Quella che sto per raccontare è la storia di un cuore, la vita di un cuore. Già, perchè tra tutti gli organi del nostro corpo il cuore è certamente quello che più identifichiamo con la vita.

Tradizionalmente poi, al cuore attribuiamo il ruolo di custode delle nostre emozioni e dei nostri sentimenti, primo tra tutti l’amore.
Un cuore che batte è vita, un cuore che batte è amore. Questa è anche la storia NON di un uomo o di una donna presi singolarmente, ma di un uomo e di una donna insieme: due pallavolisti, Federica Lisi e Vigor Bovolenta.

Federica Lisi nasce nel 1976, a Roma. Fin da piccola il suo cuore batte per la pallavolo. A quattordici anni comincia la sua carriera agonistica ed esordisce a sedici in serie A1, la massima serie. È brava Federica, ha talento, lavora sodo e viene chiamata in nazionale.

Vigor Bovolenta nasce due anni prima di Federica, nel 1974 a Porto Vito (RO) in Polesine. Un paesino tranquillo, “senza troppe distrazioni”, come diceva lui, “dove potersi appassionare ad uno sport dedicandocisi totalmente”. La sua dedizione lo porta ad esordire a 15 anni prima tra i dilettanti e poi tra i professionisti; subito chiamato da il “Messaggero volley” di Ravenna. Appena arrivato, la squadra vince scudetto e Coppa Italia e inizia così per Vigor una carriera brillantissima: tre Coppe dei Campioni, una Coppa CEV e due Supercoppe Europee. Dopo Ravenna, Vigor gioca a Ferrara, Roma, Palermo.

Ma non è finita qui: anche lui come Federica viene chiamato in nazionale ed è uno di quella “generazione di fenomeni” (questo l’appellativo con cui veniva chiamata la squadra italiana di pallavolo più forte di tutti i tempi, allenata da Velasco) in grado di arginare lo strapotere delle squadre dell’est. Con l’Italia di Velasco, il Gigante del Polesine, così era stato soprannominato per la sua altezza, vince quattro edizioni della World League, una Coppa del Mondo e due Europei, oltre all’argento ai Giochi olimpici di Atlanta 1996 e all’Europeo in Repubblica Ceca.Biografie_2
Le vite di Federica e Vigor ad un tratto si incrociano. Si innamorano, si sposano e scelgono di avere una famiglia. Federica lascia la pallavolo giocata “perché se vuoi fare una famiglia e crescerla ti ci devi dedicare”, dice. Vigor dopo 21 anni di serie A sceglie di giocare in serie B2 a Forlì, vicino a Ravenna, dove avevano scelto di abitare: “Ho iniziato a 15 anni, allontanandomi da mio papà Gino, mamma Luciana e mia sorella Ambra. Oggi scelgo di rimanere vicino a Federica e ai miei quattro bambini. Dopo che loro sono stati al mio fianco, credo sia arrivato il momento che io cammini al loro fianco.” Il 24 marzo 2012 è un sabato e Vigor gioca in traferta, a Macerata.

È alla battuta, batte e appena la palla oltrepassa la rete chiede aiuto e si accascia. Muore qualche ora dopo, all’ospedale. Il suo cuore, improvvisamente, ha cessato di battere. La vita di Vigor si ferma assieme al suo cuore, ma non quella di Vigor e Federica, non quella della loro famiglia. Pochi giorni dopo il funerale, durante un’ecografia Federica scopre di essere incinta del loro quinto figlio, Andrea, nato il 30 ottobre 2012. Inaspettato, come la morte del suo papà.

È meraviglioso pensare che la prima cosa che si cerca durante un’ecografia è il battito del cuore del bambino. Dopo due anni dalla partenza di Vigor, Federica vive ancora a Ravenna, insieme ai loro cinque figli.
Sul braccio ha tatuati cinque cuori. Ha deciso di scrivere un libro, per raccontare chi era Vigor: “Bovo era il classico trascinatore. In campo e fuori, in famiglia e con gli amici. Ai figli trasmetteva quegli stessi valori che l’avevano reso solido, forte, altruista. Valori semplici, coltivati attraverso un allenamento quotidiano: la lealtà, il sentirsi sempre squadra, l’essere amici nei momenti belli, ma, soprattutto, in quelli difficili,
non avere nemici e darsi sempre una mano, accontentarsi di poco per essere felici.

Era innamorato della vita, della sua famiglia, dello sport, delle persone.”
La storia di Vigor e Federica è una storia di amore semplice, quotidiano, fatto di scelte condivise e per l’altro. Un amore fedele, anche dopo la morte di Vigor: “Noi non ci lasceremo mai” si intitola il libro di Federica, che ha scelto di scrivere “per rimettere insieme le mie due metà, la Federica di prima e quella di adesso. E voglio farlo perché i
miei bambini mi abbiano tutta intera, quella che conoscevano prima del 24 marzo 2012 e quella che hanno conosciuto dopo, dal 25 marzo 2012 in poi.
Due cose completamente diverse ma che alla fine formano me, la loro madre. E comunque, anche se a volte mi sembra di avere avuto due vite, so che non è possibile. Magari avessi potuto averne due. Una delle due l’avrei data a Bovo.”

Francesco Barbariol