Aline Cantono di Ceva – Commissaria Nazionale Scolte (scolte@fse.it)
L’altro giorno, cercando su internet degli spunti per questo articolo mi son imbattuta in quest’immagine:
si tratta de “L’Ultima Cena dopo Leonardo” di Angela Palmer presente in una chiesa di Oxford l’University Church of St Mary the Virgin.
Da sinistra a destra: |
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Bartolomeo, un israelita nel quale non c’era alcun inganno, è turbato |
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Giacomo, il Minore, sta versando una lacrima |
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Andrea, un rude pescatore, è profondamente scosso |
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Giuda, che tradirà Gesù per trenta monete d’argento, porta le corna del diavolo ed il denaro negli occhi |
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Pietro, impetuoso e testa calda, è infuriato |
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Giovanni, il discepolo amato, piange |
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Gesù con l’aureola |
(<_<) |
Tommaso, conosciuto per avere dubitato, è scettico |
>:( |
Giacomo Maggiore, figlio di Zebedeo, chiamato ‘figlio del tuono’, è disturbato e depresso |
%-) |
Filippo, che chiese a Gesù, ‘Mostraci il padre’, è confuso |
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Matteo, il pubblicano, è indignato |
:Q |
Giuda Taddeo, ‘patrono delle cause perse’, è pieno di dubbi |
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Simone, lo Zelota che desiderava la ribellione contro Roma, è deluso |
è una rappresentazione dell’Ultima cena quanto mai attuale, che son sicura stupirà le vostre Scolte e che potrebbe innescare un Capitolo sulla simbologia scout.
Una buona definizione di simbolo è “Unione di significati”: un oggetto, un nome, un’immagine un’azione assumono un significato aggiuntivo, rispetto a ciò che sono ed appaiono, ed il nuovo significato è il nuovo “nome della cosa”, perché sa unire, come un ponte, passato e presente, il soggetto e gli altri, sé e la realtà. (cit. Anna Perale, Convegno Bosco Dicembre 2000)
In parole povere il simbolo è qualcosa che rimanda ad altro e che utilizza immagini riconoscibili dalla comunità.
Le emoticons tanto usate non solo dai giovani, possono essere considerate dei simboli dove il racconto delle proprie emozioni è affidato a faccine e a segni grafici, che soppiantano il linguaggio verbale riassumendo tante parole in un’unica identificabile icona.
Questo comunicare per immagini dovrebbe quindi essere un esercizio consueto per le nostre Scolte e la capacità “riassuntiva” del segno è da sfruttare per far loro scoprire l’importanza decisiva di tanti simboli scout e della quantità di significati che ciascuno di essi custodisce.
Se dico “Partenza”, “Deserto”, “Treppiede” una Scolta sa di cosa parlo ma non solo, questo linguaggio solo “nostro” :
- ci avvicina, ci aggrega, crea relazione, ci fa sentire comunità
- aiuta il processo di identificazione
- stimola la fantasia
- accende la curiosità
- alimenta le capacità deduttive
- stuzzica l’attenzione perché contiene sempre un elemento che immediatamente non è percepibile e si rivela soltanto a una più attenta analisi… insegna a vedere le realtà nascoste
- riaccende alla memoria esperienze vissute e condivise
- con parole che richiamano alla concretezza, rende chiari e semplici concetti alti ed eventi profondi
- conduce alla conquista dell’identità propria e del gruppo
- racconta uno spirito, un modo di pensare e di vivere
- rimanda a dei valori, ad una missione
- è un richiamo per gli altri
- invita ad andare oltre, a vedere al di là
- apre al significato dell’esistenza ed al Mistero
Tutto nello scoutismo è simbolico:
- la terminologia che si usa per indicare il gruppo e la persona (Fuoco, Scolta, ecc)
- l’abbigliamento (uniforme, distintivi, omerali…)
- i gesti (il saluto scout, il disporsi in cerchio o in quadrato…)
- il Metodo (il Treppiede)
- la progressione personale che parla di Promessa, di Passaggi, di Mete, di Carta, di Partenza con le sue specifiche cerimonie
- le attività (la tecnica, il gioco, l’avventura, la strada)
- l’equipaggiamento (lo zaino, la tenda, gli scarponi)
- i colori (giallo, verde, rosso, blu, bianco, nero)
Colpisce la tangibilità di tutto ciò: l’utilizzo di immagini reali ed oggetti materiali e mai astratti per far vivere di una concretezza che è però verticale, che porta in alto.
Questa è una Caratteristica singolare ed originale tutta nostra che non si ritrova in altri sistemi educativi!
“è il valore del simbolo, è la percezione che nella vita umana nulla finisce là dove sembra chiudersi, e che tutto invece apre e invita a qualcos’altro, tutto porta dentro di sé il segno ed il seme di un’altra realtà.” (Giorgio Basadonna, “Spiritualità della Strada”).
Un paio d’“istruzioni per l’uso”, affinché questa simbologia tanto importante e a noi cara non si riduca a mera tradizione divenendo sterile, ma conservi tutta la sua potenza:
- i simboli devono APRIRE: non sono immagini chiuse che si fermano all’immediato e al visibile ma devono condurre ad Altro; devono LIBERARE la ricchezza spirituale che ciascuno si porta dentro;
- i simboli non devono diventare un insieme di significati preconfezionati: devono nascere e continuamente ri-nascere da un’ ESPERIENZA concreta, reale ed attiva;
- i simboli vanno FATTI VIVERE IN PRIMA PERSONA: la Strada non va letta su di un libro né può essere solo raccontata dalla Capo o dalle Scolte che ne hanno fatto esperienza in passato, ma va sperimentata da protagonisti;
- i simboli non devono diventare motivo di ESCLUSIONE SETTARIA, ma piuttosto aiutano a creare lo spirito di Comunità;
- la Capo deve sempre vigilare sul rischio di vedere il simbolo svuotato di significato o peggio ancora di vederlo modificato di senso.