Un dono è sempre un dono, ci mancherebbe.

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Ma ci sono situazioni in cui la linea che divide dono e sacrificio, inteso come dono di sé, si fa davvero sottile tanto è lo sforzo, la passione e l’amore di chi l’ha fatto. E la cosa sorprende ancor di più, quando si ha l’impressione che questo dono anziché aver sottratto tempo, energie, affetti al donatore lo abbia invece arricchito, rendendo la sua vita più piena.
Questo è ciò che ho provato qualche tempo fa durante il battesimo di Cecilia, la figlia di una coppia di miei amici. Durante l’omelia ho assistito alla testimonianza di Don Dante Carraro, medico e sacerdote.
Don Dante dirige un’organizzazione non governativa che da più di sessant’anni si occupa di “accogliere e preparare studenti di medicina italiani e stranieri desiderosi di dedicare un periodo della loro attività professionale al servizio degli ospedali missionari e delle popolazioni più bisognose nei paesi in via di sviluppo”, il CUAMM-Medici con l’Africa.
Il CUAMM (Collegio Universitario Aspiranti Medici Missionari) nasce nel 1950 a Padova, per volere di un medico, il professor Francesco Canova, e del vescovo di Padova, monsignor Girolamo Bortignon.
Già durante gli anni cinquanta, i primi medici partono alla volta di paesi (15 in totale, 10 africani) in cui l’assistenza sanitaria è insufficiente e il diritto alla salute non garantito. Durante gli anni sessanta si delinea lo stile di lavoro del CUAMM: integrare gli ospedali missionari nella struttura sanitaria locale, coinvolgendo la gente del posto nell’amministrazione e, attraverso la formazione, nel personale medico. Per questo, oltre che per la preponderante vocazione africana (in particolare quella sud-sahariana), il CUAMM diventa CUAMM-Medici con l’Africa.

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Non “per” l’Africa come ci tengono a sottolineare ma “con” l’Africa, perché l’intenzione è davvero quella di condividere con la popolazione locale non solo i problemi ma anche le soluzioni, a partire dalla diffusione delle conoscenze mediche.
SaleInZucca_6C’è di più: partono per i paesi Africani (18 al massimo negli anni sessanta, oggi 7) anche logisti, tecnici, psicologi ed insegnanti per venire incontro a tutte quelle necessità di cui una struttura socio-sanitaria ha bisogno.
Durante sessantaquattro anni, i volontari del CUAMM si sono spesi affrontando malnutrizione, scarse condizione igieniche ed epidemie (HIV, malaria, tubercolosi ma anche frebbri emorragiche, durante una delle quali ha perso la vita la pediatra Maria Bonino, nel 2005). In una realtà in cui 1,2 milioni di neonati non arrivano al primo mese di vita e una donna su 26 muore di parto (negli stati “sviluppati” una su 7300), un particolare sforzo è perciò rivolto a migliorare le condizioni di salute delle mamme e dei bambini e alla formazione di medici e ostetriche, figure che in Italia sono presenti capillarmente nei nostri territori, ma che nell’Africa sudsahariana sono rari oltre ogni nostra immaginazione.
Numerosi sono stati i personaggi che hanno sostenuto il CUAMM, dal regista Carlo Mazzacurati, che ha realizzato un film-documentario (“Medici con l’Africa”), al cantante Nicolò Fabi, protagonista della campagna “Mio fratello è africano” in Uganda.

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Oggi, raccontava don Dante ritornato 40 giorni prima dalla Sierra Leone, i volontari del CUAMM si trovano a fronteggiare insieme alla popolazione l’epidemia di ebola che terrorizza il mondo e di cui io fino ad allora avevo sentito parlare solo attraverso internet, i giornali e la televisione. Sentire le stesse cose raccontate da chi le ha vissute in prima persona mi ha palesato quel che i mezzi di informazione non trasmettono: il dono che uomini e donne fanno all’umanità tutta lasciando per qualche tempo le proprie vite ordinarie per dedicarsi a chi ha bisogno e non trova aiuto; allo stesso tempo però, mettendo in serio pericolo la propria vita e dimostrando perciò un grande coraggio (la loro professionalità è ciò che lo distingue dall’ incoscienza).SaleInZucca_9
Questa perciò, come avrete capito, non è la biografia di un uomo o una donna, ma la storia di uomini e donne coraggiose che donano non solamente il loro tempo e le loro energie, ma anche e soprattutto le loro competenze e professionalità nel nome del loro prossimo, sia esso il vicino di casa o la madre africana con il suo bimbo.
Durante il racconto di don Dante, mi sono domandato più volte perché i genitori di Cecilia avessero chiesto proprio a lui di fare l’omelia e proprio questa omelia. La risposta l’ha data don Dante alla fine del suo discorso, facendo gli auguri alla piccola in un giorno così importante: “Ti auguro, Cecilia, di viverla fino in fondo questa vita, di spenderla per gli altri!”, che non può voler dire altro che DONARLA.

SaleInZucca_8“Anche questa per fortuna è l’Italia: un patrimonio di generosità, dedizione, spirito di sacrificio accumulato in sei decenni. È un riconoscimento e un omaggio che faccio anche a nome della Nazione e dell’Istituzione Repubblicana”. Giorgio Napolitano, Padova, 11 novembre 2010

Se vuoi saperne di più e per contribuire a sostenere il CUAMM: www.mediciconlafrica.org

Francesco Barbariol