Toccati nel profondo dallo sguardo di Gesù

Costanza Poli

Fissò lo sguardo su di lui, lo amò e gli disse: Va, vendi quello che hai e dallo ai poveri e vieni! Seguimi!” Su questo e altri brani abbiamo riflettuto durante l’Uscita Regionale di Spiritualità della Regione Nord svoltasi il 5-6 marzo all’Abbazia di Maguzzano in zona Desenzano del Garda.

Duecentoventi capo e capi scout dell’Italia settentrionale si sono dati appuntamento alla Chiesa di Sedena di Lonato del Garda (Brescia). Saremmo stati quasi duecentosettanta se non fosse stato per le condizioni metereologiche a dir poco avverse in tutto il nord Italia che non hanno permesso ad alcune persone di giungere al punto di ritrovo.

Eppure il desiderio di arrivare per regalarci un po’ di tempo buono per noi stessi era più forte della pioggia che batteva forte sul parabrezza in autostrada.

Sapere che probabilmente avrei camminato sotto un diluvio non mi preoccupava mentre a casa preparavo meticolosamente il mio equipaggiamento. L’idea di prendermi l’acqua era un prezzo che valeva la pena comunque pagare per un po’ di tempo ben investito per me, un tempo che andavo cercando quasi avidamente.

Eccomi seduta nell’angolo di uno degli altari laterali della chiesa di Sedena con orecchie, occhi, testa e cuore, soprattutto cuore, ad ascoltare, a fare mia la proposta.

Don Eddy ci ha mostrato un volto, degli occhi, ci ha chiesto di provare a cogliere niente di più e niente di meno di quello che ci troviamo già attorno nella nostra vita quotidiana.

Ci ha spronati a imparare a guardare con un’altra prospettiva la stessa realtà che viviamo ogni giorno. Non è la vita attorno a noi che cambia, siamo noi che decidiamo di cambiare il modo di guardarla, cogliendo l’opportunità di farlo ogni giorno, in ogni contesto.

Curioso interpretare il carpe diem non come qualcosa da prendere e consumare su due piedi, qualcosa da ingoiare avidamente, senza pensare alle conseguenze, ma come opportunità di mettere a frutto ogni momento che ci viene offerto, anche quello che ci sembrano insignificanti o addirittura insopportabili….

E’ stato ancora una volta illuminante e allo stesso tempo semplicemente disarmante sentirsi ripetere che l’incontro con Dio è una relazione concreta, è un fatto che accade nella vita. Non ha niente a che vedere con una percezione che “può sembrare”, un’emozione effimera, e non ha a che vedere con concetti filosofici, con pensieri che si mettono in fila in modo logico, che hanno un capo e una coda.

In una relazione quindi ci sono due persone, due sguardi che innanzitutto si incrociano e scelgono di restare a scrutarsi. E’ una porta con un’unica maniglia, e il Signore sta dalla parte dove questa non c’è perché sta solo dalla parte dove si trova ognuno di noi. Siamo noi che scegliamo se aprirgli, se accettare di incrociare il nostro sguardo con il suo.

La concretezza delle nostre intenzioni sta nelle azioni che sappiamo compiere ed è forse ciò che caratterizza il nostro essere persone e scout, il cercare di riagganciare il rapporto con il Signore attraverso la strada, compiuta in solitaria, come singole persone che hanno scelto di chiedere la Partenza, pronte ad accettare di attraversare le strade e cogliere le sfide della vita.

Perciò siamo partiti, in silenzio. Un silenzio a cui siamo stati fortemente spronati, una richiesta non semplice da accettare e mettere in pratica, ma della quale ho apprezzato l’utilità.

Durante il cammino personale eravamo accompagnati dall’ascolto di alcuni brani del Vangelo e di un tema di marcia in formato mp3. Ogni volta resta fra tutto, una frase, una parola, un’immagine, un’intuizione, che poi ti rimbomba in testa per giorni perché magari non ti torna….

La strada è servita per creare un senso di serena tranquillità, un animo predisposto a mettersi in ascolto.

L’oscurità che ben presto è sopraggiunta sui nostri passi, ha inizialmente generato in me un senso di spaesamento e reso il mio cammino un po’ più incerto, obbligandomi a sforzarmi a scrutare attorno per carpire qualche indicazione, rumore o luce che avrebbe potuto consolidare le mie certezze sulla strada rimasta da percorrere per raggiungere l’Abbazia di Maguzzano.

Un piccolo spuntino, del tè caldo, uno scambio di battute con chi man mano arrivava, sono bastati per rinvigorire il corpo e raccogliersi nella chiesa per l’Adorazione al Santissimo. Nel frattempo a nostra disposizione c’era la possibilità di accostarsi al Sacramento della Riconciliazione.

La Santa Messa successiva è stata molto partecipata. L’omelia sul Vangelo del Figliol Prodigo è rimasta impressa per l’immagine eloquente della casa del Signore paragonata senza timore ad un albergo dove ognuno è libero di andare e venire, logica perfettamente contraria a quella usuale ben rivendicata dalla citazione “questa casa non è un albergo”.

Domenica le lodi mattutine e poi un gioco a quattro tappe che ci hanno trasmesso chiaramente il significato di alcune azioni appartenenti alla pratica di vita di un cristiano e che ci hanno lasciato un segno ciascuna:

L’Eucarestia: è rimasto il gesto concreto di prendere un pezzo di pane e mangiarlo lentamente tenendolo fra le mani. Rievocando il racconto dell’ultima cena, ognuno di noi stava di fronte al suo posto a tavola, apparecchiato apposta per lui. Questa tappa ha lasciato il senso dell’appagamento di chi si sente atteso, chiamato per nome, e accolto come fosse a casa sua. Gesù infatti entra in relazione con gli apostoli, con la gente, con i peccatori soprattutto stando a tavola con loro, mangiando e gustando insieme, perché questo è segno di affetto, di legame, di relazione. Ad ognuno di noi è chiesto di rivivere questo gesto sacramentale attualizzandolo nella nostra vita, facendolo diventare memoriale in cui ogni volta c’è Gesù. Il senso di consumare l’Eucarestia, il pane, il Corpo di Cristo è quindi richiesto anche a noi: divenire dono eucaristico per gli altri, metterci al Servizio.

L’Ascolto della parola: nel frastuono della vita quotidiana, riproposto in una partita di roverino, dove ciascuno ha il suo ruolo e deve stare attento a non lasciarsi sfuggire niente per ottenere risultati da poter enumerare, ecco che lungo il perimetro di confine del campo da gioco, risuonava continuamente la lettura della Parola del Signore.

A turno venivamo chiamati a prenderci qualche minuto di silenzio, di distacco dalla frenesia, e a leggere qualche parola buona del Vangelo da portare con noi nel cuore e nella mente, per accompagnare e lenire i nostri momenti che a volte veramente ci rendono apparentemente prestanti e vincenti, ma ci inaridiscono profondamente.

La Riconciliazione: il simbolo di uno specchio sporco che man mano viene ripulito parla chiaro. E’ il nostro percorso di riconciliazione con noi stessi, con Dio e con gli altri. E’ una maturazione interiore lenta fatta di preghiera, di lettura della Parola di Dio, di crescita attraverso il sacramento della Penitenza, che permette di incontrare Dio. E’ un terreno che si prepara a cogliere nel silenzio la chiamata del Signore.

Ecco che si comprende la richiesta faticosa fatta all’inizio dell’uscita, di fare silenzio e rimanere un po’ in solitudine. Come quando il Signore chiama Samuele: di notte, quando tutto tace, quando non ci sono rumori che la confondono o la rendono impercettibile. Non è facile neppure oggi distinguere le sollecitazioni di Dio dalle proposte, spesso subdole e suadenti che ci bombardano. Eppure proprio qui si gioca la riuscita della nostra vita.

Il discernimento cristiano: attraverso tre percorsi realizzati fra gli ulivi dell’Abbazia, corrispondenti a tre differenti approcci umani di scelta: intellettivo, morale, emotivo, abbiamo avuto del tempo per riflettere sulla nostra modalità di discernimento per quanto riguarda una nostra scelta importante. E di farlo in parte singolarmente, in parte simbolicamente prendendoci per mano, insieme a chi aveva fatto lo stesso tratto di percorso prima di noi. Abbiamo colto con chiarezza che il vero discernimento cristiano non può accontentarsi di un approccio parziale ed individualista, ma ha bisogno sempre dell’Altro e dell’altro (fratello-comunità) per portare la persona o la comunità a scelte secondo la volontà di Dio e secondo lo spirito del Vangelo.

Il momento di confronto fra gruppi ha fatto emergere quanto questa uscita ci abbia consegnato a piene mani spunti preziosi da portare a casa e da approfondire personalmente.

Rappresentano sicuramente buona linfa per far sbocciare nuovi frutti nella nostra relazione con il Signore e con gli altri.

Saper custodire nel cuore ciò che è stata questa breve ma intensa esperienza di contatto e dialogo con Lui, possa essere un filo di un gomitolo che abbiamo riallacciato e che sappiamo utilizzare al meglio per continuare a tessere la nostra Storia, non dimenticandoci di alzare lo sguardo e permettere a Quel volto che ci cerca, di lasciarci guardare.

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