Quando sento parlare delle strade della civiltà, vo’ cercando col cuore le strade del Vangelo. Dicono furono le strade dell’Impero a far camminare i portatori del Vangelo.
È vero: ma che viandanti diversi! Senza il passo delle legioni, senza armi, senza bastoni, senza borsa, senza calzari… Come pecore in mezzo ai lupi… Che strani camminatori! E che strani conquistatori! Fuggitivi, perseguitati, ammanettati, guardati a vista… Lungo la strada è cominciata la chiesa: lungo le strade del mondo la chiesa continua. Non occorre, per entrarvi, né battere alla porta, né fare anticamera. Camminate e la troverete: camminate e vi sarà accanto, camminate e sarete nella chiesa.
da “Tempo di credere” di Don Primo Mazzolari

Non so se mi stancherò mai di leggere queste parole. È tra i miei brani preferiti, tra le frasi che si conservano per sempre. Si sente l’eco dei passi, la fisicità del cammino, la polvere di basolati consunti. E per me racconta di come evangelizzazione non può essere disgiunta da cammino, da strada: Vangelo e strada formano un connubio inscindibile. Saranno gli anni e anni di scoutismo? I sovrapposti anni di pellegrinaggi? È una mia deformazione? Ditemi almeno che sono in vostra buona compagnia… perché si sa… chi cammina, ha bisogno anche di questo: di avere buoni compagni di strada. Comunque la storia di questo forte rapporto fisico è chiara: la Buona Novella è tutta una storia di cammini.
Gesù nasce sulla via, in un ospitale occasionale; viene visitato da gente che stava sulla strada, pastori e Magi; fugge in Egitto e in seguito, nella sua infanzia, compie annuali pellegrinaggi a Gerusalemme. Poi comincia il tempo della predicazione e anche qui c’è sempre una eco di passi chiara e forte.
I primi apostoli li chiama mentre camminava, e se li porta dietro su tutte le strade per tre anni. Evocativo anche il fatto che in seguito i suoi discepoli saranno chiamati “quelli della Via”. Come possiamo quindi, noi, pensare di restare fermi? Siamo di quella genia, di quel ceppo. Gli orizzonti per noi non sono statici e immutabili panorami. Non è la vista dal terrazzo che ci interessa. La vita è sulla strada; sulla strada che tutti i giorni percorriamo e lungo la quale incontriamo gli altri, il nostro prossimo. Le strade del mio quotidiano possono diventare le strade dove passa anche il Vangelo e sono io che devo riuscire a portarlo, sono io il messaggero. Quante persone posso affidare a Dio all’inizio del giorno, mentre cammino per andare verso la scuola o verso il lavoro?
Anche solo rivolgendo un sorriso a chi incontro e una preghiera al Signore. Anche il mio paese, la mia città, che a volte attraverso a fatica, con la tristezza nel cuore osservandone il disordine, la sporcizia, il rumore, l’incuria… anche lei ha bisogno di un affidamento e ancora di più, di un atto di amore, di un mio piccolo gesto di amore. Quale sarà oggi il mio agire? Quale attenzione dedicherò agli uomini e ai luoghi? Anche se loro non lo sanno essi sono il mio portone della chiesa, è l’ecclesia, la comunità che Dio mi ha consegnato, che ha messo a portata dei miei piedi. Luoghi e persone che posso raggiungere.
Devo solo restare in forma, devo tenere aggiornato il mio programma di allenamento. Devo tenere lontane poltrone sprofondanti, che afflosciano muscoli, che con gli anni si dimenticheranno di esistere e non ritroverò più… ciò che si lascia andare non torna, e cartilagini e articolazioni che il muscolo non avrà sostenuto negli anni belli della gioventù si ritroveranno doloranti nel primo avanzare degli anni. Devo tenere sveglia la mia testa, abile alla lettura dei segni degli uomini, delle loro richieste di aiuto, dei loro bisogni e insufficienze.
Devo tenere attento il mio cuore, sensibile ai segnali della Provvidenza, ai messaggi di Dio. Devo allenarmi alla lettura della Parola del Signore, capace di interpretarla, disposto a scendere nella profondità delle parole per riportarle poi su, nel mio vissuto, nel mio presente. È una educazione fisica costante quella che devo fare, globale e completa. Ogni muscolo è coinvolto. Ogni neurone è chiamato in attività. Del resto, se non servisse ogni parte di me, Dio non me l’avrebbe regalata. Che spettacolo questo pezzettino di argilla all’opera. Il mio fisico ogni mattina si sveglia pronto per cominciare la marcia.
Ogni giorno posso.

Monica D’Atti