Una bella passeggiata

Oggi ho proprio voglia di farmi una bella passeggiata… topografica però! Ormai che la tanto attesa, bella stagione è arrivata non abbiamo più nessuna scusa per non avventurarci tra boschi e montagne. Meglio però, come avviene per tutte le nostre attività, essere preparati, perchè l’importante non è soltanto partire ma è soprattutto, essere capaci di tornare!!! Un buon modo per allenarci è quella che io chiamo la passeggiata topografica. Si tratta di un’attività che ho sperimentato per molti anni e che ha sempre regalato a tutti i partecipanti grandi soddisfazioni. Anche io sono sempre tornando a casa imparando qualcosa di nuovo. Di solito la organizzavo al campo estivo ma è possibile praticarla anche in una semplice uscita di due giorni. Anche il grado di difficoltà può essere tranquillamente deciso a seconda che si proponga ad un Alta Squadriglia, ad una prima branca, a Scolte e Rover o ad una Direzione di Gruppo.
A seconda di quello che prevedono i diversi metodi gli si potrà dare uno stile più avventuroso piuttosto che di sfida.
Il nome però non ci deve trarre in inganno perchè durante quest’attività non ci avventureremo soltanto tra coordinate, azimuth e curve di livello ma avremo modo, tra le altre cose, di conoscere meglio anche la natura che ci circonda, di sviluppare il nostro spirito di osservazione e perchè no, se proposta verso il tramonto anche di farci guidare dalle prime stelle della sera. Il materiale necessario è l’equipaggiamento standard del buon topografo.
Per cominciare ognuno dovrà avere la propria bussola, la cartina del luogo che si vuole esplorare ed il proprio quaderno di caccia. Lo scopo dell’attività è comprendere, non solo scolasticamente, ogni singolo simbolo della cartina. Per spiegarmi meglio: capire come è indicata una mulattiera camminandoci sopra.
Man mano che si diventa più esperti riusciremo ad apprezzare ogni piccolo particolare capendone anche la grande utilità ai fini dell’orientamento. Molto divertente è poi vedere come, nel corso del tempo, la natura ed a volte purtroppo, anche l’intervento dell’uomo, abbiamo mutato il paesaggio rispetto al momento in cui è stata creata la carta. Di solito quelle che avevo a disposizione erano almeno trent’anni più giovani di me. Non mi dimenticherò mai la volta in cui un fiume aveva cambiato il suo corso a tal punto che il vecchio ponte era ormai parallelo allo scorrere dell’acqua.
Visto che il caso non era isolato al solo ponte ricordo di aver organizzato un gioco di Kim lanciando la sfida di trovare le differenze tra carta e realtà. Nel rispetto della rinomata settimana enigmistica arrivammo fino a 7 differenze.
Entrando più nel concreto si comincia con l’orientare la cartina e si capisce dove siamo. È importante che tutti svolgano singolarmente ogni operazione.
Quando svolgevo quest’attività al campo andavo poi all’imbocco di ogni sentiero della zona percorrendolo per circa un km. Durante il percorso ci fermavamo ad osservare le tracce lasciate dagli animali, i cartelli segnaletici, la vegetazione. Come sempre era bello vedere sulla carta il simbolo di un faccio mentre approfittavamo dell’ombra della sua chioma. Alla fine della passeggiata il luogo del campo non aveva più segreti. Altra cosa molto importante è lasciare libertà ai ragazzi. Anche se si sta sbagliando strada bisogna avere la pazienza ed anche un pizzico di coraggio nel lascarli andare. I nostri ragazzi sono forti, si accorgeranno presto dell’errore e con la faccia tosta che li contraddistingue si vanteranno di aver aperto un nuovo sentiero. Mentre scrivo quest’articolo mi stanno venendo in mente molti ricordi legati a quest’attività, ma nessuno sarà bello come quelli che avrò dopo la mia prossima passeggiata… naturalmente una passeggiata topografica!

Gianni Cavallo

Tagged with: ,
Posted in 2013, 3/2013, Annualità, Nello Zaino