Chi di voi conosce Judy Murray? Si tratta di una coach del tennis, nonché mamma di due campioni professionisti britannici di questo sport, Andy e Jamie Murray.
Ultimamente ha invitato i genitori a togliere dalle mani dei propri figli oggetti super tecnologici per sostituirli con racchette da tennis. Vediamo allora cosa ha detto nello specifico, per riflettere sul rapporto tra sport (tra salute e forza fisica) e tecnologia. In una intervista al quotidiano scozzese “The Sun” Judy ha raccontato che trascorre 27 ore all’anno al telefonino tra messaggi, chiamate ed e-mail, ma consiglia ai genitori delle nuove generazioni di invitare i propri ragazzi a staccarsi dalla tecnologia per dedicarsi alla socializzazione.
Mamma Murray, classe 1959, sta svolgendo una campagna di promozione dell’attività sportiva in moltissime scuole della Scozia, per invitare le famiglie a trascorre più tempo assieme, facendo attività fisica e salutare. Secondo studi scientifici, genitori e figli sono parecchio “connessi” in termini digitali: le famiglie si tengono in contatto inviandosi quasi 5.500 messaggi, 260 post sui social media ed oltre 400 chiamate ogni anno.
Addirittura 5 persone su 10 hanno inviato messaggi o fatto telefonate a membri della famiglia pur trovandosi sotto lo stesso tetto, ad esempio in stanze diverse della casa. I dati fanno ancora più scalpore se si considera che, sempre secondo le statistiche, i familiari analizzati trascorrono solo un’ora al giorno faccia a faccia. Su questo punto Judy Murray ha voluto soffermarsi, evidenziando quanto sia importante che mamme e papà invitino i propri figli a fare attività sportiva:

“Sotto molti aspetti, certamente, non riusciamo più a fare a meno della tecnologia, questa ci apre molte porte e ci consente di essere in contatto con ogni angolo del mondo in ogni istante, anche con la nostra famiglia – ha dichiarato Judy – uso molto spesso What’s App per restare in contatto con i miei amici o con Jamie ed Andy che, ovviamente, con il lavoro che fanno sono in giro per il mondo la maggior parte dell’anno”.

Poi aggiunge:
“È bellissimo restare in contatto soprattutto con Skype e Facetime che ti permettono di vederti in faccia avendo una conversazione più realistica. In termini effettivi le famiglie sono più connesse ora rispetto al passato, ma lo sono tramite strumenti tecnologici. Il rovescio della medaglia è quindi il fatto che la tecnologia è diventata la via di comunicazione prioritaria e può avere un impatto nel modo in cui interagiamo verbalmente o socializziamo di persona. Io non sono tra quelli che controllano il telefono prima di andare a letto o quando si svegliano; preferisco leggere un libro prima di dormire. Ed è molto pericoloso quando si inizia ad essere troppo attaccati allo smartphone”.

Attenzione dunque:
“[…] dobbiamo stare attenti in quanto genitori, insegnanti o allenatori, proteggendo i bambini e facendo sì che crescano comunicando liberamente, senza oggetti di ultima generazione, con amici e adulti. Quando sei seduto di fronte allo schermo sei completamente sedentario e non ti muovi in alcun modo. Puoi anche giocare a calcio o fare sport con i videogame, ma questo non è minimamente paragonabile con il fare attività all’aria aperta e attivamente”.

Infine conclude:
“Attraverso il lavoro che sto svolgendo nelle scuole ho potuto vedere moltissimi bambini sovrappeso e scoordinati semplicemente perché non sono fisicamente attivi quanto dovrebbero. Anche i miei figli da piccoli avevano la PlayStation o il Nintendo con cui giocare, ma non potevano portarli in giro come fanno ora i bambini con tablet e telefonini”.

Allora mi e ti chiedo:

  • La prossima volta che dovrò “contattare” una sorella Scolta o un fratello Rover per parlargli della prossima attività da organizzare, invece di usare WhatsApp, non sarebbe meglio chiedergli di incontrarci al bar?
  • Se dovrò chiedere un consiglio alla Capo Fuoco o al Capo Clan, invece di inviargli un sms, non sarebbe meglio invitarla/o a farci una passeggiata?
  • Per quanto riguarda l’argomento salute e forza fisica: mi dà più gusto guardarmi un bel video di montagna su YouTube oppure conquistare una vetta con le mie forze, insieme alla mia Comunità di Fuoco/Clan?

Le risposte io non le ho; per queste domande ognuno ha la risposta giusta per sé stessa/o.

Emanuele Porcacchia