Cari Fratelli e Sorelle Scout e Guide d’Europa, è con grande emozione che ci troviamo nel cuore della cristianità, accanto alla tomba dell’Apostolo Pietro, meta dell’EUROMOOT, il vostro Incontro europeo. Abbiamo nel cuore le parole che il Santo Padre Francesco ci ha appena rivolto, insieme alla sua presenza paterna e incoraggiante.
A lui rinnoviamo la nostra gratitudine e gli assicuriamo la nostra preghiera.

Pietro ci guarda e anche il precursore Giovanni ci guarda e ci ripete l’antico e sempre nuovo monito: “Parate viam Domini”, “preparate la via al Signore”! Oh come suona seria e dolce questa parola sotto le volte di questa insigne basilica!
Quanto bene fanno al nostro cuore! Voi avete il vigore degli anni giovanili, anni pieni di sogni e di speranze, di ardimento e di promesse. Ma ricordate,
la giovinezza del cuore non ha età: gli anni scorrono veloci, ma la giovinezza deve restare seppure velata da quella patina di saggezza che il tempo dona e chi lo abbraccia serenamente. Per questo possiamo dire che le parole di Giovanni fanno bene a tutti noi, ai nostri giovani cuori. In questi giorni di strada avete pregato, gustato la fraternità seria e allegra, avete pensato insieme e nella solitudine, avete lavorato sulla Parola di Dio, avete cercato concretezza all’ esortazione del Battista, e infine, Colui che avete conosciuto nelle Scritture. Lo avete incontrato nell’abbraccio vivo dei sacramenti. Ora, dentro al mistero della divina liturgia, che cosa possiamo ancora ascoltare?
Possiamo prendere con leggerezza la fede, quasi giocare con il Vangelo mentre essi hanno giocato la loro vita?
Potremmo noi guardare con distacco, quasi alla finestra, una moltitudine di cristiani che oggi nel mondo sono perseguitati, esclusi, violati e uccisi a causa della fede?

Cari Amici, vi siete messi in cammino da strade diverse del Continente e ora siete qui, dove il sangue dell’Apostolo ha come raccolto il sangue di tanti martiri che – ieri come oggi – hanno versato per la fede in Gesù, ragione della loro vita. Potremmo, noi, dimenticare questa eredità?
Possiamo prendere con leggerezza la fede, quasi giocare con il Vangelo mentre essi hanno giocato la loro vita? Potremmo noi guardare con distacco,
quasi alla finestra, una moltitudine di cristiani che oggi nel mondo sono perseguitati, esclusi, violati e uccisi a causa della fede? Possiamo essere discepoli pigri e sofisticati mentre essi affrontano ogni sacrificio per amore di Dio? Credo che sia questa la risposta che sale dalla tomba di Pietro e dei martiri al monito del Battista: “preparate la via al Signore”. La risposta sono i martiri e i santi, uomini e donne – grandi e piccolissimi – che hanno dato la vita per Lui: Pietro e Paolo, Lucia e Agata, Beretta Molla e Piergiorgio Frassati, Cirillo e Metodio, Benedetto e Edith Stein, Newman e Giovanni Paolo II…e una moltitudine che nessuno può contare, nella loro vita hanno preparato le vie di Dio, e hanno così aiutato gli altri a incontrar-Lo, ad aprire la terra al cielo, a spalancare il varco nella notte perché il giorno spuntasse.

Essi hanno compreso – fulminati dalla Luce – che l’uomo esiste perché Dio c’è, che la fede non è un insieme di emozioni o di buoni sentimenti, che la vita cristiana non è fare qualcosa come si fa un compito, ma è vivere riferiti a Cristo; hanno compreso che la cosa più importante dell’esistenza non è essere importanti ma essere utili, che la libertà non è fare ciò che si vuole ma scegliere il bene e la verità, e che in un mondo senza verità non si può vivere a lungo. Hanno capito che il sacrificio è l’altro nome dell’amore, e che la gioia non è avere delle cose ma fidarci di Gesù in un cuore a cuore che precede ogni attività e servizio.
Cari Giovani, Dio non è un’idea, ma è Qualcuno, e l’oscurità della fede è conseguenza dell’abbagliamento della Luce.

Oggi Dio sembra una presenza non guardata, perché tutto concorre a distrarci dall’essenziale: immagini, parole, suoni, rumori… tutto tende a distoglierci, sapendo che chi crea sensazioni più forti cattura la libertà altrui e la manipola. La cultura diffusa diffonde il mito dell’onnipotenza per indebolire l’uomo, confonderlo e usarlo. Non basta il benessere materiale per essere felici: se l’anima resta vuota di ideali veri, se non incontra Dio, resta smarrita, non sa da dove viene e verso dove sta camminando. Il problema principale dell’uomo moderno, problema spesso inconfessato, è la vita eterna, il suo destino ultimo, il futuro oltre la porta del tempo, se la fine della corsa terrena è il tragico, freddo nulla. Solo l’eterno è il senso dell’uomo, poiché il nostro piccolo cuore è fatto per Dio e null’altro lo potrà mai appagare.

I santi e i martiri sono coloro che non hanno mai perso il senso del divino, del soprannaturale, la bellezza della grazia. Quando – come nel nostro tempo – si tende a naturalizzare il Vangelo, cioè a togliergli il nerbo della vita soprannaturale che Cristo è venuto a darci, allora il cristianesimo diventa un’agenzia di servizi: il Figlio eterno di Dio è sceso sulla terra non tanto per condividere la vita degli uomini, ma molto di più, per elevare l’uomo fino a Dio. Di questo ha bisogno l’uomo di ogni tempo, e questo è il centro della missione di Cristo: “Andate in tutto il mondo”. Solo la petulanza della nostra volontà può frenarla e tenerla prigioniera. Potremmo noi tirarci indietro?
Possiamo nasconderci timorosi del confronto, della derisione? Può il nostro cuore restringersi fino a questo punto? Il mondo materiale e sensibile ha bisogno del mondo invisibile: a volte lo teme perché sfugge ai suoi parametri, ma ne è incuriosito, lo desidera, spesso in modo inconsapevole o inconfessato.

Dobbiamo ricordare le parole del Maestro: siete nel mondo ma non del mondo. Come a dire che il vero modo di stare nel mondo, di amarlo veramente, è quello di non lasciarci assimilare dal mondo: questo non significa essere solo critici del reale come vorrebbe il nichilismo, ma
significa essere testimoni della fede. Dobbiamo cioè far vedere che esiste un mondo diverso, che non annulla il presente ma lo sostiene, l’abbraccia nella verità. Questo mondo non è un’ideologia, è Cristo, il Figlio eterno di Dio, il Salvatore, il Principe della giustizia e della pace. Egli è il nostro Principio e il nostro Destino, la nostra Via.
Egli è la nostra Gioia.

Angelo Card. Bagnasco
Arcivescovo Metropolita di Genova