C’è un momento in cui il cuore trova pace, dove una risposta ti accarezza dopo lo sconcerto e la sorpresa, o la rabbia e la delusione, dopo la gioia, o il dolore… è lì, in quell’attimo nel quale capisci che niente accade a caso.
Scusate, sono partita dalla fine. Il discorso è lungo, lunghissimo. A ciascuno di noi, semplici anime di passaggio in questo mondo, viene richiesto un lavoro potente da fare dentro sé stessi: acquisire la capacità di guardarsi intorno, di mettere insieme eventi della vita, a volte momenti insignificanti, incontri fortuiti e rapidi, o grossi eventi, anche traumatici e dare un senso a tutto per non perdersi.
Li chiamiamo imprevisti, li chiamiamo casualità. Spesso li consideriamo inciampi perché non fanno parte del nostro progetto, non rientrano tra i nostri desideri, non è ciò per cui abbiamo lavorato o ci siamo mossi.
Eppure spesso, dopo anni e anni, voltandosi indietro, potremo capire il senso del nostro cammino e di come bivi imprevedibili ci abbiano portato in luoghi straordinari.
Certo, questo lo potremo verificare solo più avanti, quando la nostra vita si sarà un po’ dipanata. Invece nel presente un imprevisto è un imprevisto e ci obbliga a rimodellare i nostri programmi, nel bene e nel male. Nel momento che accade ci sono nuove scelte da fare, a volte minime e immediate e a volte più importanti e pesanti.
Però è un fatto che nella nostra vita non potremo mai arrivare ad aver previsto tutto. Potremo fare del nostro meglio per preparare tanto, potremo anche essere pronti ad affrontare un cane che morde perché conosciamo il segno di pista del cane che morde (come dice il titolo di questo numero di CdM), ma non sempre chi ci precede potrà averci lasciato sul sentiero il pettine di sassi a segnale del rischio. Io sono fermamente convinta che il fatto di non riuscire a prevedere tutto sia un dono, uno di quelli che il Signore si è divertito a farci. Ci ha dato il libero arbitrio, ci ha lasciato liberi di andare e di decidere, ma come un padre amoroso ci ha voluto donare uno spicchio di meraviglia, un angolo di visuale nascosta oltre la quale non possiamo vedere se non dopo, se non quando svoltiamo l’angolo. In quella porzione velata la Provvidenza gioca con noi.
La cosa affascinante è che Lei è veramente geniale e alla fine ciò che accade, oltre ad essere inatteso, è anche bellissimo. E ci racconta di un Amore dolcissimo.
Quando la Provvidenza arriva, imprevista e impensata, ha sempre delle sorprese svelando ciò che ha ideato per noi. La tenerezza è la Sua cifra e la meraviglia è il Suo lascito.
Allora quasi quasi si comincia a desiderare l’imprevisto.
Mettersi sulla strada della vita accettando quella fetta di incognito, quella parte di cammino non organizzato, quel tratto non pianificato. Noi e il nostro zaino ben fatto, con l’equipaggiamento che abbiamo imparato a selezionare e poi quella tasca vuota, che non abbiamo riempito, dove sappiamo non esserci una assenza ma esserci una presenza. La tasca vuota, il tratto di cartina non scaricato o fotocopiato, il tempo non calcolato al minuto, i luoghi delle soste incerti.
Tutto spazio per esporsi a Dio, per restare lontano dalla nostra protezione quasi presuntuosa di persone che hanno già previsto tutto, che hanno preparato con umana efficienza la propria strada.

Il Signore è il mio pastore, non manco di nulla… il salmo accompagna i passi della mia vita mentre vado verso la Meta. Non so per quali sentieri, non so quando arriverò. Nessuno di noi sa niente, né per sé, né per gli altri. C’è solo una potente certezza da custodire nel centro del cuore ed è il pensiero che niente accade a caso. Con fede conserviamo questa prospettiva perché alla fine è l’unica certezza che possiamo avere. Il cane potrà sempre tagliarci la strada di traverso abbaiando, minaccerà di morderci, ci farà paura.
E probabilmente, mentre cerchiamo di pensare come affrontarlo, se aspettare o deviare la strada, o fargli vedere il robusto bastone che teniamo in mano, in quel momento il Proprietario della casa ci verrà incontro e invitandoci a entrare ci farà sedere, e ci offrirà pane e vino.
L’Amore aspettava, era alla finestra sapendo del nostro passaggio e noi abbiamo rischiato di non incontrarlo mentre andavamo via veloci con i nostri passi troppo sicuri… ma qualcosa accade e niente è a caso.

Gli dèi ci creano tante sorprese:
l’atteso non si compie,
e all’inatteso un dio apre la via.
Euripide, Baccanti, 406 a.c.

Monica D’Atti