“Non si dica quella solita frase poco seria: la politica è una cosa “brutta”! No: l’impegno politico – cioè l’impegno diretto alla costruzione cristianamente ispirata della società in tutti i suoi ordinamenti a cominciare dall’economico – è un impegno di umanità e di santità: è un impegno che deve potere convogliare verso di sé gli sforzi di una vita tutta tessuta di preghiera, di meditazione, di prudenza, di fortezza, di giustizia e di carità.”

Giorgio La Pira è stato un politico italiano, che ha saputo tradurre in azioni concrete i suoi valori cristiani, per la realizzazione del bene comune. Nasce nel 1904 da una modesta famiglia della provincia ragusana. Dopo notevoli sacrifici si diploma in ragioneria e ottiene una laurea in giurisprudenza. Il crescente desiderio di comunione cristiana che manifesta, si concretizza nell’ordinazione come terziario domenicano. La sua missione laica verrà svolta, per sua stessa scelta, nella società come “libero apostolo del Signore”. Nel 1925 diventa professore di diritto romano all’Università di Firenze, città che diventerà suo punto di riferimento.
L’intensa attività di studio e ricerca è accompagnata da quella di scrittura su numerose riviste, alcune delle quali fondate da lui stesso, e di servizio: proprio a Firenze fonda la “Messa di San Procolo”, per l’assistenza spirituale e materiale
dei poveri. I suoi articoli sono aperte difese della  dignità e dei diritti della persona umana e condanna del regime fascista che in quegli anni la opprime. Per questo motivo la rivista “Princìpi” viene soppressa ed egli è ricercato dalla polizia e costretto a nascondersi a Roma e a Siena. L’attività politica si intensifica dopo la fine della guerra. Nel 1946 viene eletto all’Assemblea Costituente e partecipa alla stesura della nostra carta costituzionale, specialmente alla redazione dei Principi Fondamentali. L’attuale Art. 2 della Costituzione viene modellato proprio attorno alla sua proposta iniziale:

“la repubblica riconosce e garantisce i diritti inviolabili dell’uomo, sia come singolo, sia nelle formazioni sociali ove si svolge la sua personalità, e richiede l’adempimento dei doveri inderogabili di solidarietà politica, economica e sociale.”

Dopo essere stato sottosegretario al Ministero del Lavoro e Previdenza Sociale nel governo De Gasperi, nel 1951 diventa sindaco di Firenze. Nei due mandati svolti è protagonista di importanti iniziative per la città, che attraversa il difficile dopoguerra: dalla ricostruzione dei ponti distrutti sul fiume Arno, alla costruzione di case popolari, alla difesa del diritto all’occupazione di duemila operai fiorentini. Lavora instancabilmente per tradurre in fatti concreti i principi costituzionali quale la necessità di garantire a tutti un lavoro e una casa, come aveva spesso sostenuto nei suoi saggi e discorsi:

“Ebbene, signori Consiglieri, io ve lo dichiaro con fermezza fraterna ma decisa: voi avete nei miei confronti un solo diritto, quello di negarmi la fiducia! Ma non avete il diritto di dirmi: signor Sindaco non si interessi delle creature senza lavoro (licenziati o disoccupati), senza casa (sfrattati), senza assistenza (vecchi, malati, bambini, ecc.). È il mio dovere fondamentale questo: dovere che non ammette discriminazioni e che mi deriva prima che dalla mia posizione di capo della città – e quindi capo della unica e solidale famiglia cittadina – dalla mia coscienza di cristiano: c’è qui in giuoco la sostanza stessa della grazia e dell’Evangelo! Se c’è uno che soffre io ho un dovere preciso: intervenire in tutti i modi con tutti gli accorgimenti che l’amore suggerisce e che la legge fornisce, perché quella sofferenza sia o diminuita o lenita. Altra norma di condotta per un Sindaco in genere e per un Sindaco cristiano in ispecie non c’è!”.

A Firenze in questi anni viene aperta la prima casa-famiglia in Italia, grazie all’impegno di Giorgio La Pira, che cercherà anche di portare contributi alla pace mondiale: nel 1955 invitando a Firenze i sindaci delle capitali del mondo per siglare un patto di amicizia; nel 1958 cercando di promuovere il dialogo israelo-palestinese attraverso l’organizzazione dei Colloqui Mediterranei; nel 1965 recandosi di persona in Vietnam dal presidente Ho Chi Minh per mediare nel conflitto con gli Stati Uniti d’America.
Nel 1977, dopo essersi ritirato dall’attività politica, muore a Firenze e nel 1986 Giovanni Paolo II avvia il processo di beatificazione del Sindaco Santo, come lo chiamavano i poveri della “Messa di San Procolo”.

“la lotta nella città terrestre per dare il pane a coloro che non ne hanno, per vestire coloro che sono ignudi, è una condizione per divenire cittadini della città celeste.”

Francesco Barbariol