore attenzione ai vari momenti che, tante volte, con la forza dell’abitudine si finisce per recitare a “pappagallo” e con poca consapevolezza.
    Più d’una volta abbiamo concluso la Santa Messa di gemellaggio sentendo davvero una intima profonda pace interiore e un senso di comunione,
    non solo con Dio, ma anche con quei fratelli che erano lì inginocchiati con noi. Ce lo siamo detti, a volte a parole, a volte con gli sguardi: è stato pure questo, oltre che ad un fattore unificante, un grande dono dell’Euromoot.

A conclusione di queste riflessioni – dove ribadisco e sottolineo il grazie a tutti i Capi che ci hanno accompagnato in quest’anno di preparazione all’Euromoot, a quelli che ci hanno accolto nei vari punti blu-rossi-gialli e a chi ci ha permesso, con un’organizzazione pressoché impeccabile, di vivere un’esperienza simile – auspico davvero che la nostra Associazione permetta e favorisca ulteriori e frequenti occasioni di incontro e gemellaggio nella Terza Branca, perché, come scrivevano sempre i padri fondatori della FSE, sarebbe bello che “il campo estivo fosse soprattutto l’occasione per conoscere meglio l’Europa e i nostri fratelli Scouts.
Una unità non dovrebbe mai fare il suo campo estivo da solo, ma sempre con ragazzi o ragazze di un altro Paese…” (Passat, n. 2 maggio 1958). Perché, in ultima analisi, al di sopra delle divisioni degli uomini abbiamo, con l’Euromoot per davvero, ringraziato e goduto di essere Scouts d’Europa.

Andrea Macco Capo Clan
Clan La Lanterna – Genova 1