Scoutismo e mass media

giugno 2015 foto 030La redazione

Fa più rumore un albero che casca che cento che crescono.

Lo scoutismo – pur essendo nel nostro Paese da cento anni e pur essendo oggi in Italia il più grande movimento giovanile (contando oltre 200.000 censiti l’anno) – non gode e non ha mai goduto di buona stampa.

Gli stereotipi e i luoghi comuni hanno la meglio anche a fronte di un Presidente del Consiglio che, apprezzato da gran parte della popolazione, non nasconde ma anzi è orgoglioso della propria esperienza scout.

Perché questo ? Forse perché chi ama la vita avventurosa poco maneggia i mezzi di comunicazione, forse perché lo scoutismo si è sempre più preoccupato di essere più che di apparire, forse perché fa più rumore un albero che casca che cento che crescono.

Di fatto, qualunque sia la causa, al di fuori dei “giri scout” (siano essi le riviste, i siti web, i gruppi su facebook, riconducibili alle varie associazioni) poco si parla di scoutismo su giornali,blog o televisioni; per nulla se ne parla se togliamo anche quotidiani e riviste cattoliche.

E’ una difficoltà da superare? Certamente si, ma bisogna esser consapevoli di una differenza fondamentale.

Un conto e raccontarsi, un conto è accettare di essere raccontati.

Come associazione negli ultimi dieci anni si è cercato di essere presenti sui mass media quando è stato possibile: si pensi al centenario dello scoutismo nel 2007 quando fu attivato un ufficio stampa che ci permise di raccontare attraverso la stampa e la televisione della nostra esistenza e della nostra azione a favore dei giovani.

Da quel momento durante i grandi eventi (Assemblee, Eurojam, ecc.) è stato attivato un ufficio stampa attraverso il servizio reso da Capo che professionalmente si occupano di questi settori.

Le nostre riviste vengono inviate anche fuori dell’associazione ed anche i video che da qualche anno sono in rete, sono un modo di raccontarci.

Sono tutti mezzi,questi, attraverso cui noi ci mostriamo agli altri entrando nel mondo della comunicazione nei tempi, nei modi, e soprattutto con i contenuti e gli stili che noi decidiamo e di cui abbiamo il controllo.

In alcune occasioni però, se vogliamo essere presenti nel mondo dei mass media, dobbiamo anche accettare l’idea che siano gli altri a raccontarci per come ci vedono.

Ad offrirci al racconto di giornalisti che possono cogliere, e quindi anche raccontare di noi, aspetti, momenti, passaggi che a noi appaiono secondari, o raccontarci in modo ironico.

Certamente impegno dell’associazione è quello di selezionare, verificare e concordare nei limiti del possibile ogni intervento sui mass media andando a scovare le storie ed iniziative più adatte a rappresentarci e ad essere condivise assumendosi dei rischi ma come diceva B.P. “tenendo gli occhi ben aperti”.

Questo credo vada fatto appunto nella consapevolezza che un conto è raccontarsi un conto è essere raccontati.

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