Se SCEGLI la vita
e la custodisci allora
sarai veramente…
un albero di VITA
e una strada si aprirà
nel tuo cuore
e scoprirai la GIOIA
Beato chi lieto cammina sotto il giogo di Gesù, chi offre se stesso al volere del suo Dio, chi rende lo spirito con la voce di Gesù: una strada gli si apre nel cuore, e sederà sul trono del Figlio.
Nel Giardino di Dio il vincitore riceverà gli abiti di gioia.
(D. Rimaud, Ma quale amore mai)
La Bibbia ci presenta l’immagine dell’albero, metafora dei beni essenziali di cui l’uomo ha bisogno per vivere: cibo e riparo, frutti e sicurezze; ma anche metafora del cuore dell’uomo, laddove sottolinea che non si colgono dolci frutti da arbusti spinosi, come da un cuore cattivo gesti di amore. Queste parole ci fanno capire che ciò che operiamo dipende da ciò che siamo, perché l’albero è immagine dell’uomo. In sé è sempre bello perché è stato fatto “a immagine e somiglianza di Dio”. Ma può essersi ammalato perché ha disimparato l’amore, la misericordia.
Noi siamo come alberi lungo il grande cammino della storia; ed è importante domandarci: che alberi siamo? Che alberi vogliamo essere?
Scopri gli alberi di cui parla la Bibbia poiché ci offrono suggerimenti per scoprire com’è il nostro cuore e la nostra vita:
- Fico (Gioele 2,21-22; Matteo 21,28)
- Carrubo (Luca 15,15-16)
- Palma (Levitico 23,39-40)
- Ulivo (Salmo 52,10-11; Genesi 8,10-11)
Un giardino ricco di piante, di tutte le specie d’alberi belli da vedere e buoni da mangiare, dei quali l’uomo può cibarsi. Una grande disponibilità di beni con i quali Dio ha voluto rispondere ai suoi bisogni essenziali, ma anche beni e possibilità perché l’uomo possa far fiorire tutte le tue potenzialità. Dio dona molto più di quanto sia necessario per sopravvivere: dona eternità a tutto ciò che di più bello l’uomo porti nel cuore. Poiché l’unico progetto di Dio è che l’uomo diventi Figlio, e viva di vita divina.
C’è un’unica condizione: scegliere la vita. Vita è tutto ciò che possiamo pensare, tutto ciò che possiamo desiderare. Vita è respiro, forza, salute, amore, relazioni, gioia, libertà, parola che tracima, che cambia il desiderio e le mete, che sconfina nelle terre di Dio.
L’uomo non possiede in sé la vita, non è origine e non può farne ciò che vuole. Se l’uomo accetta la propria verità di uomo, diverso da Dio, che riceve da Dio tutto e che riconosce in Dio l’origine di tutto, allora egli può accedere alla vita e mangiare della vita in piena libertà. La vita è sua nella misura in cui egli si ricorda che è sua solo perché Dio gliela dona. E che è sua e può gestirla solo continuando a riceverla come dono da Dio e, quindi, continuando ad obbedire a quel Dio cheviene riconosciuto come l’origine di tutto. Questo è il rapporto che l’uomo è chiamato ad avere con la vita, con il mondo.
È la nostra vocazione portare frutto, donare a tutti un riflesso del suo amore, indicare la strada che porta alla felicità vera, essere germogli di un mondo nuovo, pacificato nell’amore; un mondo dove regna riconciliazione e giustizia, in cui i più piccoli e poveri sono al centro dell’attenzione dei potenti; un mondo in cui il nome di Dio non sia offeso dalle nostre incapacità e dal nostro male. Un sogno che si realizza se teniamo i nostri occhi fissi verso Gesù- Albero della Vita (Filippesi 2)
Credere è contemplare spesso quell’albero di vita su cui è appeso il vero frutto di salvezza: Gesù crocifisso e risorto. La storia del mondo altro non è che un cammino verso la vita, la vita che Gesù da in abbondanza, definitiva, eterna. Non solo la vita necessaria, non solo l’indispensabile, bella quel minimo, ma la vita esuberante, magnifica, rigogliosa, un centuplo.
Se sai aprire il cuore con semplicità a chi ti viene
incontro;
se in quello che dai, poco o molto che sia, ci metti un po’ del tuo amore;
se credi che quello che ci unisce è più importante di quello che ci separa;
se sei convinto che essere differenti è una ricchezza e non una minaccia;
se sai metterti anche dalla parte degli altri, senza sentirti migliore di loro;
se, oltre a fare dei doni, sai trasformarti in dono, offrendo la tua vita per gli altri;
se, nonostante i tuoi impegni, sai trovare tempo adeguato per meditare e pregare;
se lo sguardo di un “povero” o di un bambino ha il potere di disarmare il tuo cuore;
se credi che la mitezza e la benevolenza attirano sempre la benedizione del Signore;
se riesci ad evitare di proiettare le tue piccole vedute al grande mistero della vita e dell’uomo;
se credi che la realtà è molto più ampia di quello che si vede, cioè che siamo avvolti dalla presenza dell’amore
del Signore che ci sostiene ed è sempre più grande del nostro cuore allora sarai veramente… un dono
di vita!
Don Claudio Barboni – Assistente Nazionale Rover
IL FICO (Gioele 2,21-22) (Matteo 21,28)
Il fico è un albero che dona tanta dolcezza. Ha bisogno di poche cure. I suoi rami ricurvi verso terra, sono facilmente raggiungibili. Le sue larghe foglie disegnano la sagoma di una mano aperta. La bontà dei suoi frutti è tale che la Sacra Scrittura lo definisce l’albero della gioia del regno, perché essi evocano la gratuità, la bontà e la benedizione di Dio.
Il fico sterile e avvizzito, che non dà frutti rappresenta invece coloro che rifiutano la Parola di Dio e si chiudono alla salvezza offerta da Gesù
Il fico ci aiuta a porre attenzione a ciò che ci viene detto, facendo spazio nel nostro cuore. Come il fico lascia che il sole faccia maturare i suoi frutti, così anche noi possiamo convertire il nostro cuore lasciandolo maturare alla luce della Parola di Dio, per evitare di diventare “fichi sterili” come quello del vangelo.
La tua parola è dolce come un fico maturo che chiede solo di riempire la nostra bocca e stupirci. Sii benedetto, Signore, che non smetti mai di parlare al nostro cuore, anche quando è distratto. La tua parola è il sussurro del ruscello di montagna, del vento del deserto, del volo degli uccelli.
IL CARRUBBO (Luca 15,15-16)
Il carrubo, a differenza di tante altre piante da frutto, non è stato addomesticato dall’uomo. Così nasce dove il vento ha portato i semi e cresce selvatico. I suoi frutti, le carrube, sono dei bacelli marroni che contengono dei semi duri e dal sapore dolciastro simile al cioccolato. Poiché nessuno li coltiva, sono di tutti: sono il cibo dei poveri, di chi non ha altro, quello di cui si ciba il figlio prodigo, dopo aver dilapidato l’eredità.
L’albero del carrubo ci richiama a non sprecare i tanti beni che abbiamo. Ci insegna che è possibile vivere con poco e che il di più lo si può condividere con gli altri.
Benedetto sei tu, Signore, per tutti i tuoi doni. Tu ci colmi di beni: guardiamo le nostre mani e le vediamo piene della tua incredibile provvidenza. Non farci dimenticare chi non ha di che sfamarsi, non farci dimenticare che la giusta misura è la condivisione tra fratelli. Vogliamo essere sobri perché il troppo avere consuma il nostro essere. Vogliamo imparare a non esigere sempre tutto, perché la rinuncia ci insegna l’essenzialità che ci guida alla tua tavola
LA PALMA (Levitico 23,39-40)
La palma è l’albero del deserto: vive in luoghi dove è difficile ogni esistenza perché vince le insidie dell’ambiente circostante. Cresce dove le sue lunghe radici riescono a scovare un pozzo sottoterra: la sua presenza tra le dune indica che si è vicini all’acqua, cioè alla salvezza. Nel passato venivano regalate ai vincitori, a coloro che si erano mostrati forti per l’impegno e la tenacia. Nella Bibbia è l’albero della festa, del rendere grazie a Dio per tutti i suoi beni.
la palma ci insegna la fedeltà ad un impegno preso e la pazienza di aspettare. Pur in mezzo alle difficoltà e alle insidie siamo spinti ad abbandonare timori e paure, certi che giungerà il tempo della festa.
Benedetto sei tu, Signore per il sole, che nel cielo rallegra le nostre giornate e scalda il gelo dell’indifferenza. Tu sei la nostra vittoria, tu sei la nostra ricompensa per il bene che facciamo e per il male che evitiamo.Rendici resistenti e perseveranti come la palma che cresce nel deserto: non vogliamo spaventarci di fronte alle difficoltà. Se ci arrabbiamo, insegnaci a chiedere scusa;se ci annoiamo, insegnaci a meravigliarci di nuovo; se diciamo parole cattive, insegnaci a dirne di buone.Tu sei la nostra vittoria, tu sei il nostro premio.
L’ULIVO (Salmo 52,10-11) (Genesi 8,10-11)
L’ ulivo è una pianta luminosa. Le sue foglie, di un colore verde-argento, illuminate dal sole sembrano a loro volta lucenti e brillanti. È una pianta tenace e vive moltissimo, anche secoli; chiede poca acqua ma ha bisogno di molto sole per far maturare i frutti. Le olive sono frutti preziosi come pochi altri; l’olio che se ne ricava ha tanti utilizzi: per il bene del corpo come dell’anima. È l’albero della pace e della serenità; vivere come un ulivo è vivere come giusti.
L’ulivo è l’albero della lode a Dio, ci insegna che la preghiera è aprire le braccia, la mente e il cuore e lasciarsi inondare dalla luce del Signore. L’ulivo è l’albero della pace che è frutto del perdono.
Sii benedetto perché ascolti il nostro grido e non ci fai mancare il tuo spirito di sapienza e di dolcezza. Che la preghiera fortifichi la nostra fede, la renda preziosa e ardente come l’olio della lampada nel tempio, perché noi vogliamo stare alla tua presenza, Signore. Tu verrai a trovarci, lo sappiamo, aiutaci ad aspettarti con paziente impegno. Che la nostra attesa sia longeva come l’ulivo che si accontenta di poco per vivere a lungo e aspettare la tua venuta.