Un bivacco per Don Francesco

cassolL’articolo che segue riprende, con qualche piccolo adattamento, quanto pubblicato dalla Comunità Masci di Belluno sulla rivista Strade aperte.

Chiunque l’abbia provato sa bene che il cammino a contatto con la Natura è un modo per “fare strada nel cuore” oltre che nel creato. Un’idea bene espressa in un pensiero di don Francesco Cassol, il sacerdote Scout (era Assistente del Distretto Belluno – Trentino) ucciso con una fucilata mentre dormiva in un sacco a pelo, per terra, all’aperto,
nella notte del 22 agosto 2010, mentre partecipava ad un raid Goum, fra i luoghi deserti del Parco Nazionale dell’Alta Murgia, in Puglia. L’anno prima, nell’agosto 2009, così diceva ai partecipanti del suo Goum: “Andremo fuori per poter andare dentro; percorreremo prati disabitati e raggiungeremo confini lontani, ammirando ampi panorami per poter camminare dentro noi stessi e scoprire orizzonti interiori che non pensavamo esistessero. Buon cammino, nelle assolate Murge e nel vostro cuore”.
Il cammino a contatto con la Natura spesso favorisce la meditazione e la preghiera personale; si parla di spiritualità della strada, una proposta fatta propria dallo scautismo. All’interno dello scautismo bellunese era nata e cresciuta la vocazione al servizio e al sacerdozio di don Francesco Cassol, che, negli ultimi anni, era diventato un Maestro di Cammino e spiritualità.
Don Francesco era parroco di Longarone, il paese segnato dal disastro del Vajont; proprio a Longarone, il 26 febbraio 2012, nel corso della tradizionale Giornata del Ricordo (Thinking Day), le Associazioni dello Scautismo bellunese (AGESCI, FSE e MASCI), assieme alla sezione CAI di Belluno, lanciarono la proposta di intitolare alla sua memoria una casera situata nel territorio del Parco Nazionale Dolomiti Bellunesi: casera i Ronch, posta in un luogo isolato, sul versante Nord del monte Serva, a poche ore di cammino da Belluno. Il Comune di Belluno, proprietario di questa casera, restaurata nel corso del 2009, ha accolto in tempi rapidi questa proposta ed è stato quindi possibile, domenica 17 giugno, celebrare la cerimonia di trasformazione della vecchia “Casera i Ronch” in “Bivacco don Francesco Cassol”. Casera i Ronch è un luogo caro alla memoria della famiglia Cassol, perché, durante il periodo della Resistenza, qui trovava spesso rifugio Francesco Casagrande, fratello di Anita, mamma di don Francesco, che scelse di dare a suo figlio proprio il nome del fratello partigiano ucciso dai tedeschi.
La stessa signora Anita, di recente scomparsa, ricordava di aver passato da bambina presso questa casera delle piacevoli estati all’alpeggio. Il papà di don Francesco, Arcangelo, ricorda poi che la sua famiglia fu proprietaria di questa casera per circa tre anni, agli inizi del Novecento. Lo scopo di questa nuova intitolazione è però soprattutto quello, sull’esempio di don Francesco, di promuovere esperienze di cammino e spiritualità. I luoghi che circondano la casera ben si prestano infatti per proporre attività che facciano vivere e sperimentare la spiritualità della montagna; fra questi monti, a circa quindici anni, durante un’uscita di Alta Squadriglia, Francesco passò la sua prima ed indimenticabile notte all’aperto, esperienza ricordata anche durante un’intervista per la trasmissione televisiva “A Sua immagine”, in qualità di responsabile diocesano del Cammino delle Dolomiti (www.camminodelle dolomiti. it), una proposta di itinerari di riscoperta di fede, arte e natura fra le Dolomiti Bellunesi. Durante questa trasmissione, don Francesco aveva risposto così alla domanda: “Perché la montagna avvicina a Dio?”. “Primo perché tradizionalmente si pensa che Dio è in cielo, quindi la montagna è salire verso il cielo, quasi arrivare a toccare Dio, non con la pretesa di Babele. Secondo perché per andare in montagna si fa fatica e la fatica purifica e aiuta a liberarsi di tante cose inutili. Terzo perché in montagna si vedono da lontano tutte le cose che normalmente occupano la nostra vita, non cose cattive, ma cose che ci ingombrano, ci riempiono; quindi staccarsi per un po’ dalle cose che quotidianamente impegnano la nostra mente e il nostro cuore aiuta a scoprire qualcos’altro di più importante”.
La nostra speranza è che molti Scout, giovani e adulti, possano frequentare in futuro questo bivacco di montagna, per fare esperienze forti di cammino nel creato e nel cuore.

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Posted in 2012, 4/2012, Annualità, Compagni di Viaggio