Vanessa Pilato – Vice Commissaria Regione Sud
Anche quest’anno si è svolto l’incontro di formazione capi della Regione Sud rivolto ai Commissariati di Distretto della Calabria e della Sicilia.
Su indicazione del Commissariato Nazionale, a differenza degli altri anni, l’incontro è stato rivolto ai soli Commissari e Vice Commissari di Distretto insieme agli Assistenti Ecclesiastici.
Senza gli incaricati di distretto e regionali alle branche saremmo stati in pochi e la decisione ci ha inizialmente un po’ sorpreso. Che facciamo in dodici? la risposta è stata: ci relazioniamo e ci formiamo.
Così è arrivato il 30 gennaio 2016 quando come di consueto ci siamo incontrati a Messina, magico e suggestivo punto d’incontro tra la Sicilia e la Calabria, ospiti della casa dell’Annunziata delle Figlie del Divino Zelo, una bellissima struttura che vanta, oltre ad un panorama mozzafiato sullo Stretto, anche due belle pinete pianeggianti, ideali per attività all’aperto.
Il tema della formazione capi era la relazione ed in particolar modo la relazione tra Commissario di Distretto e Capo Gruppo, una relazione non sempre armoniosa e serena.
Abbiamo quindi sviscerato l’argomento in tutte le sue forme partendo come da buona prassi dalle norme direttive, rispolverando alcuni concetti chiave del nostro metodo come il principio di sussidiarietà e il lavoro in pattuglia, fino a rivedere la missione del Commissario di Distretto e la missione del Capo Gruppo.
Il principio di sussidiarietà deve essere alla base dei rapporti fra i differenti livelli della gerarchia della Associazione; questo principio consente di salvaguardare la libertà e la dignità di ciascuno in un sistema di tipo gerarchico.
Il lavoro in pattuglia è una caratteristica del nostro movimento, lavorare insieme è innanzitutto rinuncia di sé, è una scelta di altruismo, tale principio va applicato a tutti i livelli associativi. (vedi N.D.).
“Specchiandoci” nelle immagini di Pantelleria (spiagge, muri in pietra, piscine, bagli, dammusi) abbiamo tirato fuori la dimensione più introspettiva e profonda di questa relazione.
Don Giacinto ci ha invitato a riflettere sull’umanesimo del prendersi cura; prendersi cura è attenzione verso l’altro, prendersi cura è incrociare lo sguardo dell’altro, è stabilire un contatto, una relazione, uno scambio, è diventare capaci di ascoltare; l’aver cura dell’altro è la garanzia autentica del prendersi cura di sé. Infine abbiamo analizzato quattro forme di essere in relazione-comunione con le persone: “Essere tra” gli altri, “essere con” gli altri, “essere per” gli altri, “essere in”, in rapporto con l’Assoluto, con Dio.
La cena di condivisione come sempre è stata “leggera” ed “essenziale”, dalla provola ragusana al cannolo di Misilmeri, passando per i “Pitti chi salimori” calabresi. Poi abbiamo avuto modo di digerire tutto quanto ballando e cantando a un fuoco di bivacco con vista mare.
Al mattino seguente, dopo la Santa Messa e una “scarna” colazione abbiamo impostato la nostra attività traendo spunto dal tema dell’anno giubilare: la Misericordia.
Ci siamo cimentati nella riproposizione delle sette opere di misericordia spirituale: consigliare i dubbiosi, insegnare agli ignoranti, ammonire i peccatori, consolare gli afflitti, perdonare le offese, sopportare pazientemente le persone moleste, pregare Dio per i vivi e per i morti.
Abbiamo vissuto come una folgorazione: ecco come migliorare le nostre relazioni! Ecco come vivere l’anno della Misericordia!
La scansione delle opere sembra fatta apposta per noi, per i nostri commissari di distretto, per il loro servizio di supporto ai gruppi, per la loro relazione con i capi gruppo. E non solo.
Scorrendo la Bolla di indizione del Giubileo Straordinario notiamo anche un profondo parallelismo con la prospettiva indicata dal Commissariato Nazionale: “È mio vivo desiderio che il popolo cristiano rifletta durante il Giubileo sulle opere di misericordia corporale e spirituale. Sarà un modo per risvegliare la nostra coscienza spesso assopita… e per entrare sempre più nel cuore del Vangelo… La predicazione di Gesù ci presenta queste opere di misericordia perché possiamo capire se viviamo o no come suoi discepoli (Misericordiae vultus, n° 15).
Esattamente la stessa proposizione dei tre temi annuali che ci porteranno all’assemblea generale del 2018: relazione, evangelizzazione e servizio.
Abbiamo quindi concluso la nostra uscita dopo pranzo con le sollecitazioni provenienti dal Commissariato Nazionale e con le riflessioni finali sul servizio del Commissario di Distretto del Sud.
L’anno giubilare della misericordia ci dona una occasione tutta particolare di riflettere sul servizio prestato verso i Capi Gruppo dei nostri Distretti. Per un Commissario di Distretto la relazione con i fratelli con cui è chiamato a condividere il suo servizio deve quindi essere primariamente incontro.
A volte però il servizio porta allo scontro e per questo una relazione matura deve rendere capace di gestire positivamente il conflitto, in un rapporto in cui l’altro non deve essere un ostacolo o un avversario ma, cogliendo e facendo crescere quel tanto di positivo che c’è in ogni persona, camminare insieme verso la realizzazione dei propri comuni ideali.
Nel servizio il Commissario sperimenterà le opere di misericordia spirituale e se ne lascerà guidare cosciente che il migliore dei commissari è quello che rende migliori i capi che gli sono stati affidati.
Non ci siamo lasciati prima di avere gustato l’ennesima leccornia calabrese: una torta benaugurale offerta dalla nuova Commissaria Anna Maria e dal Vice Commissario Sergio.