DAL LIBRO DI GIOBBE (Gb 1,13-22)
Un giorno accadde che, mentre i suoi figli e le sue figlie stavano mangiando e bevendo vino in casa del fratello maggiore, un messaggero venne da Giobbe e gli disse: “I buoi stavano arando e le asine pascolando vicino ad essi.
I Sabei hanno fatto irruzione, li hanno portati via e hanno passato a fil di spada i guardiani. Sono scampato soltanto io per raccontartelo”. Mentre egli ancora parlava, entrò un altro e disse: “Un fuoco divino è caduto dal cielo: si è appiccato alle pecore e ai guardiani e li ha divorati. Sono scampato soltanto io per raccontartelo”. Mentre egli ancora parlava, entrò un altro e disse: “I Caldei hanno formato tre bande: sono piombati sopra i cammelli e li hanno portati via e hanno passato a fil di spada i guardiani. Sono scampato soltanto io per raccontartelo”. Mentre egli ancora parlava, entrò un altro e disse: “I tuoi figli e le tue figlie stavano mangiando e bevendo vino in casa del loro fratello maggiore, quand’ecco un vento impetuoso si è scatenato da oltre il deserto: ha investito i quattro lati della casa, che è rovinata sui giovani e sono morti. Sono scampato soltanto io per raccontartelo”. Allora Giobbe si alzò e si stracciò il mantello; si rase il capo, cadde a terra, si prostrò e disse:

“Nudo uscii dal grembo di mia madre,
e nudo vi ritornerò.
Il Signore ha dato, il Signore ha tolto,
sia benedetto il nome del Signore!”.

In tutto questo Giobbe non peccò e non attribuì a Dio nulla di ingiusto.

 

La gioia del dono

LA TRISTEZZA NON È FATTA PER NOI!! Ho la piena convinzione, per non dire l’assoluta certezza, che la vita non può che diventare un peso insopportabile e opprimente se nel nostro cuore non splende il sole!! Tutti noi siamo fatti per la gioia e senza di essa non trova forma perfetta la nostra vita. Ci sarebbero realmente, per chi ha gli occhi per riconoscerli, mille motivi splendidi per avere il cuore in festa per tutto ciò che il Signore ci ha messo fra le mani. Eppure mi capita spesso di soffrire, profondamente, nel sentire il racconto di giovani apatici e disorientati davanti al dispiegarsi dei loro giorni e della loro vita. In questi casi vorrei poter essere un po’ come Gesù al tempio, vorrei potermi alzare e con una cordicella far piazza pulita di tutti quei pensieri cattivi che come mercanti schiamazzanti, ladri, fanno i loro interessi malvagi nel bel tempio di Dio che é il cuore dell’uomo!! Chi mi conosce lo sa, lo dico spesso, se quest’oggi iniziassimo a ringraziare e a godere per ogni dono che il Signore ha messo nelle nostre mani non avremmo il tempo materiale per essere tristi o per lamentarci!!!
Infatti la più bella, la più potente e vera medicina contro la tristezza è la lode…. pura e semplice!!! Sei triste, non ti sembra di avere abbastanza o di non essere abbastanza bravo buono e bello???… Ok, datti da fare per cambiare, per migliorare… Ma prima inizia a lodare, a godere di ciò che già c’é, a dire ogni giorno almeno 3 grazie per ciò che sei e per ciò che già hai! Il Signore un giorno ha detto “se non diventerete come bambini non entrerete nel regno di cieli” e proprio questa è la sfida che ogni aspirante cittadino del Suo regno é chiamato ad affrontare!
C’é proprio da recuperare quello stupore, quella gioia, che accompagna ogni bambino che si mette ad esplorare il mondo intorno a se!! Ai suoi occhi tutto è nuovo, tutto ha un suo fascino, tutto è avvolto dallo stupore. Non importa che una cosa sia grande o piccola… anche davanti al più piccolo fiore i nostri occhi si possono smarrire persi nella bellezza!!! Non lasciamo che lo spettro della quotidianità e del già visto si depositi, come una cupa patina di polvere, sul prodigio sempre nuovo che la vita è e deve continuare ad essere.

La fragilità del dono

La vita è un dono, è tutta un dono, è solo un dono e non la si può ne vivere né godere se non la si capisce entrando nella logica che il dono ha in se… IL DONO É SOLO DONO e quindi … NON É DOVUTO!!!
La certezza, la consapevolezza, che quello che c’è (quello che sono e quello che vivo) é solo un dono, una cosa che c’è ma che potrebbe anche non esserci, rende infinitamente importante e prezioso, tutt’altro che banale, ogni minuto (oserei dire ogni attimo) della vita! Quanto è semplice, quanto é banale e di poco conto l’acqua… Ma se venisse a mancare??!!! Siamo fatti per la gioia, siamo fatti per la felicità e abbiamo 10.000 motivi per ringraziare il Signore per i suoi doni ma ognuno di noi purtroppo ha anche fatto (o prima o poi farà!) l’esperienza dolorosa della perdita, del “venire a mancare”.
È proprio lì che ci accorgiamo di quanto prezioso, veramente importante, era quel dono che avevamo fra le mani. Credo di poterlo dire con tranquillità: QUANTO PIÙ PREZIOSO È IL DONO, TANTO PIÙ PREZIOSA E DELICATA, É LA GESTIONE DELLA PERDITA DEL DONO!! Per questo ho scelto Il brano che ci presenta la figura del “Giusto Giobbe”, di un uomo che “il divisore” (Giobbe 1,7-12; 2, 2-4) ha cercato di far vacillare toccandolo nei doni più preziosi e cari sino a mettere a repentaglio anche quello più importante e basilare: la sua stessa vita!!

Doni e donatore!!

Quale sofferenza, quale tragedia… ritrovarsi spogliati e impotenti, nudi, dentro le disavventure della vita!! Davanti a Giobbe resto letteralmente a bocca aperta, quasi smarrito. La sua incrollabile, indelebile, giustizia mi fa quasi paura. Uomo di Dio nell’abbondanza e nella gioia “facile”, resta uomo della lode anche quando la vita arriva a spogliarlo di tutto ciò che ha ed é!
“Nudo uscii dal grembo di mia madre, e nudo vi ritornerò. Il Signore ha dato, il Signore ha tolto, SIA BENEDETTO IL NOME DEL SIGNORE!”.
E davanti a tutto questo non possono non risuonare nella mente le parole del recente canto del rinnovamento, bellissimo e geniale, “LODE AL NOME TUO” (Se ancora non lo conoscete vi consiglio di fiondarvi subito su YouTube e ascoltarlo sino a renderlo l’automatica colonna sonora di queste parole e della vostra vita!!). Per non sbagliare, per non peccare, per non venire meno nelle prove a noi non resta che la “SCELTA” di “restare nella lode”, di resistere rifiutando di abdicare allo sconforto del cuore. Nella tenebra più profonda, nel buio più avvolgente
Giobbe continua a benedire, a dire bene, di quel “Dio dei doni” che tutto sembra fortemente contraddire e sarà solo il suo stare davanti alla sua bontà infinita (che i fatti sembrano smentire) che gli aprirà la possibilità di entrare nella benedizione di quel Dio che solo può trasformare in un dono più grande (buono, concreto e vero) ciò che di bene non ha proprio nulla… Neanche l’apparenza.
E CHE GIOIA ALLORA SIA… E CHE SIA VERA!!!

Frate Andrea Cova