Saper ascoltare per guardare lontano

È proprio vero, e spesso non ce ne rendiamo nemmeno conto, ma vivendo in questo mondo, a volte così strano e pazzo, che ne siamo o meno consapevoli, lasciamo tracce di noi, del nostro essere e del nostro andare. Compiamo azioni, parliamo con persone, scriviamo parole, lasciamo tracce di noi ovunque. E sicuramente una traccia importante, che ha lasciato un segno nel nostro cuore e nella nostra anima, che ci ha fatto partire in un modo e tornare più carichi e pieni nel cuore è stato il Campo Nazionale, che ci ha visti protagonisti di un percorso che, grazie all’entusiasmo e alla voglia di giocare di ognuno di noi, si è trasformato in un “evento”.

Ma ora è importante, come prevedono le regole del gioco d’altra parte, fare una verifica di tutto quello che abbiamo vissuto. Abbiamo, questo è sicuro, lavorato e sudato tanto con i nostri compagni di percorso, ma abbiamo “lavorato” tanto anche dentro di noi, un lavoro fatto di “emozioni” e “sentimenti”, che forse ci ha aperto nuove strade, o schiarito le idee confuse che avevamo, ed è per questo che ora si è reso necessario tirare le fila di questo percorso. Certo, come in ogni esperienza che viene rielaborata e analizzata, ci saranno state sicuramente tante cose che avremmo potuto fare meglio. Ma sono convinta che tutti coloro che hanno dato vita a questa meravigliosa “sfida” si sono sicuramente ispirati a quanto B.- P. disse: “Quando hai un compito difficile da affrontare, chiedi a Dio di aiutarti ad affrontarlo, ed Egli ti darà la forza. Ma dovrai ugualmente affrontarlo impegnandoti tu stesso personalmente”. Ebbene, tornando alla verifica, ad ogni partecipante al campo è stato chiesto, alla fine del campo, di esprimere liberamente tre cose che erano andate particolarmente bene e tre aspetti che avrebbero cambiato. Dati spontanei, che però possono dare indicazioni preziose per poter rispondere a ciò che non ha soddisfatto le loro e le nostre aspettative, o che ci ha lasciato l’amaro in bocca, con ciò che dovrebbe essere la nostra specialità: il metodo. Al ritorno del campo l’accoglienza è stata percepita come un po’ brusca e meno coordinata rispetto al giorno di arrivo al campo. Molto probabilmente qualcosa non ha funzionato correttamente per quanto concerne l’accoglienza al campo di ritorno dai giorni di route e nel coordinamento degli RS, questo “malfunzionamento” potrebbe essere ricondotto al fatto che davvero pochi RS hanno risposto all’appello di servizio al CMN. Questa esperienza può farci riflettere su come educhiamo oggi ad un servizio che non sia a tempo determinato, al rendersi disponibili quando è richiesto un aiuto, alla prontezza nel rispondere SI con slancio ad una chiamata. .. soprattutto dopo la Partenza! (vogliamo provare a leggere pag. 29 di Azimuth 4/2012) Alcune CF avevano maggiori aspettative in termini di animazione spirituale e metodologica, soprattutto al campo fisso; in particolare è stata percepita come non troppo utile la giornata del sabato, pensata in realtà come giornata di riposo e verifica. Altre osservazioni hanno riguardato l’imprecisione nei tempi di percorrenza delle tappe. Responsabilizzare/Estote Parati. Il rischio di questi grandi “eventi” è di far adagiare le CF fornendo loro tutto il programma dettagliato, cadendo nella tentazione di delegare la preparazione delle intere attività alla pattuglia Nazionale. A mio avviso è necessario far passare sempre e comunque il messaggio che in ogni ambito in cui il Fuoco viene coinvolto (distretto/regione/nazionale) la capo Fuoco deve avere ben chiaro l’obiettivo verso cui orientare la proposta alle sue Scolte (le loro mete, i loro tempi, i loro limiti). Nei piccoli intoppi incontrati nella gestione di alcuni tempi bisognerebbe cercare di far capire quanto sia importante il ruolo delle ID nella vita della pattuglia nazionale. È proprio la loro partecipazione che permette una corretta trasmissione delle informazioni dalle riunioni della pattuglia Nazionale alle CF. Tutto questo, comunque, ci ha fatto capire quanto sia importante il nostro motto Estote Parati soprattutto se si ha una buona padronanza del metodo. Per la preparazione dei 42 percorsi ci sono voluti quasi 2 anni di lavoro. Ovviamente non era possibile rispondere alle esigenze delle singole unità, ma si era cercato di trasmettere il messaggio che ogni Fuoco, da casa, prima di partire, doveva prepararsi attraverso un adeguato allenamento fisico, almeno con l’uscita mensile. Inoltre, dopo aver visto il percorso, sarebbe stato utile e necessario studiare e ricontrollare le cartine topografiche del percorso, anche se già sperimentato da altri, tutto questo al fine di programmare secondo i propri tempi. Così da avere più chiara la modalità migliore per organizzare il cammino, valutare di alzarsi all’alba perché le ore di cammino sono molte, avere una chiara percezione del dove ci si potrebbe trovare ad una certa ora della giornata, calibrare il peso degli zaini, ecc.

Estote Parati vuol dire essere pronte a fronteggiare gli imprevisti e a trovare soluzioni con calma e lucidità sapendo ben valutare le situazioni. Pur percependo lo sforzo per limitare l’impatto ambientale, diverse persone hanno comunque notato che lo stile tenuto in fatto di produzione di rifiuti e di spreco delle risorse ha ancora ampi margini di miglioramento. Sentirsi custodi della Terra: La Guida vede nella natura l’opera di Dio. Su questo punto è necessario fare un grosso lavoro…certo un input è stato dato attraverso l’utilizzo di saponi biologici e il corretto smaltimento dei rifiuti (più o meno). È dovere di ogni Scolta prestare la massima attenzione a non inquinare e a ridurre gli sprechi, ma questo deve essere un atteggiamento quotidiano e non legato alla contingenza del momento o dell’evento. Resta solamente una cosa che voglio ricordare a tutti voi: “Una difficoltà non è più tale una volta che ne abbiate riso e l’abbiate affrontata”. Che questo sia l’augurio per tutti i “giochi” che ci vedranno protagonisti.

Buon Cammino.

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ALESSANDRA GALLETTI – Pattuglia Nazionale Scolte

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