L’arrampicata spirituale

Luigi Ingrassia – Pattuglia Nazionale Rover

Affrontando l’argomento “evangelizzazione”, noto tra i nostri clan un gran desiderio di iniziare a mettere in pratica qualcosa di concreto, attraverso delle attività di catechesi o qualche “apposito” ciclo inchiesta-capitolo-impresa.

La “madre” di tutte le imprese è quella di innescare un processo di evangelizzazione che parta dai capi clan, si estenda ai Rover e, attraverso di loro, raggiunga ogni ambito frequentato: familiare, scolastico, di lavoro ma soprattutto i gruppi stessi.

Scriveva Giovanni Paolo II nell’esortazione apostolica Catechesi Tradendae:

“Ogni educatore dovrebbe poter applicare a sé stesso la misteriosa parola di Gesù: «La mia dottrina non è mia, ma di colui che mi ha mandato».

È questo che fa S. Paolo trattando una questione di primaria importanza: «Io ho ricevuto dal Signore quello che a mia volta vi ho trasmesso».

Quale frequentazione assidua della parola di Dio trasmessa dal magistero della Chiesa, quale profonda familiarità col Cristo e col Padre, quale spirito di preghiera, quale distacco da sé deve avere un catechista per poter dire: «La mia dottrina non è mia»!

Insomma siamo di fronte a quella che potremmo definire una vera e propria “arrampicata spirituale” che impone dei passaggi che sono obbligati. Di cosa sto, metaforicamente, parlando?

Sappiamo tutti che per raggiungere una vetta, a volte certi passaggi sono inevitabili. E soprattutto non è possibile arrivarci senza avere l’attrezzatura e l’equipaggiamento adatto.

Che arrampicata occorre compiere per essere un buon educatore evangelizzatore?

Quali sono i passaggi obbligati?

Principalmente sono due: la frequentazione assidua della Parola di Dio e la preghiera – sì, ma non una preghiera qualunque – la preghiera del cuore.

Vorrei soffermarmi sulla preghiera del cuore, poiché viverla è di per sé stesso una “arrampicata spirituale”.

Imparare a vivere giornalmente la preghiera del cuore saprà darci l’equipaggiamento necessario e l’attrezzatura utile per riuscire, attraverso il nostro esempio di vita, ad essere veri catechisti ed evangelizzatori credibili in tutti gli ambiti in cui siamo chiamati a svolgere un compito o una attività di evangelizzazione.

In questo spazio limitato vorrei indicare due testi di supporto per potere intraprendere la preghiera del cuore, quelli di Padre Andrea Gasparino: “La Preghiera del cuore” e “Maestro insegnaci a pregare”.

Sono dei testi che potrete innanzi tutto leggere personalmente e in seguito anche comunitariamente in clan, magari sviluppando temi e concetti in essi contenuti nel corso dei campi mobili.

Le chiavi di accesso a questo tipo di arrampicata spirituale sono fondamentalmente tre e sono molto similari a quelli che solitamente si mettono in atto quando si sta per affrontarne proprio una in alta montagna:

  • La disposizione d’animo: Umiltà;
  • L’equipaggiamento: Affidamento a Dio;
  • L’attrezzatura: il desiderio di uscire da noi stessi per interessarci dell’altro.

La disposizione d’animo. Leggiamo nel Vangelo di Luca (Lc 18, 10-14), la parabola di due persone che decidono di salire al tempio a Gerusalemme; immaginiamole come due scalatori che vogliono accingersi a fare la nostra arrampicata.

L’uno era un fariseo e l’altro un pubblicano: due persone che si recavano a un incontro con Dio nel Suo tempio.

All’incontro con Dio si giunge attraverso un cammino in salita, la preghiera stessa è questo cammino.

Noi preghiamo come viviamo e viviamo come preghiamo.

Chi inizia il cammino pensando di essere perfetto, come il fariseo, procede all’incontro con Dio nel modo in cui vive: pregando senza il cuore e senza gesti autentici di umiltà e di apertura ai fratelli, in definitiva senza amore; per tale motivo costui non potrà raggiungere la vera totale comunione con il Padre.

Il pubblicano invece, pur essendo un peccatore, ha la consapevolezza dei propri limiti, e questo gli permetterà di giungere alla piena comunione con il Padre misericordioso.

L’equipaggiamento: L’affidamento al Padre significa far riferimento ai suoi insegnamenti, ciò può avvenire solo attraverso l’ascolto e la frequentazione dei sacri testi.

Affinché ogni nostra attività abbia da Cristo il suo inizio ed in Cristo il suo compimento, moltiplichiamo le occasioni di ascolto della Parola di Dio in ogni modo, attraverso la partecipazione alla Messa anche feriale, attraverso la lettura giornaliera, attraverso la radio, e poi anche nel ringraziare Dio per ogni cosa durante la nostra giornata.

In tutto possiamo e dobbiamo imparare ad avvertire la presenza di Dio dal momento in cui ci alziamo per avere ottenuto un nuovo giorno, fino a quando ci corichiamo per tutto ciò che abbiamo ricevuto, così come ad ogni pasto per il cibo quotidiano. (Cfr San Paolo Ef 5, 20).

L’attrezzatura per compiere l’arrampicata è la nostra buona volontà. La buona volontà di amare l’altro avviene attraverso passaggi complicati e ardui che, come quelli di montagna, possono essere misurati in differenti livelli di difficoltà.

Alcuni “passaggi complicati” sono dettati dalla convivenza con gli altri come ad esempio la vita in comunità e tanti altri ancora. In tali passaggi potremo verificare quanto per esempio siamo disposti a perdonare l’altro, oppure se il nostro amore è veramente disinteressato, oppure se amiamo veramente tutti indistintamente o solo quelli simili a noi.

La nostra buona volontà dovrà anche essere capace di trasformarsi in un servizio fatto davvero di cuore.

Il livello di difficoltà quindi nell’arrampicata spirituale sarà collegato ai rischi = sacrifici e rinunzie che sembrano attentare ai nostri spazi vitali, le spittature saranno invece quei “gesti d’amore” più o meno difficili da effettuare – magari perché ancora non abbiamo un buon allenamento spirituale alle spalle, poca conoscenza della Parola di Dio e poca preghiera del cuore.

Se il nostro equipaggiamento è buono, riusciremo a vivere e a mettere in pratica la Parola di Dio.

«Se uno mi ama, osserverà la mia parola e il Padre mio lo amerà e noi verremo a lui e prenderemo dimora presso di lui» (Gv 14, 23)

Questa arrampicata ci farà giungere alla vetta, ossia a un sincero e profondo incontro con l’altro e con Dio, facendo della nostra stessa vita una preghiera a Lui gradita, diventando strumenti nelle Sue mani capaci di evangelizzazione.

Posted in 2/2017, Giocare il Gioco