Se provate a domandare a qualcuno chi è Maria Montessori, la risposta più frequente sarà di certo: “Quella delle mille lire!” Esatto, è proprio lei. Ma, anche se in Italia i più la ricordano prevalentemente per questa curiosità numismatica, all’estero Maria Montessori è una donna molto nota e stimata per ciò che ha fatto. Possiamo dire che Maria Montessori è stata una donna A-NORMALE. Se avete voglia di sapere perché, andiamo avanti.

Maria Montessori nasce nella seconda metà dell’ottocento (1870) a Chiaravalle, nelle Marche. La sua è una famiglia colta e la vorrebbe insegnante.
Ma a Maria piacciono le materie scientifiche, in cui si dimostra particolarmente brillante, e la sua passione per la biologia la spinge a scegliere la facoltà di medicina. Niente di strano si potrebbe pensare. E invece una cosa che per noi può sembrare scontata, a fine ottocento non lo è affatto. Maria, donna, ha bisogno dell’aiuto del papa, Leone XIII, per poter superare le resistenze nientemeno che del ministro e accedere alla facoltà. Sembra una vicenda da Medioevo, davvero, ma sono passati meno di 150 anni. Maria, che predilige l’osservazione dei pazienti e l’attività di laboratorio, si dimostra molto capace, tanto da ricevere addirittura premi e menzioni durante gli studi, finchè nel 1896 giunge alla laurea, una delle prime donne a laurearsi in medicina in Italia. Già questo basterebbe a motivare la nostra affermazione iniziale. Ma c’è di più. Appassiontasi alla letteratura scientifica francese che racconta i casi di bambini selvaggi, allevati dagli animali, comincia ad occuparsi del recupero dei bambini con problemi psichici, che erano definiti anormali, allo scopo di inserirli nella comunità.
Applica quindi il metodo scientifico alla pedagogia e sviluppa un metodo educativo che ben presto si rende conto essere applicabile con successo a tutti i bambini.
È un metodo ben strutturato, che a differenza delle teorie pedagogiche del tempo, mette al centro il bambino e la sua spontaneità ed autenticità. Tutto è a misura di bambino, a partire dall’ambiente scolastico che deve consentirgli di esprimersi spontaneamente. Con il suo metodo, Maria Montessori intende favorire la normalizzazione, cioè il processo di ritorno alla condizione “normale” del bambino. Per la Montessori infatti, il bambino è normalmente operoso e volenteroso di soddisfare i suoi bisogni, compreso quello di apprendere. Il principio alla base del metodo educativo di Maria Montessori è riassunto in queste due belle frasi:

“Il bambino è il maestro di se stesso” 
“Il bambino è il padre dell’uomo”.

Maria Montessori coglie la fondamentale importanza dell’educazione del bambino di oggi per la crescita e la formazione dell’uomo di domani, che contribuirà alla pace del mondo.
Baden Powell, contemporaneo di Maria Montessori, si dimostra molto interessato alle sue idee e al metodo educativo e i due si scrivono alcune lettere. Anche Mussolini mostra un certo interessamento, prevalentemente legato al successo che Maria Montessori sta riscuotendo all’estero. Per questo in un primo momento favorisce la diffusione del metodo Montessori ma nel 1934, come avviene anche per lo scoutismo, ordina la chiusura di tutte le scuole Montessori. Maria, in rotta con il regime fascista, lascia l’Italia e trascorre molto tempo in India e quindi, finita la guerra, in Europa.

Muore in Olanda, nel 1952 e sulla sua tomba si legge, in italiano:

“Io prego i cari bambini, che possono tutto, di unirsi a me per la costruzione
della pace negli uomini e nel mondo”.

Alla luce di tutto questo è chiaro come la A-normalità sia stata davvero un filo conduttore nella vita di Maria Montessori: lei, donna fuori dal comune per l’epoca in cui è vissuta, si è occupata per tutta la vita dell’educazione dei bambini per tirar fuori da ciascuno di essi quel potenziale (ricordate il 5% di buono?) che normalmente c’è in ognuno.

“Ciò che è tolto al bambino impoverisce
l’adulto, ciò che gli è dato arrichisce tutta l’umanità”.