La Guida e lo Scout considerano proprio onore il meritare fiducia: qualcosa di simile deve avere pensato anche Paula, protagonista della Famiglia Bélier e figlia di Rodolphe e Gigi, di professione contadini. Loro sono sordi, mentre Paula ci sente: lei, pur avendo solo sedici anni, è la più impegnata della famiglia. Oltre che frequentare il liceo, Paula fa da interprete a tutto tondo per i genitori e il fratellino: gestisce le relazioni con l’impiegata della banca, accoglie in fattoria il veterinario giunto per la nascita di un vitellino, accompagna la famiglia al mercato dove parla coi clienti per la vendita del formaggio da loro prodotto. Paula fa da interprete perfino nella campagna elettorale del papà, che ha deciso di candidarsi a sindaco e si trova quindi ad avere a che fare con le telecamere in casa e i dibattiti cittadini. Una gran responsabilità dunque, che Paula porta avanti con determinazione.
Fino a che… l’insegnante di canto trova in lei una dote unica, una voce superba, che la porta a duettare nella recita di fine anno con Gabriel, suo compagno di classe che le piace. Ma non è finita, vi è ancora in serbo una sorpresa per Paula: il maestro di canto la incoraggia a partecipare ad un concorso per giovani talenti a RadioFrance a Parigi, dove pure dovrebbe trasferirsi per studiare se venisse scelta. A questo punto Paula attraversa un periodo di vera e propria crisi: da una parte vorrebbe inseguire il proprio sogno e studiare canto; dall’altra, ha paura di abbandonare i propri genitori, la cui vita senza l’aiuto della figlia sarebbe effettivamente più difficoltosa. Paula sente molto il peso delle proprie responsabilità (“Considera suo onore il meritare fiducia”), e non se la sente di lasciare la propria famiglia.
Quando trova il coraggio di rivelare le proprie intenzioni alla famiglia, i genitori sperimentano un dolore che li coglie impreparati, quello della separazione e dell’abbandono. Paula si rende conto di quel che ha provocato, e preferirebbe non aver mai neppure pensato di andare a Parigi. Le cose cambiano solo quando i genitori, assistendo alla recita di fine anno della figlia, si accorgono di quanto il canto di Paula venga apprezzato e faccia commuovere gli altri presenti. In una scena molto toccante, in cui il padre Rodolphe poggia una mano sul petto della figlia chiedendole di cantare e tramutando così la mano nel suo orecchio, la tristezza si trasforma in gioia: la gioia di essere accolti. I genitori “accolgono” veramente Paula in famiglia, poiché fino ad allora l’avevano considerata quella “diversa”, quella non sorda ed esposta ai pericoli della società.
I genitori acconsentono che Paula si rechi a Parigi a studiare e da quel momento la famiglia appare più unita che mai. Dal dolore della separazione si passa alla gioia dell’amore: una magia che diventa concreta in questo film, che vi consiglio di vedere per conto vostro o nell’ambito di un ciclo Inchiesta-Capitolo-Impresa con la vostra Capo Fuoco o il vostro Capo Clan. Con la logica dell’amore si trova sempre una soluzione e le barriere non esistono: l’amore diventa gioia di essere accettati per quello che si è, senza finzioni. Nella mia vita scout, l’esperienza della Squadriglia e della vita in Clan hanno sempre significato questo per me: essere accolto con tutti i miei pregi e difetti. Un’esperienza che diventa un “marchio di fabbrica”, che rende noi scout liberi dalle mode e dalla paura degli altri: anche nel rapporto con il nostro fidanzato o la nostra fidanzata, ne amiamo ogni sfaccettatura, compresi i piccoli nei. Questa è la gioia dell’amore.
Titolo La Famille Bélier
Paese Francia
Anno 2014
Durata 105 min
Regia Éric Lartigau
Premio César 2015 per il miglior film.
(premio assegnato al miglior film di produzione francese uscito nelle sale cinematografiche nel corso dell’anno precedente)
Massimo Pirola