Ci sono doni che bisogna farsi. Ci sono cose che non possiamo non permetterci, che non dobbiamo ritenere secondarie. Quando vogliamo fare un dono bello a qualcuno a cui vogliamo bene ci dedichiamo tempo e attenzione. Lo pensiamo per tempo, lo scegliamo con cura e facciamo in modo che arrivi nel momento e nel modo giusto. Allo stesso modo ci sono doni che dobbiamo farci se ci vogliamo bene, se vogliamo bene a noi stessi; dobbiamo prepararceli con cura e farceli quando servono, non quando è troppo tardi, quando il tempo è scaduto. Non parlo di piccole gratificazioni come può essere un momento di relax o un oggetto desiderato da tempo.
Parlo in particolare di un dono che varrà per sempre e che anzi richiede di essere sempre rinnovato, rifinito, migliorato. L’altro giorno leggevo un’intervista al cardinale Ravasi, il Presidente del Pontificio Consiglio della Cultura. Una frase mi ha colpito:

Editoriale_2«Uno dei fenomeni più drammatici è l’attuale dimensione dell’indifferenza, della banalità. L’uomo vive l’istante, e la sua vita diventa una successione di eventi che non lasciano traccia. Non c’è nessuna idea di un presente salvifico, così come ne parla Cristo. Molti, troppi hanno dato le dimissioni dal problema, mentre l’abbassamento avanzava. Anche la religione ha colpe, per non aver proposto le verità ultime».

Abbassamento che avanza.
È esattamente così, è terribilmente così. La nostra civiltà è vittima di sé stessa e noi siamo nel tritacarne. Nella spasmodica ricerca di una vita facile stiamo precipitando nell’abisso di una ignoranza globale.
Per la vita smart che ci viene prospettata dalla società non c’è bisogno di persone particolarmente acculturate e che si facciano troppe domande sul senso della vita. Non bisogna chiedersi se una cosa è giusta oppure se vale dal punto di vista etico o morale, se una cosa ha importanza assoluta, se travalica mode e modelli e supera l’effimero del momento. Il mondo non vuole persone sagge perché chi cerca troppe risposte crea problemi.
Meno cose sappiamo e meglio è. Meglio proporci una formazione data con una superficiale spennellata di nozioni; fermandosi a Wikipedia, per intendersi. Meno ragionamenti complessi siamo in grado di articolare e più sarà facile proporci idee standardizzate. Anche i libri di studio diventano sempre più semplici, con più schematizzazioni e figure. Ecco, io credo che il dono che dobbiamo farci è quello di impegnarci ogni giorno ad uscire da una prospettiva di banalità. È il più bel dono che possiamo fare alla nostra vita, alla nostra intelligenza e alle persone che ci sono amiche. Come fare non è semplice, ma è possibile. Dobbiamo smetterla di avvallare, di considerare giusto o normale tante storture che succedono ogni giorno. Smetterla di pensare che sia normale buttare la nostra testa nella massa, facendo sempre e solo quello che fanno tutti, pensando sempre e solo quello che pensano tutti.
Dobbiamo approfondire argomenti e problemi e alcuni, quelli fondamentali, considerarli mai esauriti; ragionarci sempre sopra e usare tutti i parametri, usare cuore, fede e ragione e anche l’esperienza che si accumula negli anni di vita. Dobbiamo smetterla di farci bastare quello che leggiamo su un giornale pensando che sia la verità; che sia così e basta perché lo dice la televisione. Smetterla di consumare le nostre ore a scrivere, con qualsiasi tipo di tastiera, frasi che scrivono già tutti oppure girando pollici.
Non possiamo restare indifferenti a una vita che passa, alla nostra vita che filtra tra i giorni senza lasciare traccia. Dobbiamo imparare a donarci il tempo che ci viene donato. Ogni giorno possiamo farci il dono di costruire noi stessi, di pensare al mondo intorno a noi, di farci delle opinioni vere, di capire come funzionano le cose senza prendere partiti, ma comprendendo la complessità e l’interezza di ogni cosa.
È un dono che non finisce mai, dono che chiama sempre un altro dono. Quando avrai capito qualcosa capirai che c’è altro da capire, da approfondire. E quando avrai cominciato a comprendere sentirai che non puoi restare indifferente a ciò che accade.
Prima magari ti arrabbierai nei confronti della banalità, della stupidità e anche del male che ti circonda, poi ti impegnerai a fare tutto quello che puoi per salvare quel pezzo di mondo che puoi raggiungere: avrai scelto di non dare le dimissioni… dalla vita di adesso e da quella dell’Eternità.

Monica D’Atti