Anche nelle difficoltà. Altrimenti…

Come è evidente fin dal titolo, il nostro cammino di confronto con gli articoli della Legge è arrivato all’ottava tappa. Quest’articolo – lo ricordiamo bene – ci dice che lo Scout “sorride e canta anche nelle difficoltà”, ed è proprio riguardo a questo accento sulle difficoltà che vorremmo proporre, in queste righe, qualche idea da sviluppare e approfondire.

Prima riflessione: cosa significa questo articolo? Che lo Scout (nel nostro caso il Rover) o il Capo che è con lui, è colui che affronta la difficoltà, l’avventura, la strada, la montagna, perfino il rischio o il pericolo, in modo così dissennato da fischiettare in ferrata sotto una scarica di sassi? Tanto da sorridere quando sul sentiero di cresta ti trovi in mezzo a una tempesta di fulmini? Tanto da intonare allegre canzoni Scout mentre la tenda sopraelevata si inclina paurosamente perché una legatura ha ceduto? È naturale che non parliamo di questo. Lo Scout non è un pazzo di questo calibro; è una persona responsabile e di cui si ci può fidare (vedi 1° Articolo). E di cosa si discute allora?

Crediamo che si parli dell’attitudine nell’affrontare il fiume della vita: lo sguardo che si ha negli occhi mentre si stringe la pagaia nelle proprie mani, nel momento in cui ci si accinge ad affrontare le rapide ed evitare gli scogli.

Il modo con il quale lo Scautismo ci propone di affrontare le piccole e grandi difficoltà in Squadriglia o in Clan, che poi può aiutarci a costruire il modo con il quale cercheremo di affrontare le inevitabili avversità della vita.

Un inciso. Ci chiediamo: lo Scout può essere considerato un ottimista? Forse no; quantomeno, non un ottimista “per partito preso”. Lo Scout è una persona profondamente realista, che è conscio delle criticità della situazione che sta vivendo, ma anche delle proprie potenzialità e dei propri Talenti. Inoltre, e questo è fondamentale, lo Scout è una persona che ha Fede, Fede che esista un perché delle cose, uno che sa che la Provvidenza è un fiume che a volte è difficile da comprendere, ma che non è mai senza senso.

È per questo che sorride e canta anche nelle difficoltà. Ci sono due motivi. Il primo: perché lo Scout sa che, nei momenti difficili, mantenere il controllo di sé stessi e rimanere sereni è un modo per affrontare freddamente la situazione e concentrare le proprie energie verso il superamento del momento critico.

Il secondo: perché lo Scout sa che c’è una ragione nelle cose che accadono, e che esiste un come che lui può sempre trovare, per arrivare oltre. Ecco come fa, lo Scout, questo mitico Scout, a sorridere e cantare nelle difficoltà. Magari non lo fa con la bocca, ma il suo cuore e la sua mente sono capaci di guardare oltre la tempesta, la difficoltà, la fatica, la sofferenza, il dolore, forse perfino la morte, e di agguantare quello spiraglio di luce e di speranza verso il quale le sue braccia e le sue gambe lo trascineranno. Questo vuol dire “sorridere e cantare”. Se poi si riesce a farlo anche concretamente, se ne esistono la possibilità e l’opportunità… tanto meglio! Seconda riflessione (e ritorniamo ancora al titolo): e se le difficoltà non ci sono? A volte, paradossalmente, sappiamo dare il meglio del nostro carattere quando siamo sotto stress, quando ci sono appunto le “difficoltà”, ma poi, quando la situazione si tranquillizza… sbrachiamo!!! Cerchiamo di capirci meglio: questo è anche l’Articolo che – in modo indiretto – ci può parlare di alcuni aspetti che hanno a che fare con quello che ci piace chiamare lo Stile Scout. In sostanza: proponiamo a noi stessi un esercizio di maturità e coerenza, e verifichiamo se, nella vita di tutti i giorni, i nostri rapporti con gli altri, la nostra comunicazione, seguono quella linea qualitativa che – ci si augura – cerchiamo di tenere quando abbiamo l’uniforme addosso. In più, il cosiddetto “web 2.0”, l’evoluzione interattiva e “sociale” di internet, ha ampliato le nostre possibilità di relazione in maniera esponenziale, dandoci la possibilità di entrare in contatto con un numero potenzialmente immenso di soggetti, ma sottoponendoci anche, per contro, a una esposizione molto maggiore, dove ciò che siamo (o che non siamo) è infinitamente più visibile che in passato. Sappiamo mantenere, anche in uno strumento dove il tono della comunicazione è abitualmente “leggero”, come un social network, quella cifra qualitativa che contraddistingue la nostra comunicazione?

Andando più diretti, e solo per fare un esempio e NON per fare inutili moralismi: è sensato, è coerente, è “meritare fiducia” (cfr. 1° Articolo), il fatto che un Capo pubblichi su Facebook o su Twitter materiali o collegamenti che facciano riferimento a oscenità, volgarità, insulti, ingiurie, talvolta perfino bestemmie?

Eppure succede… Sempre fuori da ogni moralismo: non sarebbe più “da Rover-Scout” interrogarsi e impegnarsi per mantenere quello che può essere un proprio Stile anche su questi supporti, una linea personale che ci consenta di essere leggeri e friendly, senza bisogno di essere grossolani o sguaiati?

Certo, si dirà: non è facile; è una bella sfida. Ma i Rover-Scout sono fatti per le belle sfide. E allora forse potremo dire di noi stessi che lo Scout sa come sorridere e cantare. Anche nelle difficoltà. Ma anche senza le difficoltà.

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PAOLO MORASSI – Pattuglia Nazionale Rover

Si parla dell’attitudine nell’affrontare il fiume della vita.
Lo Scout sa che c’è una
ragione nelle cose che
accadono, e che esiste un
come che lui può sempre
trovare, per arrivare oltre.
Sappiamo mantenere in uno
strumento dove il tono della
comunicazione è
abitualmente “leggero”, come
un social network, una cifra
qualitativa.

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