2013.B.PREGHIERA.CANOA_.01ASCOLTA LA CANZONE ON LINE


Rifletti

Io credo, ad esempio che l’uomo non può realizzarsi senza la preghiera. Non voglio dire con questo che l’ateo non sia un uomo, … voglio dire che ciò che più manca è il rapporto col mistero, l’apertura sull’infinito di Dio; … si è persa l’unità di misura, … si è perso il dono e l’uso della contemplazione. Ed è un tempo senza canti. Oggi non si canta, oggi si urla, si grida. Tempo senza preghiera. Senza silenzio, e quindi senza ascolto.
Più nessuno ascolta nessuno. Fare silenzio vuol dire mettersi in ascolto. E questo era il più alto punto della preghiera: il cuore aperto alla confidenza di Dio.

La prima preghiera è quella della lode
Portare a Dio l’omaggio di tutta la creazione. Questa è la prima preghiera del mondo. La prima preghiera è cantare a nome di tutto il creato. È il cantico delle Creature di San Francesco, ed è Cantico delle Creature non perché le numera tutte, ma perché Francesco si fa voce di tutte le Creature e nel loro nome si mette a cantare

“Gioire con chi gioisce, piangere con chi piange, e farsi prossimo ad ogni emarginato, nella certezza di incontrare Dio. E tu di manifestarlo. O almeno, chiedere che questo avvenga; ecco la preghiera. Allora si realizza la terza dimensione dell’uomo: quella di essere fatto a “immagine e somiglianza di Dio”. Io sarò fatto a immagine e somiglianza di Dio quel giorno che amo, sarò fatto a immagine e somiglianza sua perché faccio comunione con tutte le creature, perché perdono, perché cerco di espandere la gioia,
perché faccio vivere, cerco che si faccia giustizia e si liberino gli oppressi, e che tutti siano rispettati, che io operi sempre per la pace. Perché questo è Dio, il Dio di Gesù Cristo. Non il Dio dell’interesse, ma il Dio dell’Amore. Questa è preghiera: chiedere almeno che sia così. La preghiera non è fuga dal mondo, … al contrario, è salire l’altare portato dal desiderio della stessa creazione a cantare e a lodare il Dio della terra e di tutti i cieli… è fare che la stessa storia diventi il luogo delle operazioni divine: in questo deserto dove egli scende, e dal rogo delle fiamme dove continua a parlarci: “Ha udito le voci dei suoi poveri ed egli è sceso a liberarli”   (Es. 3, 2.7-8)

Veramente questo è il discorso del fuoco; …c’è il fuoco e c’è la legna, …poi c’è legna e legna, quindi c’è fiamma e fiamma! C’è la pietà, sovrana e originaria, del momento liturgico, uguale all’irrompere del sole sulla creazione. E questa ha i suoi canti e i suoi incensi e le sue musiche; i suoi riti, i suoi silenzi; il suo particolare annunzio:
una preghiera dove si danno convegno il cielo e la terra, il tempo e l’eterno, la storia e il mistero. È il momento dove si forma continuamente il popolo di Dio. Poi la preghiera di gruppo, la preghiera della comunità. …se uno vuol sapere come vive una comunità, osservi come prega e se sa inventare la sua preghiera.
Per ultimo – o avanti tutto – la preghiera personale. Pregare è come respirare.
L’uomo che non prega è una creatura  senza dimensioni, senza infinito…  chi prega è l’uomo dal cuore che batte in sintonia col mondo.
…E così non v’è dono più grande, né  più grande impresa, che il dono del pregare. Nessuno infatti è un uomo così libero, non condizionato, non turbato né turbabile, come l’uomo di preghiera”.
(da PREGARE – forse il discorso più urgente – David Maria Turoldo)

Elena Pillepich