Sr. Fulvia – Monastero SS. Quattro Coronati
Nelle nostre conversazioni bibliche al femminile abbiamo già notato come, in tutta la storia della salvezza, cioè la storia di Dio con l’Uomo, ogni volta che c’è a rischio la vita, ogni volta che le condizioni si fanno estreme tra la vita e la morte, entrano in scena donne cambiando di segno agli eventi.
Nella meravigliosa Lettera ai Vescovi della Chiesa Cattolica scritta dalla Congregazione per la Dottrina della fede, nel lontano 2004, per esporre alcune riflessioni maturate nella Chiesa su La collaborazione dell’uomo e della donna nella vita della Chiesa e nel mondo, firmato dall’allora Prefetto Joseph Card. Ratzinger, leggiamo al numero 13: «Tra i valori fondamentali collegati alla vita concreta della donna, vi è ciò che è stato chiamato la sua “capacità dell’altro”. Nonostante il fatto che un certo discorso femminista rivendichi le esigenze “per se stessa”, la donna conserva l’intuizione profonda che il meglio della sua vita è fatto di attività orientate al risveglio dell’altro, alla sua crescita, alla sua protezione. Questa intuizione è collegata alla sua capacità fisica di dare la vita. Vissuta o potenziale, tale capacità è una realtà che struttura la personalità femminile in profondità. Le consente di acquisire molto presto maturità, senso della gravità della vita e delle responsabilità che esse implica. Sviluppa in lei il senso e il rispetto del concreto, che si oppone ad astrazioni spesso letali per l’esistenza degli individui e della società. E’ essa, infine, che, anche nelle situazioni più disperate – e la storia passata e presente ne è testimone – possiede una capacità unica di resistere nelle avversità, di rendere la vita ancora possibile pur in situazioni estreme, di conservare un senso tenace del futuro e, da ultimo, di ricordare con le lacrime il prezzo di ogni vita umana».
Questo lo sentiamo vero per noi, oggi come ieri, e vero sempre per le Donne della Bibbia. Ricordiamo le nostre Giuditta ed Ester, senza dimenticare la molteplicità di storie di donne narrate nei racconti di Dio.
Una su tutte la raccontiamo qui brevemente, perché è breve, ma la dice lunga sul “senso tenace del futuro” ricevuto e posseduto dalle donne di ogni generazione. Il testo del nostro racconto è Esodo 1, 8-10.15-21: «Sorse sull’Egitto un nuovo re, che non aveva conosciuto Giuseppe. Egli disse al suo popolo: “Ecco che il popolo dei figli d’Israele è più numeroso e più forte di noi. Cerchiamo di essere avveduti nei suoi riguardi per impedire che cresca, altrimenti, in caso di guerra, si unirà ai nostri avversari, combatterà contro di noi e poi partirà dal paese”. Perciò il re d’Egitto disse alle levatrici degli Ebrei, delle quali una si chiamava Sifra e l’altra Pua: “Quando assistete le donne ebree durante il parto, osservate bene tra le due pietre: se è un maschio, fatelo morire; se è una femmina, potrà vivere”. Ma le levatrici temettero Dio: non fecero come aveva loro ordinato il re d’Egitto e lasciarono vivere i bambini. Il re d’Egitto chiamò le levatrici e disse loro: “Perché avete fatto questo e avete lasciato vivere i bambini?”. Le levatrici risposero al faraone: “Le donne ebree non sono come le egiziane: sono piene di vitalità. Prima che giunga da loro la levatrice, hanno già partorito!”. Dio beneficò le levatrici. Il popolo aumentò e divenne molto forte. E poiché le levatrici avevano temuto Dio, egli diede loro una discendenza.»
Ecco raccontata in pochi versetti una storia interessantissima dove sono in gioco la vita e la morte di un intero popolo, il popolo di Israele, e dove la volontà di due donne, il loro intimo sapersi figlie di Dio, salva la vita di tutti. Ma andiamo con calma attraverso questi 5 versetti.
Intanto si presentano a noi delle circostanze disperanti che contraddicono ogni fede: Faraone ha emesso la sua sentenza di morte, tutti i figli maschi degli ebrei devono morire. La sua paura di perdere se stesso e il suo potere gli fa vedere nemici da tutte le parti e soprattutto gli fa intravvedere un futuro fatto di tradimenti, di guerra, di disfatta. Il futuro, che ancora non esiste, è nella visione di Faraone solo e totalmente nelle sue mani, così come nelle sole sue mani è il potere di difendersi da ipotetici e temuti rivali. Si direbbe che il Faraone, come molti uomini idolatri, non vede più tanto bene: accecato dal suo idolo vede solo ciò che non c’è e ne ha paura. Frustrato nel suo orgoglio è solo cieco. La soluzione alle paure irragionevoli è la morte perché ogni idolo chiede il suo sacrificio umano!
La realtà è invece pacifica; gli ebrei vivono e lavorano in Egitto, non è la loro terra e non sembrano avere alcuna intenzione di conquistarla. Il Faraone sbaglia due volte, nel temerli e nel volerne la morte. Comunque il Faraone è potente e temibile e nel suo regno si fa ciò che decide lui.
Purtroppo recenti fatti di cronaca ci aiutano ad immedesimarci nella situazione, si prospetta infatti per Israele una vera e propria strage di innocenti messa in piedi con una astuta macchinazione: uccidere i bambini appena nati, appena usciti dal ventre della madre, nel momento in cui sono più indifesi e quando neanche le loro madri potrebbero salvarli. Atto crudele e risolutivo secondo il Faraone, che non conosce il cuore delle donne, la forza della loro fede e la bellezza della loro coscienza.
Sifra e Pua, timorate di Dio, consapevoli della gravità, cioè del peso e della serietà del dono della vita, trovano in se stesse il coraggio e la convinzione di disobbedire al male, rischiando in prima persona andando contro gli ordini del Faraone. Sono le prime obbiettrici di coscienza della storia! E molto ci insegnano sull’agire con il cuore. Luogo che come sappiamo per la Scrittura è la sede della vera intelligenza!
Atto eroico? No, semplicemente decisione senza alternative: tra la vita e la morte non ci può essere alternativa per una donna, ma solo vita, difesa della vita, dono della vita, custodia della vita, cura della vita… Questo è essere donne! Dove c’è una donna la vita è al sicuro. Qualunque vita e in qualunque stagione si trovi, infanzia, adolescenza, giovinezza… anzianità, infermità, disabilità… Non è forse questo quello che fa una Capo? Promuovere la vita delle persone a lei affidate. Che siano forti o deboli, sicure o indecise, capaci o fragili… questo è Rendere Servizio: servire la vita!
Sifra e Pua ci insegnano proprio questo servizio alla vita, unico servizio che dona fecondità.
Leggiamo ancora il testo: Il re d’Egitto chiamò le levatrici e disse loro: “Perché avete fatto questo e avete lasciato vivere i bambini?”. Le levatrici risposero al faraone: “Le donne ebree non sono come le egiziane: sono piene di vitalità. Prima che giunga da loro la levatrice, hanno già partorito!”. Il Faraone interroga le due donne e loro rispondono con umorismo: sana ironia che spezza la tensione, sdrammatizza gli eventi e restituisce al Faraone un’immagine della forza delle donne! Lui non sa con chi ha a che fare. Donne che favoriscono donne. Donne solidali con donne. Questo sodalizio salverà il popolo!
Dio beneficò le levatrici. Il popolo aumentò e divenne molto forte. E poiché le levatrici avevano temuto Dio, egli diede loro una discendenza. Ecco la fecondità. Dove sembrava non esserci più speranza di vita, laddove incombeva la condanna di morte emessa dal Faraone, grazie alla passione per la vita di due donne, germoglia altra vita, nasce il futuro per il popolo, per tutti. La vita nasce dalla vita, la vitalità dalla vitalità, la bellezza dalla bellezza! Sta a noi custodire e promuovere la vita, quella nascente e fragile come quella da educare e accompagnare nella maturità e nelle scelte da compiere. Dopo Sifra e Pua, ora tocca a noi!