Formare Capi per uno Scautismo migliore

Far si che attraverso la formazione Capi, i ragazzi vivano uno Scautismo migliore! È questa la sfida che l’Associazione ha avanti a sé! Copiamo e incolliamo dalle parole di John Thurman, Capo Campo di Gilwell Park. In questi ultimi anni parliamo spesso di formazione legandola spesso alle criticità che emergono in ambito educativo rispetto ai ragazzi, alle loro famiglie, al territorio in cui viviamo, alle difficoltà dell’essere Capo. Insomma di formazione si parla tanto, sono molte le esigenze formative che i Capi e le Capo esprimono nei vari incontri, in distretto, in regione, nei campi scuola, negli incontri nazionali. La formazione è richiesta anche dai cosiddetti quadri
associativi, questo perché ciascuno di noi sente il bisogno di continuare a crescere personalmente, nell’applicazione del metodo, nell’aderenza al servizio richiesto ma anche nell’apporto del proprio contributo.Cambiare e migliorare lì dove necessario, per far in modo che i Capi insieme ai loro ragazzi vivano uno Scautismo migliore attraverso il Servizio. La formazione è attuata per conseguire degli obiettivi, valutati come ottimali per la crescita della persona, si fissano mete alle quali viene dato un valore. Al Capo e alla Capo viene chiesto di guidare gli altri con l’esempio della propria vita, di conoscere, di essere motivati, di avere passione educativa, di trasmettere un’esperienza, di essere uomini e donne di speranza! Come rifletterete non c’è nulla di scientifico: Anzitutto, per confortare coloro che aspirano a divenire capi, vorrei smentire il diffuso preconcetto che, per essere un buon capo, un uomo debba essere un individuo perfetto o un pozzo di scienza. Non è affatto vero. Egli deve semplicemente essere un “uomo-ragazzo”. Al Capo non è richiesta una formazione fine a se stessa, a chiunque nella nostra associazione ha un incarico di responsabilità educativa, non è richiesta una competenza professionale, ma un saper fare ed essere per gli altri, che passa attraverso la propria vita, e attraverso il metodo Scout. All’associazione nei vari ambiti, è richiesto di lavorare bene in tutti i suoi passaggi per raggiungere l’obiettivo, di una proposta formativa efficace, prossima a chi deve riceverla. Come Commissariato Nazionale, insieme ai Commissari Regionali ed i Commissari alle Branche, stiamo cercando di verificare come fare formazione, provando a migliorare e coordinare le proposte per capire come guidare altri nella formazione e come continuare a crescere insieme. L’obiettivo ultimo è arrivare ad una formazione omogenea che alla base abbia uno stesso linguaggio comunicativo, ma che sii versifichi nei vari ambiti associativi, nel rispetto delle specificità metodologiche e delle priorità educative. Per cui identificati gli obiettivi, scelti i contenuti ed individuate le modalità più efficaci, vedere insieme quali sono i livelli associativi che devono svilupparla, tenendo conto delle possibilità strutturali e organizzative degli stessi. Pensiamo che spesso ci sia una proliferazione di incontri formativi con contenuti poco adeguati al destinatario, che portano a un dispendio di energie, oltre che a una scarsa chiarezza su chi fa cosa. Il Commissariato, quindi, per il triennio desidera rilanciare le quattro Regioni nel loro compito di animazione e formazione dei Commissari di Distretto, identificare dei modelli di formazione Capi per spirito e forma, valorizzare il ruolo del Commissario di Distretto nella formazione del Capo Gruppo. Anche nelle Branche continuerà il confronto, come riconfermato nel corso dell’ultimo incontro delle pattuglie congiunte, l’obiettivo è di riprendere quanto emerso nell’Assemblea, facendo emergere dei temi da affrontare attraverso la continuità del metodo e l’intereducazione. All’interno delle Pattuglie Nazionali di Branca è attiva già da qualche anno una riflessione per chi dirige i Campi Scuola, che ha portato per alcuni aspetti a un’omogeneità sempre maggiore, come una maggiore relazione tra gruppo e staff del Campo scuola, un nuovo modulo iscrizione, le chiacchierate comuni dei campi-scuola, i criteri di giudizio, le attività di intereducazione all’interno delle sezioni, nello stile di accoglienza, ed ancora altri aspetti. In questo triennio le sfide educative continueranno ad essere il filo conduttore per continuare il nostro cammino come Capi, preparati a Servire nelle realtà in cui viviamo. In questo progetto ciascuno per la sua parte si sta attivando. C’è un bel “movimento”, un camminare insieme all’interno del Commissariato, che porterà (ci auguriamo) a buoni frutti.

Posted in 2013, 4/2013, Editoriale