Mi sembra giusto aprire questa rubrica con un saluto, un ringraziamento e un augurio di buona strada a don Fabio che con questo numero cessa la sua collaborazione con CdM. La sua mancanza si sentirà certamente almeno per questo numero in cui hanno chiesto a me sostituirlo… abbiate quindi molta pazienza.
E ora torniamo a noi. Quando i Beatles pubblicavano il loro primo disco, un rock, inizialmente melodico e poi sempre più duro, anche il mondo, soprattutto quello occidentale, iniziò a battere un ritmo più accelerato.
Il contesto storico vedeva una realtà politica sostanzialmente distinta in due blocchi: l’Oriente e l’Occidente. Anche la chiesa percepì la volontà di mutamento che la storia, anche nel mondo cattolico, reclamava.
Bisognava assumere una decisa e lucida posizione di fronte alle esigenze di rinnovamento che l’umanità si aspettava. Il Concilio Vaticano II in uno dei suoi più celebri documenti, la Gaudium et Spes, invitava i cristiani di ogni parte del globo a rendersi conto di quanto il mondo fosse cambiato e di come mettersi in rapporto con esso. Parlando di politica questo documento interviene anche a proposito della collaborazione di tutti alla vita pubblica:
“I partiti devono promuovere ciò che, a loro parere, è richiesto dal bene comune; mai però è lecito anteporre il proprio interesse a tale bene. Bisogna curare assiduamente la educazione civica e politica, oggi particolarmente necessaria, sia per l’insieme del popolo, sia soprattutto per i giovani, affinché tutti i cittadini possano svolgere il loro ruolo nella vita della comunità politica.
Coloro che sono o possono diventare idonei per l’esercizio dell’arte politica, così difficile, ma insieme così nobile, vi si preparino e si preoccupino di esercitarla senza badare al proprio interesse e a vantaggi materiali.
Agiscano con integrità e saggezza contro l’ingiustizia e l’oppressione, l’assolutismo e l’intolleranza d’un solo uomo e d’un solo partito politico; si prodighino con sincerità ed equità al servizio di tutti, anzi con l’amore e la fortezza richiesti dalla vita politica”.
[Gaudium et Spes]
Attenzione, si tratta di una frase consegnata al mondo quasi cinquant’anni fa: in questo mezzo secolo, in Italia e nel mondo, sicuramente tanti cristiani hanno fatto della politica una missione, hanno saputo andare al di là di interessi personali e particolarismi, e sono diventati grandi e forse persino santi (almeno a voce di popolo). Eppure sembra che la realtà che abbiamo vissuto negli ultimi tempi mandi in frantumi concetti come questo. Di chi parliamo? Dei politici che i media ci presentano? Chi è che si prodiga più per il bene comune?
Ad osservare quanto è accaduto negli ultimi anni in Italia ci si può ragionevolmente chiedere se abbiamo vissuto un “incidente di percorso”.
Eppure: gaudium et spes, gioia e speranza!
Questa lapidaria espressione torna a riecheggiare più forte che mai anche nel terzo millennio. E’ questa, forse, l’era in cui la gioia e la speranza, anche in politica, sarà determinata da nuove modalità di relazione tra i soggetti che compongono le polis. La costituzione del Concilio termina citando Gesù che nel Vangelo descrive come saranno riconosciuti i suoi discepoli:
“…se vi amerete gli uni gli altri”, e questo perché “niente possono desiderare più ardentemente che servire con maggiore generosità ed efficacia gli uomini del mondo contemporaneo”.
Questo comincia intorno a noi, nel metro quadro che ci sta intorno come diceva B.P, o nel nostro orizzonte di normalità come ama ripetere don Ciotti , nel contesto in cui siamo inseriti e non a caso ci troviamo a vivere.
Mi piace sempre citare Tiziano Terzani che nel suo libro Lettere contro la guerra dice: “bisogna cominciare a cambiare atteggiamento, a prendere le decisioni che ci riguardano e riguardano gli altri sulla base di più moralità e meno interesse. Facciamo più quello che è giusto, invece di quel che ci conviene. Educhiamo i nostri figli (ma anche noi stessi mi permetto di aggiungere) ad
essere onesti e non furbi. È il momento di uscire allo scoperto; è il momento d’impegnarsi per i valori in cui si crede”.
È questa la via. Tutti noi possiamo fare molto e contribuire positivamente, perché questa politica è alla nostra portata.
Sulla crisi attuale di valori tante persone di buona volontà desiderano anche oggi ripensare alla politica come “amore degli amori”. Vale certamente la pena ripetere ancora: Gaudium et Spes.
Giorgio Sclip