Scout o Giovani Marmotte?

giovani-marmottePier Marco Trulli

Su un canale televisivo nazionale è stato trasmesso un servizio che, traendo spunto dal ritorno nelle librerie del Manuale delle Giovani Marmotte (diventato subito il libro più venduto nella sezione ragazzi), si chiedeva quale fosse il segreto del fascino di questo libro. Per farlo ha chiesto ad alcuni nostri Capi, impegnati in un Campo Scuola Associativo, cosa ne pensassero.

Il servizio ha suscitato un dibattito interno, sui social media e con scambi di mail. Abbiamo sentito in proposito alcuni Capi, ecco cosa è emerso.

Una buona occasione per far conoscere la nostra associazione e il nostro metodo educativo” ci dice Gino, che rimarca anche il fatto che il servizio sia stato effettuato durante lo svolgimento di un campo scuola. “Penso che sia stato un’occasione importante, così che le persone capiscano l’importanza della formazione educativa per un ragazzo che si avvia alla vita seguendo il metodo di B.-P”.

Per Marco “i Capi hanno saputo gestire bene la situazione”. Concorda anche Giacomo: “i Capi hanno dimostrato serietà ed un’ottima preparazione, rendendo un buon servizio alla nostra Associazione, secondo solo a quello che stavano già rendendo come staff del campo scuola”. Il rischio concreto era quello di cadere nei soliti “luoghi comuni” dello scoutismo, cioè quelle “buone abitudini” che coltiviamo che spesso però vengono viste in maniera negativa e denigratoria, come ormai di moda per tante cose. “Credo che in generale sia stata una buona occasione per partire da qualcosa di abbastanza generico e conosciuto da tanti, come le Giovani Marmotte, per approfondire qualcosa di un po’ meno noto, valorizzando l’impegno e la serietà che ci mettono i ragazzi nel formarsi come capi ed educatori”.

Ma ci sono anche pareri contrari, come Cristiano, che ritiene che “l’essere stati accostati alle Giovani Marmotte in un momento della formazione dei nostri Capi sia stata una scivolata d’immagine per la nostra associazione”. Il servizio andato in onda “a me non è affatto piaciuto, anche se alla fine si dice che noi facciamo qualcosa di più e di migliore rispetto alle Giovani Marmotte”. Troppi “i riferimenti al testo e al libro, soprattutto nella prima parte del servizio, ovvero la fase con il maggior ascolto da parte dello spettatore”.

Più di uno in questo senso richiede un controllo preventivo: sempre Cristiano ritiene che il servizio dovesse essere “visionato prima di andare in onda” selezionando le parti positive. “Non si può pensare che basti parlarne e tutto va bene, nel bene e nel male”.

Altri evidenziano come gli autori abbiano comunque fatto una selezione, tagliando una serie di domande che “si basavano principalmente sul Manuale delle Giovani Marmotte della Disney”, un manuale rivolto principalmente a ragazzi americani che “con il nostro metodo non hanno alcun punto d’incontro”.

Altre domande rivolte, ma non mandate in onda, riguardavano invece il servizio in rapporto con la politica: c’è rammarico, in proposito, perché avremmo potuto mostrare che “la nostra Associazione forma cittadini liberi e non orientati partiticamente”. O ancora, che “i nostri ragazzi vengono preparati alla vita” e formati “per poter formare ed educare a sua volta buoni cristiani e onesti cittadini”.

Qualcuno, come Marco, più che un controllo successivo invoca una maggior attenzione preventiva. “Innanzitutto bisogna chiedersi se già prima del servizio si fosse o meno a conoscenza del legame con l’argomento Giovani Marmotte”. Se così fosse, secondo Marco “è stata colta l’occasione, pur parlando di uno degli argomenti che più ci infastidisce, di far sapere chi siamo e cosa facciamo”. In caso contrario, “sarebbe da gestire meglio in futuro la nostra immagine Associativa”. Infatti, il centenario del Manuale dei Lupetti è alle porte e “sarebbe seccante, anche alla luce di quanto siamo riusciti a trarre di positivo da un paragone quantomeno osceno”, se ci si “lasciasse sfuggire un’occasione enorme come quella che abbiamo dinnanzi”.

Cerchiamo di trarre almeno il cinque per cento di buono da quanto accaduto. L’anno che verrà sfruttiamo ogni occasione per parlare di noi e del centenario ma facciamolo con consapevolezza“.

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