Bergoglio è stato in visita al Parlamento europeo in un viaggio di sole quattro ore. Tra i temi toccati nel discorso: la promozione dei diritti umani e la lotta alla “cultura dello scarto”.
“Quale dignità esiste quando manca la possibilità di esprimere liberamente il proprio pensiero o di professare senza costrizione la propria fede religiosa?
Quale dignità è possibile senza una cornice giuridica chiara, che limiti il dominio della forza e faccia prevalere la legge sulla tirannia del potere?
Quale dignità può mai avere un uomo o una donna fatto oggetto di ogni genere di discriminazione? Quale dignità potrà mai trovare una persona che non ha il cibo o il minimo essenziale per vivere e, peggio ancora, il lavoro che lo unge di dignità?”.
Durissimo l’esame di coscienza che Papa Francesco ha rivolto a “un’Europa nonna e non più fertile e vivace”. Nel suo storico discorso al Parlamento di Strasburgo nel 2014, il secondo di un Papa dopo quello del 1988 pronunciato da San Giovanni Paolo II, Bergoglio ha sottolineato che “promuovere la dignità della persona significa riconoscere che essa possiede diritti inalienabili di cui non può essere privata ad arbitrio di alcuno e tanto meno a beneficio di interessi economici”.
Le nostre comunità sono segnate in questi ultimi anni da tanti interrogativi sul futuro della realtà lavorativa dei nostri territori, a causa della crisi economica che tutti conosciamo. L’interrogativo diffuso è: cosa fare? Come risolvere questi problemi?
Le nostre comunità cristiane non hanno soluzioni preconfezionate in tasca ma cercano vie nuove per esprimere solidarietà e sentimenti di vicinanza fraterna con le lavoratrici e i lavoratori che rischiano, o hanno perso il lavoro ma anche con tutti quei giovani che non lo cercano più (NEET).
La Parola di Dio ancora ci ripete:
“Non temere, perché io sono con te”
(Is. 43,5)
- Perché il lavoro sia sempre rispettoso della dignità di ogni persona e venga vissuto da parte di tutti con responsabilità e con solidarietà, e sia per tutti sorgente di speranza.
- Perché di fronte ai molti problemi incontrati nel mondo del lavoro non ci si scoraggi e non ci si chiuda nella difesa egoistica degli interessi personali o di gruppo, ma si rinnovi l’impegno nell’affrontarli insieme e per il bene di tutti. (…)
- Perché ci sentiamo vicini al dramma di coloro che hanno perso o rischiano di perdere il lavoro vedendo oscurarsi il futuro per loro e le famiglie.
- Perché cresca in noi, negli altri, nei lavoratori e datori di lavoro, nelle istituzioni, attenzione e sensibilità verso queste e altre situazioni di difficoltà, di disagio, di fatica e di sofferenza. Crediamo che sentire come propri i problemi degli altri, di ogni altro, chiunque esso sia, è segno di solidarietà e di autentica umanità.
Gesù Cristo, con la sua vita e morte, ha ricordato e mostrato a tutti che l’uomo riuscito non è l’individualista che pensa agli affari suoi, ma è colui che, consapevole di essere relazione aperta a tutti, riconosce il molto ricevuto dagli altri e il suo dono di collaborare perché il cammino comune diventi più umano, in particolare per i più deboli e indifesi.
Come Rover, Scolte, Capi Clan e Capo Fuoco:
- Vogliamo contribuire all’edificazione del bene comune, alla crescita in umanità della società nel suo insieme e nei singoli settori.
- Dobbiamo dire: se io non do il mio contributo le vicende andranno peggio e dovremo pagare tutti. Se non intervengo attraverso il mio lavoro, l’attenzione alle necessità, alle vicende del territorio, offrendo la mia partecipazione, vengo meno al dovere fondamentale della mia umanità, della mia fede in Gesù Cristo.
- Desideriamo superare l’idea diffusa dell’individualismo esasperante, principale origine delle molte ombre che gravano sul cammino della società; sarà possibile correggere l’errore di considerare come bene comune soltanto la difesa dei diritti privati, del bene personale, perseguiti individualmente (con il rischio che alcuni abbiano troppo e altri poco o nulla).
- Lavoriamo al bene comune, insieme di quelle condizioni che permettono ad ogni persona di raggiungere una autentica crescita umana non solo nel rispetto degli altri ma nella solidarietà con tutti gli uomini; non ricercando soltanto il “mio pane” ma il “pane nostro”, il pane che sfama la fame di vita, di dignità, di felicità, di amore e di partecipazione propri di ogni cuore umano.
Don Claudio Barboni – Assistente Nazionale Rover