Chiara è diventata scout a 17 anni. È stata Scolta e ha preso la Partenza. A 26 anni, il giorno prima di partire per il campo estivo di Riparto, ha la febbre ed avverte un dolore diffuso per tutto il corpo. Ricoverata in ospedale, scopre di avere la leucemia. Inizia per Chiara un periodo di sofferenza, paura, incertezza e infine rinascita.
Un anno e mezzo dopo, nel dicembre del 1998, Chiara muore all’ospedale Niguarda di Milano. Il diario di Chiara ci mette di fronte alla realtà della sua vita: giorno per giorno, ci racconta fin dall’inizio il suo sgomento e la sua paura, poi la voglia di lottare e allo stesso tempo lo scoraggiamento per l’improvvisa malattia. La paura di morire, la paura di non aver più figli dal proprio grembo se mai la malattia venisse sconfitta: il grido rivolto a Dio, come quello di Gesù sulla croce. Quante volte siamo tentati di perdere la fiducia in Gesù, di credere che Lui non sia più con noi…
25 luglio 1997
Ciao mondo, ciao buon Dio. Avrei dovuto essere al campo scout ora, invece bigio un giorno… Ieri avevo la febbre e tanto male dappertutto. […] Domani salgo al campo: è di nuovo route! Che bello.
6 agosto 1997
Ciao buon Dio. Domani è il mio compleanno. 26 anni. Sono in ospedale a Nigurda. Ho la leucemia. Ho pochissimi globuli bianchi, 1.900, pochissime
piastrine, 7.000 su 350.000. sembra tutto un film, un sogno o non so bene che cosa. Sembra una sfiga tanto grande da non poter essere vera. Sembra un gioco, uno scherzo, non so, non sembra possibile che una cosa così sia realmente successa, a me, che sia vero. […] Sono piccola, ho 26 anni, cazzo. Non ci posso credere. Ecco.
Pian piano, Chiara diventa una risposta al dolore del mondo, alla sofferenza che è spesso così inspiegabile: una luce di speranza, che combatte con energia contro quella malattia che potrebbe invece solo rattristarla. La sua rabbia diventa voglia di reinventare il mondo, di sovvertire le regole di una società che ci vuole tristi e depressi se non assomigliamo alle persone di successo che i media ci propongono: non ci rendiamo conto di avere già tutto per essere felici, ci vogliono far credere che ci manchi sempre qualcosa. Chiara ci stravolge e ci insegna che si può essere felici anche avendo poco tra le mani, anche sapendo di dover morire entro qualche mese. Questo è il senso del nostro essere scout cristiani, questo è quel che traspare anche dai successivi passi del diario.
8 marzo 1998
… Ho appeso al muro un’icona di Isacco; mi sento un po’ come lui, che cammina con Abramo verso il monte del sacrificio. Papà, dice Isacco, e si guarda intorno. Papà, dov’è il caprone? Abramo cammina con la legna ed il coltello in mano: Non preoccuparti Isacco, non preoccuparti . Isacco si guarda attorno… Certo, del papà ci si fida… però… Papà… ma… e il caprone dov’è? Tutti noi sappiamo che questa storia va a finire bene. Vero? O almeno lo speriamo, pur senza capire bene il senso di questa prova.
9 marzo 1998
Oggi ho pensato che anche se muoio non ho vissuto invano, è bello. Non conto di morire presto, però è bello dire OK, se devo morire va bene, ho vissuto a fondo e bene. Della mia vita sono contenta. Bravo buon Dio, e brava Chiara. Buona notte! ! ! Ho letto che la sofferenza non fa crescere solo chi la vive, ma anche la gente che le vive attorno, è vero. Amen.
Chiara è contagiosa. È un diario schietto e allegro, nonostante tutto: il dialogo con Dio è intenso e dal tono confidenziale, come Chiara ha imparato a rivolgersi a Lui. Dal funerale di Chiara traspare lo spirito di Risurrezione, nonostante il dolore, e molti ne rimangono impressionati. Qualche giorno dopo a casa sua, seguendo quelle che erano state le sue indicazioni, si tiene la “grande festa del ricordo e della vita”, a cui partecipano moltissime persone, proprio come lei l’aveva sognata.
Massimo Pirola