La globalizzazione dell’indifferenza

img_8946Lorenzo Cacciani – Commissario Nazionale Rover

Le piccole isole del Mediterraneo, da Lesbo a Lampedusa, confine sud della nostra Europa, sono protagoniste in questo periodo di una delle più grandi tragedie della storia.

Solo qualche settimana fa in mare sono morte 880 persone.

Dall’inizio dell’anno, secondo l’Unhcr (l’Agenzia Onu per i rifugiati) sono state già 2.510 le persone che hanno perso la vita nel mare nostrum.

Il percorso che passa dal Nord Africa all’Italia è molto più pericoloso di quello che passa dalla Turchia alla Grecia, ma è molto trafficato ed è qui che abbiamo il maggior numero di perdite di vite umane.

Sulle nostre coste arrivano donne, uomini, giovani, anziani e bambini…molti minori non accompagnati, in cerca di pace e di speranza, di un futuro migliore.

Le testimonianze parlano di schiavitù, abusi sessuali sulle donne e viaggi fatti nelle condizioni peggiori.

La fretta dei contrabbandieri ha fatto aumentare in questi mesi il numero dei morti, fretta che nasce molto probabilmente dall’esigenza di massimizzare il profitto prima dell’inizio del Ramadan…

Il profitto: questo sono per loro quelle vite, un motivo di profitto.

E da parte sua l’Europa viaggia, in questo periodo, sull’onda dell’indifferenza e della paura. Si parla di innalzare muri e le frontiere sono già di fatto chiuse o quasi.

Schengen non esiste più: le merci passano, ma gli esseri umani no.

Questa è la faccia triste della globalizzazione, quella che Papa Francesco ha chiamato, sin dall’inizio del suo Pontificato, globalizzazione dell’indifferenza.

Il primo viaggio dell’amato Santo Padre era stato proprio a Lampedusa, per essere lì dove c’è la sofferenza, per dare un segnale all’Europa e a noi cristiani.

Ad aprile questo suo richiamo si è fatto risentire da Lesbo, dove il centro di accoglienza, che ha una capacità di mille posti, ospita circa tremila migranti.

Lì col Patriarca Ecumenico ortodosso di Costantinopoli e con l’arcivescovo ortodosso di Atene, Hieronymus, ha pronunciato il suo “NO” all’indifferenza ed ha pregato.

Qual è allora la posizione di un cristiano?

Ho avuto fame e voi mi avete dato da mangiare, ho avuto sete e mi avete dato da bere; ero forestiero e mi avete ospitato nella vostra casa; ero nudo e mi avete dato i vestiti; ero malato e siete venuti a curarmi; ero in prigione e siete venuti a trovarmi”.

Signore quando ti abbiamo visto affamato e ti abbiamo dato da mangiare, o assetato e ti abbiamo dato da bere? Quando ti abbiamo incontrato forestiero e ti abbiamo ospitato nella nostra casa, o nudo e ti abbiamo dato i vestiti? Quando ti abbiamo visto malato o in prigione e siamo venuti a trovarti?”

In verità, vi dico: tutte le volte che avete fatto ciò a uno dei più piccoli di questi miei fratelli, lo avete fatto a me!” (dal Vangelo di Matteo).

Ecco, in fondo sappiamo benissimo qual è la strada da percorrere: è la strada del Vangelo, è la strada di Gesù, quel bambino che con Maria e Giuseppe è stato profugo in Egitto, perché scappava dalla morte.

Ed è la strada che Papa Francesco ci ha ricordato proprio con la preghiera pronunciata a Lesbo:

Ti affidiamo tutti coloro che hanno compiuto questo viaggio, sopportando paura, incertezza e umiliazione, al fine di raggiungere un luogo di sicurezza e di speranza.

Come Tu non hai abbandonato il tuo Figlio quando fu condotto in un luogo sicuro da Maria e Giuseppe, così ora sii vicino a questi tuoi figli e figlie attraverso la nostra tenerezza e protezione.

Fa’ che, prendendoci cura di loro, possiamo promuovere un mondo dove nessuno sia costretto a lasciare la propria casa e dove tutti possano vivere in libertà, dignità e pace.

Dio di misericordia e Padre di tutti, destaci dal sonno dell’indifferenza, apri i nostri occhi alle loro sofferenze e liberaci dall’insensibilità, frutto del benessere mondano e del ripiegamento su sé stessi.

Ispira tutti noi, nazioni, comunità e singoli individui, a riconoscere che quanti raggiungono le nostre coste sono nostri fratelli e sorelle.

Aiutaci a condividere con loro le benedizioni che abbiamo ricevuto dalle tue mani e riconoscere che insieme, come un’unica famiglia umana, siamo tutti migranti, viaggiatori di speranza verso di Te, che sei la nostra vera casa, là dove ogni lacrima sarà tersa, dove saremo nella pace, al sicuro nel tuo abbraccio”.

Il cristiano non ha altra rivalsa che l’Amore, Gesù ci chiama a scegliere… e tu, cosa scegli?

Posted in 3/2016, Giocare il Gioco