Io vorrei saperti amare come Dio
Che ti prende per mano, ma ti lascia anche andare
Vorrei saperti amare senza farti mai domande
Felice perchè esisti e così io posso darti il meglio di me.

Con la forza del mare, l’eternità dei giorni,
La gioia dei voli, la pace della sera,
L’immensità del cielo, come ti ama Dio.

Io vorrei saperti amare come ti ama Dio
Che ti conosce e ti accetta come sei
Tenerti tra le mani come i voli nell’azzurro
Felice perchè esisti e così io posso darti il meglio di me.

Con la forza del mare, l’eternità dei giorni,
La gioia dei voli, la pace della sera,
L’immensità del cielo, come ti ama Dio.

Io vorrei saperti amare come Dio
Che ti fa migliore con l’Amore che ti dona
Seguirti tra la gente con la gioia che hai dentro
Felice perchè esisti e così io posso darti il meglio di me.

Con la forza del mare, l’eternità dei giorni,
La gioia dei voli, la pace della sera,
L’immensità del cielo, come ti ama Dio.

Per ascoltare il canto
http://riviste.fse.it/carnetdimarcia/category/approfondimenti/canti/

Chi ben canta_2

Un tale si presenta alla porta del Paradiso. Dice: “Io sono il signor Tal di Tali, di professione avvocato, il mio studio era sempre affollatissimo, ma ai clienti poveri facevo lo sconto…”
“Taci –lo interruppe l’Angelo che custodisce le porte del Paradiso- è un brutto segno questo tuo parlare subito di te!
Va a chiamare i tuoi genitori, tua moglie, i tuoi figli, i tuoi vicini di casa, tutti quelli del tuo gruppo e mostraceli. Lasciali parlare di te. Lasciali parlare al posto tuo. Bisogna che si veda che vita vivono per causa tua, bisogna che si veda se hanno avuto delle gioie grazie a te… Mostraci anche in chi e in che cosa hai posto le tue compiacenze. Perché se disgraziatamente le hai poste solo in te stesso, se ti sei interessato, occupato e preoccupato solo di te stesso, tu sei dannato, anche se hai conservato la tua anima pulita e pura, avvolta in un panno, o nascosta sotto terra.
Ricordi il servo che aveva un talento, che l’aveva conservato bene, custodito con cura, e che poi fece a Dio tanti bei discorsi per vantare la sua precauzione?
Eppure è dannato!
E tu, signor Tal dei Tali, va a cercare gli altri. Dove sono gli altri? Che ne hai fatto degli altri…?”

1. A volte è molto comodo dare ciò che si ha, e molto più difficile dare ciò che si è. Aguzzare gli occhi, cogliere al volo i vuoti da colmare, non fermarsi alle grandi cose (imprese eroiche) ma alle piccole che sono a nostra portata.

Che cosa do di me stessa/o al mio ambiente? Ai problemi che agitano l’epoca in cui vivo?

2. Gli altri sono lo specchio del nostro amore. Guardando gli altri si ha la misura di quanto amiamo. Tanto più gli altri saranno felici, tanto più lo specchio sarà pulito, limpido e rifletterà bene l’immagine del nostro amore. Il nostro cuore dovrebbe essere come un lago in alta montagna: talmente limpido e puro che la montagna si riflette dentro e sembra non avere mai fine. Così deve essere il nostro amore verso gli altri, talmente limpido e puro che attraverso di esso si può vedere la nostra vera immagine: l’immagine di Dio, “Dio creò l’uomo a sua immagine; a immagine di Dio lo creò; maschio e femmina li creò.” (Gen. 1, 27)

E io Scolta, e io Rover, che cosa sto facendo, io, degli altri? Per gli altri? Per i miei genitori, per i miei fratelli e sorelle, per i miei compagni, per i miei amici, per quelli con cui vivo la mia vita? Per quelli che per caso incrocio sulla mia strada? Che vita vivono “gli altri” per causa mia? Che gioia hanno per mezzo mio?

3. Ci siamo mai fermati a pensare che, per chi ci sta vicino, siamo noi “gli altri”? Gli altri siamo noi! Dove ci porta questa riflessione?

Elena Pillepich