Ho sentito dire una cosa del genere di recente. Mi ha davvero affascinato.
La coerenza libera l’uomo perché lo fa unico, unico nel senso che ciò che egli crede, ciò che egli sente e ciò che egli fa sono un tutt’uno, in armonia. Muhammad Yunus nasce in Bangladesh nel 1940, terzo di quattordici figli. Il Bangladesh è uno dei paesi più poveri al mondo e alla fame e alle malattie difficilmente si scampa.
In un contesto di povertà così diffusa, la madre di Muhammad lo educa sin da piccolo ad aprire la porta a chi ha di meno. Cinque dei suoi fratelli muoiono durante l’infanzia, nonostante suo padre sia benestante, un gioielliere. Egli incoraggia Muhammad a studiare, lo stimola a raggiungere un alto livello d’istruzione. Così dopo essersi trasferiti dal villaggio in cui vivevano alla città di Chittagong, Muhammad comincia la scuola e il suo impegno lo porta ad avere ottimi risultati. Prima di iscriversi all’università Muhammad ha la possibilità di cominciare a conoscere il mondo, grazie allo scoutismo. Si reca in India e in Canada per partecipare ad un Jamboree. Dopo essersi laureato in economia, lavora presso l’università di Chittagong e in quegli anni vince una borsa per un dottorato negli Stati Uniti che completa nel 1971. Nel 1974, mentre insegna economia all’Università di Chittagong, in Bangladesh scoppia una tremenda carestia. Un giorno mentre accompagna i suoi studenti in una visita ad un villaggio Muhammad realizza che c’è qualcosa di profondamente sbagliato in ciò che sta insegnando, nel modello economico che prevale e che non permette ai suoi concittadini di rialzarsi da un situazione di povertà dilagante, costretti a chiedere l’elemosina per sopravvivere. Ciò che lo illumina è l’incontro con una donna, che sta intrecciando del bambù per farne degli sgabelli. Appreso che la donna deve pagare il bambù al fornitore con il guadagno della vendita degli sgabelli non riuscendo a ricavarne nemmeno il necessario per sopravvivere, capisce che non c’è possibilità di emancipazione se i piccoli artigiani non hanno accesso al credito delle banche. Così con un gesto di fiducia, contrario a qualunque logica del mercato, ma non a ciò in cui Muhammad crede, presta a questa donna del denaro. Lo avrebbe restiuito quando avrebbe potuto restituirlo. Scopre che non solo questo denaro le consente di vivere, ma le consente anche di mettere in piedi una piccola rudimentale attività imprenditoriale. La donna si sente onorata della fiducia in lei riposta, stimolata a fare il proprio meglio per poter restituire il prestito.

Biografie_2
Sembra davvero una storia di un altro mondo, una di quelle che qualcuno potrebbe dire addirittura “favolesche”. Eppure qualche anno dopo, nel 1976, Muhammad fonda la prima banca per i poveri, basata sulla fiducia e sulla solidarietà. Nasce il cosiddetto microcredito e la banca che egli fonda, la Grameen Bank (letteralmente la “Banca del Villaggio”) è oggi una realtà in piena salute, l’istituto di credito più in salute del Bangladesh, con imitatori in 58 paesi nel mondo. Nel 2007, si stima abbia prestato 6,38 miliardi di dollari a 7,4 milioni di persone.
Per queste persone superare la soglia di povertà vuol dire mangiare cibo sano, vuol dire non vedere i loro bambini morire di diarrea o di polmonite, vuol dire avere una casa che non viene abbattuta ad ogni monsone. Non è tutto, l’impresa di Muhammad ha lasciato a bocca aperta i banchieri mondiali che mai avrebbero pensato che un sistema basato sull’accesso
al credito a chi non è in grado di dimostrare la capacità di restituire il prestito, quindi senza garanzie, e a tassi d’interesse accettabili fosse possibile.

Biografie_3
E invece non solo è possibile ma statistiche hanno mostrato che il rientro è tra il 95 e il 97%. Dopo 30 anni di attività, Muhammad Yunus e la Grameen Bank ricevono il Premio Nobel, non per l’economia, bensì per la pace perché, come recita la motivazione della Commissione aggiudicatrice: “Non può essere raggiunta una pace duratura se la gran parte della popolazione non trova la maniera per affrancarsi dalla povertà. Muhammad Yunus ha dimostrato di essere un leader che ha saputo trasformare una visione in una azione pratica per il beneficio di milioni di persone, non solo in Banglasesh, ma anche in molte altre parti del mondo.”
Sono convinto che Muhammad Yunus non abbia solamente “saputo” trasformare una visione in una azione pratica, ma l’abbia “voluto”, semplicemente, per coerenza.

Segui Muhammad Yunus: @Yunus_Centre

Francesco Barbariol