Cosa possiamo dire oggi, in questi tempi che sembrano restituirci solo l’orrore della politica, che ci fanno vedere l’obbrobrio di deputati senza onore, di persone che si fanno eleggere con lo stesso spirito con il quale comprano un gratta e vinci… nella speranza di non fare altro nella vita che campare a spese della comunità?
Perché questo è ciò che vediamo ed è la sola cosa che sembra succedere. Di amministratori virtuosi, quelli che si sono fatti eleggere credendo di poter fare qualcosa, di servire così come intendiamo noi il termine “Servizio”, sembrano non essercene più. Oppure a loro non viene dato potere per decidere cose buone, né soldi per realizzare, né autorizzazioni per muoversi. Forse sono pericolosi; chi lavora può far saltare l’equilibrio; chi si comporta onestamente danneggia anche te: digli di smettere! Sembrano queste le parole d’ordine che passano di bocca in bocca nei corridori dei palazzi del potere.

Sto facendo un quadro terribile? Sto esagerando? Purtroppo alla mia età ho già visto e conosciuto personalmente i politici sbagliati. Li ho conosciuti quando ho cercato di cambiare alcune cose, di costruire ciò che serviva per il bene comune e ho interpellato chi sedeva sulle poltrone sperando in qualche aiuto. Ho già sofferto, mi sono arrabbiata, mi sono opposta. Però poi ho
capito alcune cose. Intanto ho compreso che il più forte è chi non si arrende. E tanti di questi politici si sono arresi da tempo, arresi nel senso che hanno ceduto la loro vita per un piatto di lenticchie, per usare una similitudine biblica; hanno ceduto la loro dignità per restare agli ordini del sistema, incapaci di resistere al richiamo di una poltrona. Anche quelli che pensiamo potenti sono solo schiavi. Succubi della loro incapacità di andare oltre e di fare realmente le cose. Sono persone che senza rendersene conto vivono all’inferno e buttano via la vita. Hanno una gabbia all’apparenza dorata che devono tenere stretta ogni giorno rinnegando se stessi, dicendo una cosa e poi il suo contrario e poi le sue varianti o facendo finta di fare una cosa, o sorridendo o stringendo mille mani di persone sconosciute con le quali non condivideranno mai niente, delle quali non prenderanno a cuore nessun problema. È una vita tristissima per un uomo vero, ve lo assicuro. Lo potete vedere leggendo nei loro occhi… non c’è luce.

Quindi, per riprendere: siamo più forti noi se non ci arrendiamo. Se andiamo al di là e oltre questa politica che ci viene propinata dalla televisione ogni giorno e che è solo quella dei palazzi. Noi, a differenza di loro, viviamo nel mondo, noi possiamo veramente fare politica, essere per la polis, per la città. Abbiamo luoghi e amici; luoghi da custodire, amici e persone con cui lavorare e condividere una vita vera. Ci potranno tagliare le gambe con mille tasse e gabelle, ma non potranno toglierci il pezzo di cielo che conquisteremo e costruiremo facendo cose buone, facendo il bene.
Dice Gandalf nel Signore degli Anelli: “Non tocca a noi dominare tutte le maree del mondo, il nostro compito è di fare il possibile per la salvezza degli anni nei quali viviamo, sradicando il male dai campi che conosciamo”. Consiglio da fare nostro: cominciamo a sradicare! C’è una linea di resistenza da mettere a punto. Sradichiamo il luogo comune che ti fa pensare che ciò che non è tuo e che non è casa tua non sia di nessuno. E quindi lo si può distruggere, sporcare, alienare. Il bene comune massacrato per stupidità. Quante volte lo abbiamo visto fare da gente vicina o lontana, anche solo da quelli che abitano nel nostro condominio. Sradichiamo anche l’idea che l’importante è che ce la fai tu, e poi degli altri non ti interessa. Raccomandazioni, percorsi privilegiati, furbizie da sottobottega per avere un posto. Conquistare qualcosa senza fatica, senza imparare, senza diventare capace.

Sradichiamo poi l’idea che tutto ci è dovuto e che se non ci viene dato l’unica cosa è lamentarsi. Rimbocchiamoci le maniche e costruiamo noi il mondo che serve, che serve a noi e agli altri. So che sa tanto di utopia, di una cosa che non sta in nessun posto, come ci dice la radice della parola. Però vivere sopravvivendo e lamentandosi non ha tanto senso. E poi noi siamo scout e ancora prima cristiani, quindi persone con una prospettiva eterna. E siamo tanti. Possibile che non riusciamo a fare qualcosa di grande? Siamo diventati veramente sale così insipido? Rileggete Matteo 5,13: l’unico sale del mondo siamo noi…

Monica D’Atti