Pazienza ragazzo, conta fino a tre, conta anche fino a 10. Resisti, calmati, non reagire subito.
Così ci viene detto, cosi qualcuno ci ha sicuramente consigliato in più di una occasione nella nostra vita. Non bisogna avere fretta, non bisogna prendere tutto di petto, non si deve reagire all’istante.
Saggio suggerimento ancora più avveduto e salutare se si tratta di evitare uno scontro, di vincere una rabbia improvvisa dovuta a un diverbio, a uno sgarbo.
Pensate a quante cose stupide avvengono tra persone solo perché non si è atteso un attimo prima di avventarsi contro qualcuno che ti si parava davanti. Cose stupide e terribili che a volte portano anche alla morte.
Serve la pazienza dell’attimo; e anche la pazienza del forte che sa gestire sé stesso nel turbine. Dove il ritmo cardiaco accelera lui sa sospendere il tempo riprendendo le fila dell’evento e sa lasciare passare quei secondi che potrebbero scontrarsi tra di loro provocando la tempesta. Parole e mani rimangono in stasi; gli attimi passano e si portano via la burrasca, il vento si calma, le nuvole si diradano. In piedi rimane chi ha vinto per calma.
Ma c’è anche la pazienza del costruttore, dello stratega, del pensatore. Sembra quasi un talento fuori moda quello del temporeggiatore.
In tempi passati ha permesso anche di vincere guerre importanti: la capacità di attendere con strategia, di pensare e osservare le mosse altrui, l’abilità nel prevedere e pianificare senza dissipare le
risorse. Pazienza hanno le madri con il figlio che cresce, pazienza hanno gli educatori, anche i capi scout, con i ragazzi che guidano nel grande gioco. Pazienza ha la natura che cellula dopo cellula
genera il mondo. Pazienza ha Dio con ogni anima inquieta, con ogni credente che si crede credente senza capire cosa vuol dire veramente credere e con ogni disperato che non vuole cedere alla Speranza.
Pazienza non abbiamo forse più noi, abituati alle risposte pronte. Noi che preferiamo trovare quelle già costruite da altri senza fare la fatica di capire, di mettere insieme indizi, idee, informazioni.
Il confronto lo facciamo fare ai motori di ricerca. Loro sono veloci, reagiscono in fretta e ci danno subito riscontro.
Sarà la risposta migliore? Chissà… però è la più veloce, la più comoda, la più smart. Anzi, con una app non c’è neanche più bisogno di navigare e dover guardare tra le prime voci di Google. È già tutto scelto.
Altri per noi hanno già deciso.
La pazienza sembra così quasi apparire una roba per i fessi, per i poco furbi, per chi non è fast e smart. La pazienza è di chi perde tempo ad approfondire e a fermarsi sui particolari. Cose inutili in questo mondo che macina vite e sogni.
Ma la pazienza può anche costruire mondi, realizzare opere, deviare i fiumi della storia.
All’Euromoot ho seguito per giorni e sere, e a volte fino a notte, il lavoro di tanti di voi, ragazzi, sul Mobilia Scriptoria. Ho visto quello che pensavo non esistesse più, ho visto quello che si racconta nei libri.
Chini su un foglio di carta preziosa a comporre carattere dopo carattere, parola dopo parola, il Vangelo. Ho visto la pazienza del costruire, del mettere insieme il bello con amore. Una di quelle sere, nel silenzio della notte che dava spazio solo al canto dei grilli, l’antico e il nuovo si incontravano nel lavoro di una scolta polacca che guardando i caratteri gotici dal suo smartphone componeva la sua pagina. In questa pace aspettavo che finisse il suo lavoro e intanto pensavo al miracolo che secoli fa diede i natali all’Europa.
Silenziosi e pazienti monaci benedettini insegnarono al mondo sconvolto e disorientato di allora che si poteva trovare il perfetto equilibrio tra vita terrena e celeste; che il lavoro che costruisce ed unisce era la spina dorsale della rinascita del singolo e della comunità.
Che solo insieme, e grazie a ciascuno, ci si sarebbe potuti ritrovare. Le pazienti maniche rimboccate e le ginocchia piegate costruendo ogni giorno qualcosa in più per il mondo e per la Vita Eterna.
Immanente e trascendente, il qui e l’Oltre. Se vogliamo ne siamo ancora capaci: voi ragazzi… e anche noi capi, ragazzi più cresciuti. Costruiamo con pazienza il nostro “monastero” in questa vita.
Raduniamo amici, formiamo famiglie, lavoriamo per il bello e per il buono. Usiamo il buono che ci offre questo mondo moderno e costruiamo il bello che salva le anime, la nostra e quella degli altri. Tutto il resto non serve… con pazienza scarteremo l’inutile e anche se dovremo contare fino a 1.000 non stanchiamoci mai di credere che ce la faremo.

Monica D’Atti