Essere parte dell’incanto

[...] inizia una gara tra le Sestiglie per vedere quale sarà la prima a trovare tutti i fiori indicati Quale Sestiglia sarà la prima?

di Giuliano Furlanetto (@giulianofurlane) e Stefano Morato

La primavera è la stagione più interessante dell’anno per studiare la natura, gli uccelli come i fiori.
Le rondini ed altri uccelli cominciano ad arrivare da lontano al di là dei mari per passare l’estate da noi. Quelli che non sono abituati a far uso degli occhi e delle orecchie, non si divertiranno nemmeno la metà di quello che si può divertire un Lupetto in una passeggiata lungo il bosco od una siepe. (Manuale dei Lupetti, morso ottavo)

In pratica

Un Vecchio Lupo presenta ai Lupetti il cartellone con le foto di alcuni fiori presenti nel luogo di caccia e i rispettivi nomi. A questo punto inizia una gara tra le Sestiglie per vedere quale sarà la prima a trovare tutti i fiori indicati – possibilmente senza raccoglierli – e accompagnare un Vecchio Lupo nei vari luoghi di ritrovamento. Al termine della sfida viene presentato ai Lupetti uno schema di un fiore standard con indicate le parti principali (petali, sepali, stami, pistillo, ecc.). Ciascun Lupetto sceglierà un fiore da disegnare indicando le suddette parti. I Lupetti si accorgeranno che alcuni fiori sono molto diversi dallo schema presentato dai Vecchi Lupi.

Pensandoci su

L’attività proposta al Branco non è per niente complessa, anzi potrebbe sembrare troppo semplice per l’occhio annoiato di un adulto. Ricordiamoci che abbiamo a che fare con un bambino in crescita che è portato alla curiosità ed alla ricerca.
Starà a noi predisporre un bel supporto grafico, ben curato, pur nella sua semplicità, mentre saranno i Lupetti ad accorgersi prontamente delle differenze tra i vari tipi di fiori.
L’elemento fondamentale per la buona riuscita dell’osservazione è in qualche cosa che non si può appiccicare sopra, ma nel quale bisogna essere in grado di immergersi, meglio ancora di farlo proprio.

Potremmo ri-scoprire che

Ma se abbiamo noi stessi una vocazione, se non l’abbiamo rinnegata o tradita, allora possiamo lasciarli germogliare quietamente fuori di noi [i figli], circondati dall’ombra e dallo spazio che richiede il germoglio di una vocazione. Questa è forse l’unica reale possibilità che abbiamo di riuscir loro di qualche aiuto nella ricerca di una vocazione: avere una vocazione noi stessi, conoscerla, amarla e servirla con passione. (“Le piccole virtù” di Natalia Ginzburg)

Essere appassionati osservatori del Creato, perché per noi è fondamentale, è il qualcosa che rende i minuti spesi ad ammirare i fiori una grande occasione di autoeducazione per ogni nostro Lupetto.
Ebbene sì anche quest’anno il Creato mantiene la sua promessa: la nuova stagione si fa largo attraverso l’umido e il freddo, la primavera con tutte le sue caratteristiche ci sorprende ancora una volta e con il suo tepore e fragranza arriva quando meno ce l’aspettiamo.
Non sappiamo quando arriverà, ci sono molti segni, più o meno palesi che ci indicano l’arrivo della primavera ma non è chiaro e sicuro, ma d’altro canto siamo sicuri che essa arriverà dopo l’inverno. E questo è fondamentale: avere una aspettativa, una rotta.
La cultura postmoderna ci disegna l’esistenza come un susseguirsi di fatti senza una responsabilità e senza scopi. Ora non si può e non si deve insegnare dove si è diretti, ma solo a vivere nella condizione di chi non è diretto da nessuna parte. Perciò per agire a correzione del pensiero attuale sarà fondamentale affermare con convinzione, e in questo il Creato è convincente, che l’esser figli è un dono e una promessa che proietta sul mondo la luce di un’attesa di senso ancora maggiore.
L’educare, il trarre fuori, non è una tecnica per produrre qualcosa in qualcuno, ma sarà un agire per attivare la capacità di azione di altri. Si tratterà di un agire che genera, che suscita identità per mezzo di una relazione coinvolgente.
è una relazione coinvolgente quella che vive il nostro Santo Patrono Francesco con il Creato. Francesco ammira gli elementi e le creature perché svolgono la finalità che Dio con Sapienza ha assegnato loro.
In pratica nel Cantico delle Creature Francesco loda più che per la bellezza delle forme degli esseri naturali per la loro utilità. Utilità non solo dal punto di vista naturalistico, la terra la chiama “madre” ma in quanto creatura di Dio.
Per chi è entrato in contatto con Francesco non è possibile contemplare la natura al di fuori della sua funzione di creatura di Dio. Quali infinite possibilità offre a noi, capi cristiani e protetti di Francesco, “nostra madre terra” per stimolare nei cuori dei nostri bambini la gratitudine verso Dio, la lode del Creatore, la conoscenza e l’amore del Redentore! Aiutaci, o maestro San Francesco, a concepire la nostra vita scoutistica in funzione di “lode”,…capaci di dare ai nostri Branchi il tono, il ritmo, lo slancio del cantico Francescano: “lodato sì, mi Signore, per tutte le creature!” (Piste, Selezioni di articoli sul Lupettismo, 1953)

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Posted in 2/2014, Giocare il Gioco