“Vi ho detto queste cose perché abbiate pace in me. Voi avrete tribolazioni nel mondo, ma abbiate fiducia: io ho vinto il mondo.” Giovanni 16, 33

Nel cammino della chiesa verso Pentecoste la liturgia ci ha proposto queste parole che Gesù ha pronunciato in prossimità della Passione. Ha appena profetiz zato che i suoi saranno dispersi: “Mi lascerete solo – dice – ma io non sono solo perché il Padre è con me”. Gesù ha aperto ai Discepoli il suo cuore, rivelando la bellezza della vita col Padre che gli viene offerta, i 12 credono di possederla già.

Il Signore ancora una volta ha pietà di loro. Non li con danna alla loro arroganza e non lascia che rimangano schiavi del presuntuoso credersi arrivati. Li mette di fronte alla loro debolezza, alla fragilità della loro vita che di lì a poco li farà temere per se stessi e fuggire davanti alla mi naccia di essere coinvolti nella passione del loro Maestro. Anche questo è un segno della sua misericordia.” (V. Paglia)

Questa sua confidenza è in funzione di una con segna importantissima per noi come è stato per i discepoli: possiamo sempre avere la pace in noi, purché siamo uniti a Gesù, riconoscendo il proprio bisogno. È questa infatti la pace vera: non il credere di essere esente da ogni problema, ma sapere che il Signore è pronto a soccorrerci in ogni situazione, per quanto grave possa essere. Questa consegna genera una forza interiore potente che porta fiducia: quella che ha fatto di uomini e donne fragili come San Pietro, San Paolo, San Giorgio, Beato Giovanni Paolo II, Beata Madre Teresa di Calcutta gente santa per la piena fiducia in Gesù. Avere fiducia in Gesù ci aiuta a credere che Gesù ha vinto le forze del male anche in ciascuno di noi, e che niente potrà veramente danneggiarci se rimaniamo uniti a Lui che è una cosa sola col Padre, nella forza dello Spirito Santo.

Fiducia
Non è solo il sentimento di chi si fida ma è il trova re, anche nei momenti di grandi sofferenze e davanti ostacoli , tranquilla sicurezza in Qualcuno.

Un momento di grande sofferenza in Italia si ebbe quando il Fascismo abolì lo scoutismo. Mussolini, il dittatore, non poteva sopportare che i ragazzi ita liani andassero dietro ad altre associazioni diverse dai Balilla che aveva fondato lui. Ad Argenta,vicino a Ravenna, i fascisti uccisero Don Giovanni Minzoni, il parroco, perché sosteneva gli scouts. Anche altrove in Italia gli scouts furono picchiati ed imprigionati solo perché scout. Tuttavia un gruppo di loro non si arrese: anche se era ufficialmente proibito, continuarono a riunirsi di nascosto con il nome di Aquile Randagie. Erano pochi ma duramente decisi a tenere duro: riu nendosi la sera, sempre con il rischio di essere scoper ti, realizzarono una leggendaria fedeltà allo scoutismo vissuto senza uniforme ma con l’anima profondamente convinta. Durante la seconda guerra mondiale, le Aquile Randagie portarono di nascosto in Svizzera moltissi mi perseguitati politici ed ebrei. Passavano per la Val Codèra su un sentiero così piccolo, sospeso nel vuoto, che nemmeno i nazisti osavano avventurarsi. In que- sta prospettiva religiosa lo stile scout, cioè il nostro modo di vivere secondo la legge, si trasforma nel no stro modo di essere uomini di Dio, testimonianze vi venti tra gli uomini che sanno dare e meritare fiducia.

L’esercizio spirituale del nostro cammino scout è quello di fare chiarezza in ciascuno di noi:

  • Quando incontriamo difficoltà e dolore ci agitiamo anche interiormente?
  •  Colpevolizziamo gli altri e la situazione?
  • Ci lasciamo andare al pessimismo?

Riflettiamo

  • Non bisogna mai darsi per vinti
  • Non bisogna essere dei superbi e presuntuosi
  • Bisogna darsi da fare, per far vedere quel che si è e ciò di cui si è capaci. In questo modo si può “merita re”, con onore, la fiducia del prossimo.

Preghiamo

Signore, ecco un nuovo giorno
con il suo carico di pensieri e di doveri
che ci danno fastidio.
Aiutaci a compiere il nostro dovere
con il sorriso sulle labbra e col volto sereno.
Che il nostro buon umore renda ancor più amabile il
nostro buon comportamento;
donaci di attendere per tutta la giornata ai nostri
impegni con animo lieto.
Che questa sera possiamo andare al meritato riposo,
stanchi ma soddisfatti, senza mai essere venuti meno al
nostro onore e quando andremo a riposare donaci un
buon sonno.

Scacciapensieri”
Sulla strada, in qualunque momento della giornata, possiamo con fede ripetere le parole del salmo: “Mia pace, mia forza e mio canto è il Signore” (cf. Sl 117)

Don Claudio Barboni – Assistente Nazionale Rover