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RIFLETTI
L’occhio vede soltanto la sabbia, ma il cuore illuminato è in grado
di vedere la fine del deserto e la terra fertile”.
(proverbio orientale)

Abbiamo bisogno di speranza per approdare alla terra fertile che per ciascuno di noi si chiama “forza di osare di più, capacità di inventarsi, fremito di speranze nuove, ebbrezza di camminare insieme, solidarietà generosa, comunione profonda, in una parola “prendere il largo” con “fiducioso ottimismo”, per dare un apporto significativo alla nostra Europa, la terra beata che ci ospita e ci dona le sue ricchezze.

Allora, perché non osare la speranza?
Rileggo un brano del Mt 10,5-7, “Chiamati a sé i dodici, Gesù li inviò, dopo averli così istruiti: predicate che il Regno dei cieli è vicino… Guarite gli infermi, risuscitate i morti, sanate i lebbrosi…”.
Ognuno di noi, oggi in Europa, è il 13° apostolo, ognuno scrive il suo quinto vangelo, riceve la stessa missione dei 12. Non esiste alcuna scuola che insegni a diventare apostolo, salvo quella di Gesù, perché non sono le parole che contano, ma la passione e lo stupore che contengono. E come testimoniare che Dio è vicino se in noi non brucia questa passione? Osiamo allora la speranza e domandiamoci: concretamente, che cosa possiamo fare?

“Innanzitutto fidarci di Dio e del suo Vangelo. Il Vangelo della speranza non delude. Nelle vicissitudini della storia di ieri e di oggi è luce che illumina e orienta il cammino;
è forza che sostiene nelle prove; è profezia di un mondo nuovo; è indicazione di inizio nuovo; è invito a tracciare vie sempre nuove che sboccano nell’Europa dello Spirito,
per farne una vera «casa comune» dove è gioia vivere.”
(p. Ermes Ronchi)
Siamo chiamati a essere sentinelle vigili, sognatori e profeti, secondo la bella affermazione di padre David Maria Turoldo:
“Manda Signore ancora profeti, uomini certi di Dio”.
Le sentinelle non temono la notte, anzi hanno il coraggio di immergersi consapevolmente nella notte, di dire che la notte è notte, ma la loro anima è tutta tesa verso l’aurora, verso il sole.
Hanno il coraggio di stare con amore sul treno della storia, di questa nostra storia difficile e complessa.
Susanna Tamaro, nel suo volume dal titolo Più fuoco più vento, ha scritto: “Il cammino interiore è simile al lavoro che una volta facevano gli uomini per accendere il
fuoco: si batte e si ribatte una pietra contro l’altra, senza stancarsi, finché scocca la scintilla. Per nascere il fuoco ha bisogno del legno ma per divampare deve aspettare
il vento. Cerca dunque sempre il fuoco nella tua vita, attendi il vento, perché senza fuoco e senza vento i giorni non sono molto diversi da una mediocre prigionia”.
Bisogna sempre ripartire da zero, ma essendo forte della forza dello Spirito, essendo fiducioso che Dio ci aiuta e ci precede, che Dio è la nostra forza.
Per essere annunciatori e annunciatrici credibili della pace di Cristo abbiamo bisogno del vento dello Spirito. Abbiamo bisogno dello Spirito per attizzare il  fuoco. Abbiamo bisogno che Egli ci insegni che la fedeltà alle nostre radici e al futuro della storia diventa feconda e creativa nel silenzio dell’adorazione, davanti all’infinita
Trascendenza di Dio.

Elena Pillepich