Abilità manuale?

Fin da piccino ho visto gente intorno a me, a partire dai miei genitori e nonni, che sapevano usare le mani per procurarsi da vivere, mia mamma sarta, mio padre meccanico, i miei nonni agricoltori, insomma tutti avevano conoscenze e tecniche manuali e per adoperarsi a compiere un’ azione che si svolgesse con le mani.
Ben più tardi scoprii che dietro a questa manualità, si nasconde una profonda interpretazione del senso che si vuole dare alla vita. Ma come, pensate davvero che ci sia un filo logico a tutto ciò?
Un esempio, mia mamma mi sfiniva a stare sveglio fino a sera tardi per togliere i doppi punti di filo che metteva sugli scampoli di tessuto appena tagliati con le forme per realizzare un vestito, mi diceva che dovevo imparare a stare concentrato sulle cose che faccio e a non distrarmi.. Ho odiato quelle serate, non capivo a cosa servissero, pensavo volesse che diventassi un sarto quando sarei stato grande, poi crescendo mi sono accorto che quanto cercava di insegnarmi con quel semplice gesto era fondamentale in tutto ciò che si fa. Insegnare la manualità, intanto vuol dire mettersi all’ascolto di noi stessi, ti fa prender fiducia nell’apprendere un gesto che una volta assimilato diventa roccia, una convinzione di esser capaci ad apprendere un gesto che non pensavamo di poter fare. Per noi scout, l’abilità manuale, diviene importante nel momento in cui siamo chiamati a fare, e l’aver appreso quel gesto ci rende capaci e abili per poter svolgere un azione ben più grande..
Buona strada,
Lorenzo Cacciani

Pattuglia Nazionale Rover…
“A due passi dal mare”…

Ostia, litorale romano, luogo antico e pieno di storia, abitato da antichi romani prima e da romani contemporanei oggi, ma sempre con l’acqua del mare a scorrergli nelle vene.
Ostia, dicevamo, è stata anche la “location” (come dicono quelli bravi, che hanno studiato le lingue) dell’ultima Pattuglia Nazionale congiunta di Branca Scolte e Rover. Non per mancanza di cavalleria, per carità (andrei contro la nostra Legge), ma solo ed esclusivamente per questioni redazionali, sono qui a scrivervi ciò che ha riguardato prevalentemente il settore maschile.
La Branca Rover, infatti, da qualche anno ormai ha posto molta attenzione su quello che considera uno strumento educativo davvero valido ed attuale: il Challenge. Challenge, come tutti saprete, significa “sfida”; una parola che fino a qualche decennio fa sapeva di straordinario, mentre oggi viene vissuta da tutti noi nel quotidiano. Allora per poter affrontare le sfide di tutti i giorni bisogna essere allenati, educati, pronti… estote parati, insomma.
Per questo motivo noi Capi della Pattuglia Nazionale Rover abbiamo deciso di metterci in gioco, ci siamo rimboccati le maniche e abbiamo affrontato
delle sfide tecniche; proprio come fanno i Rover in occasione del Challenge. Ovviamente trovandoci ad Ostia e con la dovuta e consueta attenzione al particolare, abbiamo deciso di affrontare delle prove nelle tecniche che sono da sempre state tipiche degli uomini di mare: osservazione, orientamento e segnalazione.
La prova di osservazione è stata condivisa in pieno spirito di fratellanza (o sorellanza) con le Capo della Pattuglia Nazionale Scolte. Siamo andati a visitare gli scavi archeologici di Ostia Antica e, grazie anche all’aiuto di una valida guida, abbiamo osservato attentamente varie zone della città romana. Ogni squadra aveva un obiettivo da raggiungere per osservarlo, fare delle deduzioni e poi riportare ciò che si era scoperto alle altre squadre. Finito il tempo di ricognizione, ci siamo riuniti tutti nel teatro antico e ci siamo confrontati sulla necropoli e sui materiali di cui erano costruite le tombe, sui magazzini che contenevano le merci dell’epoca e sugli scambi economici del tempo, sul foro e sulla costituzione della società civile di allora.
Tornati alla base abbiamo affrontato una seria e complessa prova di orientamento. Con tanto di cartina topografica, coordinate e punti sulla carta abbiamo dovuto scoprire il punto esatto in cui si trovava la gelateria in cui poi la sera, dopo cena, ci saremmo recati (solo ed esclusivamente per constatare di persona che ci fosse effettivamente una gelateria in quel punto, ovviamente). Infine la segnalazione.
Il Commissario Nazionale in persona, posto a dovuta distanza, ci ha trasmesso un messaggio molto lungo e circostanziato sull’importanza del Challenge e sull’utilità di essere allenati nella vita ad accogliere tutte le difficoltà come delle sfide, da superare sorridendo e cantando (come vedete la
Legge si ripresenta). Ma perché raccontarvi tutto questo? Beh, in realtà c’è più di un motivo:
In primo luogo perché siate informati di quanto la Pattuglia Nazionale non sia un gruppo segreto o un circolo di cervelloni del Roverismo seduti intorno ad un tavolo a confrontarsi sui massimi sistemi, ma un insieme di Capi a cui piace raccontare cosa fa e che crede veramente in ciò che propone, oltre ad amare lo Scoutismo in generale ed il Roverismo in particolare, tanto da “viverlo”; tanto da provare piacere e soddisfazione nel mettersi ad affrontare delle sfide tecniche. Questo spero faccia capire a molti di voi che la Pattuglia Nazionale vi è vicina e pronta a sostenervi là dove necessario.
In secondo luogo per trasmettere che l’esempio, come spesso diciamo ma non sempre facciamo, è lo strumento educativo più potente che esista. Se vi dicessimo “fate il Challenge” e non lo facessimo anche noi, non saremmo credibili. Mi viene in mente quella vignetta che vuole porre l’attenzione sulla differenza tra un boss, che è colui che ordina e dice “fate questo” ed un leader, che è colui che propone e dice “facciamo questo” mettendoci per primo le mani. Questo è quello che ci viene richiesto nello scoutismo… a tutti noi; quando siamo parte della Pattuglia Nazionale, quando siamo Capi Clan con i nostri Rover, quando siamo Rover in Servizio con Lupetti ed Esploratori, quando siamo cristiani e cittadini con il nostro prossimo.

Buona Strada!
Emanuele Porcacchia